[url=http://goo.gl/maps/HBnR” title=”Pitcairn][b]Pitcairn[/b][/url] è un minuscolo isolotto vulcanico che si trova al centro dell’oceano Pacifico. Situato 2.200 chilometri a est di [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Tahiti]Tahiti[/url] e 2.100 ad ovest dell'[url=https://leganerd.com/2012/04/17/lisola-di-pasqua/]isola di Pasqua[/url], si trova ad una distanza superiore a quella di qualsiasi altra isola dalle coste continentali, ed è praticamente irraggiungibile in quanto non esistono approdi né aeroporti.

I suoi 67 abitanti sono gli attuali discendenti diretti di un minuscolo gruppo di celeberrimi fuggiaschi: gli ammutinati del Bounty.

[title]Il Bounty[/title]

L'[i][b][url=http://goo.gl/x6cbd]HMS[/url] [url=https://it.wikipedia.org/wiki/HMS_Bounty]Bounty[/url][/b][/i] era una fregata mercantile britannica che fu inviata a Tahiti per prelevare mille talee dell’albero del pane da trasportare nelle Indie Occidentali. La nave salpò dall’Inghilterra alla fine del 1787 e giunse alle propaggini estreme del Sudamerica con l’obiettivo di doppiare Capo Horn, cosa che non fu possibile a causa delle condizioni meteorologiche avverse. Dopo 31 giorni di tentativi, la fregata invertì la rotta, riattraversò l’Atlantico verso oriente, doppiò il Capo di Buona Speranza e navigò attraverso l’oceano Indiano giungendo finalmente al Pacifico. Il Bounty raggiunse la Polinesia navigando a est sulla rotta che passava a sud dell’Australia e della Nuova Zelanda: il viaggio attraverso i tre oceani si concluse dopo ben dieci mesi di navigazione. Tutti gli uomini eccetto uno arrivarono a destinazione sani e salvi. Giunti a Tahiti, i membri dell’equipaggio godettero di cinque mesi di riposo durante i quali ebbero modo di apprezzare i costumi sessuali particolarmente liberi delle donne polinesiane.

Al momento dell’imbarco per il viaggio di ritorno, tra la ciurma iniziò a serpeggiare un malcontento che si concretizzò, tre settimane dopo la partenza, nell’ammutinamento più celebre della storia. Gli ammutinati presero il comando della nave, guidati dal secondo ufficiale, [b][url=http://it.wikipedia.org/wiki/Fletcher_Christian]Fletcher Christian[/url][/b]. Il comandante e 18 membri dell’equipaggio a lui fedeli furono costretti a imbarcarsi su una scialuppa che fu abbandonata alla deriva nell’oceano. Incredibilmente il capitano riuscì a condurre la scialuppa (sovraffollata, scoperta e senza un’adeguata scorta di viveri) per 5.800 chilometri e sbarcò sull’isola di [url=http://goo.gl/maps/qeHj[/url]Timor[/url] dopo 41 giorni. Da qui riuscì a tornare in Inghilterra, dove fu processato dalla corte marziale per aver perso una nave ed infine giudicato innocente.

Nel frattempo gli ammutinati si diressero a Tahiti, dove però sarebbero stati troppo facili da rintracciare da parte della giustizia britannica. Cercarono per due volte rifugio sull’isola [url=http://goo.gl/maps/I2bQ]Tubuai[/url] nell’arcipelago delle Isole Australi, dove non furono accolti come speravano. Quindi tornarono a Tahiti, dove 16 ammutinati decisero di fermarsi, mentre gli altri, con a capo Fletcher Christian, partirono nuovamente a bordo del Bounty. Del gruppo che rimase a Tahiti, 2 morirono di malattia. Nel 1791 approdò a Tahiti la [i]HMS Pandora[/i], inviata dall’Inghilterra per la spedizione punitiva: i 14 sopravissuti furono prelevati per essere giudicati in madrepatria; 4 morirono durante il viaggio di ritorno. Dei 10 arrivati a Londra, tutti processati dalla corte marziale, 6 furono condannati a morte. Andò meglio agli ammutinati che seguirono fino in fondo Fletcher Christian.
Il gruppo era formato da Christian, 8 marinai inglesi ed alcuni tahitiani (6 uomini, 12 donne e una bambina) che si rifugiarono sull’isola disabitata di Pitcairn, scoperta da pochi anni e considerata sicura perché le mappe indicavano la sua posizione con un errore di 150 chilometri.

