La Rivoluzione francese non è certamente un periodo storico come tutti gli altri: l’attualità delle questioni che sollevò, la potenza con la quale spazzò via il polverone della vecchia società e il fascino dei personaggi che la portarono avanti – o che la ostacolarono – lascia stupefatto ed affascinato chiunque la studi o se ne interessi per puro ozio letterario.
È la storia di uomini irriducibili e speranzosi, ognuno con il suo passato unico e originale. Perciò quest’oggi voglio raccontarvi alcune delle storie più interessanti che le cronache della Rivoluzione ci hanno trasmesso.
Dopo lo scoppio della Rivoluzione e la stesura della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo si impose sulla rinnovata scena politica un nobile. Costui, originario dell’Alvernia, liberale e già contraddistintosi nella Rivoluzione Americana, era Gilbert du Motier, Marchese de La Fayette.
Il Marquis de La Fayette riuscì a portare avanti il processo rivoluzionario e a farsi amare e desiderare dal suo popolo per due anni. Tuttavia una giornata funesta cambiò le sorti di quest’uomo e dell’intera Francia: il 17 Luglio del 1791. Quel dì, La Fayette soppresse una rivolta cittadina convocata in favore dell’acclamazione della repubblica.
Il Marchese sparò sulla folla indifesa che fuggì terrorizzata dal posto, rifugiandosi persino nelle fogne.
Ripudiato dalla sua stessa patria e dichiarato fuorilegge, scappò da Parigi, ma uscendo dal territorio francese venne catturato dai prussiani, ostili alla Francia e alla Rivoluzione. La sua prigionia venne interrotta solo 7 anni dopo. La Fayette non tornò mai più nella Grande Nation.
Nel 1792 ,il re Luigi XVI fu arrestato e, dopo un processo farsa, ghigliottinato dal boia Sanson, di cui ci rimangono le memorie per proclamare la repubblica.
L’uomo non aveva saputo mantenere saldo il suo dominio sulla Francia a causa del suo carattere inetto, debole, introverso e nevrotico.
A esecuzione avvenuta, la leggenda vuole che un uomo misterioso sia salito sul patibolo, abbia preso la testa del re ormai morto e abbia gridato:
Jacques de Molay, sei stato vendicato!
Molay era stato l’ultimo Gran Maestro dei Templari prima del massacro dei membri dell’ordine ordinato da un altro re di Francia, Filippo il Bello, nel 1314. L’episodio dell’uomo misterioso fece sospettare che i templari fossero ancora attivi segretamente.
Come disse un grande politico del tempo, il re “era circondato da un unico grande uomo: sua moglie”, Maria Antonietta.
Questa bellissima regina seppe usare tenacia e determinazione dinanzi all’inevitabile collasso dell’Ancien Régime.
La sua sfrontatezza si vide anche durante l’esecuzione, quando salì le scale del patibolo velocemente, andando incontro alla morte come nessun altro.
Calpestò il piede del boia Sanson, scusandosi.
Dopo l’esecuzione Sanson, per scherno, per ripicca o per compiacere il popolo assetato di sangue, eccitato dall’uccisione della regina, mostrò la testa della regina ancora grondante di sangue e gridò: “Viva la Repubblica!”
Sempre in questo periodo una donna di nome Charlotte Corday uccise il giacobino Marat, fautore del periodo del Terrore che allora stava per prendere piede.
L’esecuzione della traditrice diede vita a un’altra macabra leggenda: quella delle teste viventi.
Dopo il tradizionale taglio di testa, un soldato salì sul patibolo, raccolse la testa della traditrice e la schiaffeggiò in segno di derisione, mostrandola infine al popolo. Esso inorridì:
la testa arrossì, come cosciente dell’affronto che le era stato fatto.
Si iniziò a pensare che la testa dei ghigliottinati rimanesse cosciente per qualche secondo dopo essere stata divisa dal resto del corpo. La leggenda fu fomentata dal fatto che molte volte le teste mozzate muovevano gli arti facciali.
Oggi sappiamo che questo macabro evento è causato dalla trasmissione pre-morte di impulsi nervosi ricevuti dopo l’esecuzione del condannato.
Questi eventi introdussero un periodo cupo della storia francese: ben presto l’orgoglio rivoluzionario sarebbe stato macchiato dall’innocente sangue della strage del Terrore.