Molti anni più tardi si venne a sapere, nel mondo esterno, che su quell’isola sperduta sopravviveva un’improbabile comunità di anglo-polinesiani. Ancora oggi la piccola isola è uno dei più remoti possedimenti della corona britannica.
Negli anni successivi all’ammutinamento, all’eroico comandante della prima missione del Bounty fu affidato il comando della [i]HMS Providence[/i], con la quale tornò a Tahiti. Qui fece caricare gli alberi del pane e li trasportò a tempo record alle colonie inglesi dei Caraibi, dove però non attecchirono. I suoi viaggi successivi, invece, contribuirono a diffondere l’ananas del Brasile in Polinesia e la mela in Tasmania. Questi due frutti si adattarono bene al nuovo ambiente e sono tuttora coltivati. La sua sfavillante carriera nella marina reale inglese, iniziata sotto l’ala di [b]James Cook[/b], continuò con una serie di successi culminati con il raggiungimento del grado di vice-ammiraglio e con un encomio formale da parte di Horatio Nelson nel 1801 dopo la [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Copenaghen_(1801)]battaglia di Copenhagen[/url].

[title]Gli ammutinati sull’isola[/title]

A Pitcairn, la nuova vita degli ammutinati iniziò con un gesto simbolico carico di signiicato: il Bounty venne dato alle fiamme in quella che ancora oggi si chiama Bounty Bay. La comunità diventò una sorta di micro-stato isolato e autonomo. Pitcairn ha una superficie di soli 4,6 chilometri quadrati e la fauna terrestre dell’epoca era limitata al ratto polinesiano, ma le risorse erano comunque abbondanti per una minuscola popolazione. C’erano cibo, acqua e terra in quantità per tutti i coloni e la vita dei primi abitanti dell’isola iniziò all’insegna della convivenza pacifica. Dopo un paio d’anni, tuttavia, cominciarono a verificarsi episodi di violenza dovuti a dispute sulla leadership e gli abitanti iniziarono a uccidersi a vicenda.

Dopo altri due anni di litigi e scontri violenti, tutti i polinesiani erano morti e restavano in vita solo quattro inglesi. Uno di loro iniziò a distillare una bevanda alcolica dalle radici di una pianta autoctona contribuendo ad aumentare la tensione tra i pochi uomini rimasti ed alimentando l’insofferenza delle donne. Lo stesso ideatore della bevanda poco tempo dopo si gettò in mare con una pietra al collo; un altro degli inglesi impazzì dopo la morte della moglie e fu ucciso; il penultimo morì di asma e alla fine un certo [url=http://goo.gl/Y5spt][b]John Adams[/b][/url] era l’unico maschio adulto rimasto in vita. Adams iniziò ad occuparsi delle 10 donne e dei 23 bambini, educandoli con i libri trovati a bordo del Bounty. L’unico insediamento dell’isola prese il nome di Adamstown.

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[title]La fine dell’isolamento[/title]

L’isola fu ‘riscoperta’ nel 1808, dopo 18 anni di completo isolamento, dalla nave americana Topaz. Negli anni seguenti la popolazione aumentò progressivamente e numerose navi inglesi gettarono l’ancora al largo di Pitcairn. Nel 1831, due anni dopo la morte di Adams, per la prima volta si ebbe il timore di una possibile sovrappopolazione e gli abitanti furono trasferiti a Tahiti, dove molti morirono di malattia. I 65 sopravvissuti fecero ritorno a Pitcairn. Nel 1856 i 194 abitanti furono trasferiti sull’Isola [url=http://goo.gl/maps/4DZk]Norfolk[/url], ex colonia penale al largo dell’Australia, ma il richiamo dell’isola del Bounty era sempre forte e due anni dopo 16 isolani fecero ritorno a Pitcairn. Altre famiglie ritornarono nel 1864.
La popolazione di Pitcairn raggiunse un picco di 223 abitanti poco prima della seconda guerra mondiale, ma negli ultimi anni la preoccupazione degli abitanti è diventata lo spopolamento, perché i giovani isolani partono alla ricerca di migliori opportunità in Nuova Zelanda o in altri paesi dell’ex impero britannico. Nel 1956 gli abitanti dell’isola erano già scesi a 161, nel 1961 erano 126, nel 1966 96 e nel 1976 74. Negli anni Ottanta e Novanta la popolazione non ha mai superato i 50 abitanti.

[title]Pitcairn oggi[/title]

Oggi il vero problema di Pitcairn è la carenza di opportunità di lavoro. L’inaccessibilità dell’isola, in un mondo altamente globalizzato e connesso, è un ulteriore ostacolo allo sviluppo, anche se va detto che i rari turisti che hanno la fortuna di approdare a Bounty Bay sono attirati proprio dalla lontananza, dal gusto per l’avventura e dall’incredibile storia dell’isola.
Dopo la riscoperta dell’insediamento, per anni le navi per la caccia alle foche e quelle da trasporto o turismo sulla rotta Panama-Nuova Zelanda hanno fatto regolarmente scalo a Pitcairn, ma i viaggi aerei hanno ridotto all’osso i contatti dell’isola con il resto del mondo. Oggi le imbarcazioni che fanno scalo a Pitcairn sono le rare navi da carico che hanno buoni motivi per fare una sosta o le occasionali navi da crociera che organizzano escursioni. Nonostante la decadenza, comunque, oggi l’isola è ancora relativamente prospera.

L’attuale Pitcairn è ricoperta da alberi da frutto e giardini, mentre è in corso il rinfoltimento della foresta originaria. Adamstown sorge sulla cima della collina chiamata, a ragione, Hill of Difficulty (Collina della Difficoltà), 120 metri a picco sul mare. La piazza del villaggio ospita gli edifici pubblici che fungono da tribunale, ufficio del magistrato, municipio, dispensario, biblioteca e ufficio postale. All’interno dell’unica chiesa è conservata in una teca di vetro la [b]Bibbia del Bounty[/b] di Fletcher Christian. L’ancora del Bounty, portata in salvo da una squadra del National Geographic, è esposta davanti al tribunale; lungo la strada principale si può ammirare anche un cannone originale della nave. Sull’isola ci sono 6 chilometri di strade sterrate, percorribili a bordo di veicoli motorizzati a tre o quattro ruote chiamati ATV.

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L’economia locale si basa principalmente su pesca, agricoltura e allevamento di sussistenza. Il terreno particolarmente fertile garantisce abbondanza di cedri, angurie, banane, fagioli, caffè e piccoli tuberi. Le capre (ora presenti anche allo stato selvatico) e i polli garantiscono agli isolani l’autosufficienza alimentare. Gli unici prodotti di esportazione sono manufatti artigianali e francobolli per collezionisti. Di recente il governo britannico ha tagliato i sussidi per l’amministrazione di Pitcairn: elettricità e rifornimenti ora sono a carico dei locali, che hanno un reddito decisamente basso per i canoni europei. L’unico progetto degno di nota per migliorare la qualità della vita degli abitanti è quello per una pista di atterraggio che finalmente potrebbe avvicinare l’isola del Bounty al resto del mondo.

[title]La popolazione[/title]

I cittadini portano tuttora i cognomi dei coloni britannici originari e parlano una lingua simile all’inglese del Settecento con influenze tahitiane; il lessico comprende elementi del gergo marinaresco britannico dell’Ottocento. Tutti i pitcairnesi sono [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Avventisti_del_settimo_giorno]avventisti del Settimo Giorno[/url]; il consumo di alcol è formalmente proibito, anche se non tutti rispettano il divieto. La terra è tuttora suddivisa per nuclei familiari, secondo un sistema ideato dal fondatore Fletcher Christian.
Molti degli isolani svolgono più di un impiego e molti di loro sono abili artigiani. Tra le loro attività ricreative preferite ci sono le nuotate nella laguna di [i]St.Paul’s Pool[/i] e qualche breve, avventurosa escursione sulle isole disabitate di [url=http://goo.gl/kcJ1]Henderson[/url] e [url=http://goo.gl/AgNPs]Oeno[/url] a bordo delle tre lance da trasporto di Pitcairn, chiamate [i]Tin[/i], [i]Tub[/i] e [i]Moss[/i].
Le uniche festività celebrate sull’isola sono la ricorrenza dell’affondamento del Bounty e i compleanni degli isolani. Nel 2003 la nascita della piccola Emily Rose ha dato origine alla nona generazione degli abitanti di Pitcairn.

[url=http://i.imgur.com/jTW7p.jpg]Qui[/url] una foto degli abitanti di Pitcairn nel 2006.

Fonti:
[url=http://it.wikipedia.org/wiki/Isole_Pitcairn]Wikipedia[/url]
[url=http://www.government.pn/]Government of the Pitcairn Islands[/url]
[url=http://goo.gl/zJz68]British Foreign and Commonwealth Office[/url]
[url=http://www.gutenberg.org/catalog/world/readfile?fk_files=1495689][i]The Eventful History of the Mutiny and Piratical Seizure of H.M.S. Bounty[/url][/i] su [url=http://www.gutenberg.org/wiki/Main_Page]Project Gutenberg[/url]