Nel 2008 abbiamo esplorato la jungla del Malawi per recuperare la genetica dell’originale Malawi Gold, nel 2009 ci siamo arrampicati su e giu dalle cime e valli dell’Himachal Pradesh, nell’India del nord, per documentare la produzione della piu’ pregiata charras al mondo. E nel 2010 abbiamo deciso di continuare nella ricerca di hashish pregiati e delle genetiche “landrace” da cui deriva. Questa volta la destinazione e’ il Marocco.

[more][nota]La grande maggioranza dell’hashish prodotto al mondo viene da un’area montagnosa relativamente piccola situata nel nord del Marocco, il Rif. Le Nazioni Unite ritengono che la regione del Rif produca circa il 70% del totale della produzione mondiale di hashish.

Nei famosi coffeeshops olandesi l’hashish di provenienza marocchina e’ sempre stato uno dei prodotti piu venduti, gia dagli inizi dell’industria della cannabis tollerata negli anni ’70. Da Roma a Los Angeles, da Madrid a Citta’ del Capo, in quasi tutte le grandi citta’ dell’africa e dall’america e persino in alcune localita’ dell’Asia e dell’Oceania e’ possibile acquistare hashish di provenienza marocchina sul mercato nero.

La storia dell’hashish marocchino inizia circa 1200 anni fa, quando i mercanti arabi delle via della seta introdussero la pianta di cannabis nel continente africano.

Ma fino agli anni ’60 la produzione di hashish era una realta’ locale. Solo dopo il 1965 inizio’ l’esportazione di hashish, che raggiunse il massimo del volume negli anni ’80, per poi stabilizzarsi attorno alla meta’ degli anni ’90 ai volumi attuali. Oggigiorno l’esportazione di hashish rappresenta il 30% del PIL del Marocco. Le ragioni storiche di questo fenomeno vanno cercate nella storia del popolo dei Berberi, gli abitanti del Rif, etnia a se stante, con poco in comune con le dinastie arabe millenarie della regione. I Berberi hanno sempre mantenuto la loro identita’ culturale e la loro indipendenza attraverso i secoli, aiutati dal carattere montagnoso, arido e impervio della loro terra. Ma durante le guerre di indipendenza che il Marocco ha combattuto contro la Francia e la Spagna, i Berberi hanno sempre servito il re del Marocco, combattendo spietatamente e rendendo possibile la creazione dello stato indipendente del Marocco. In cambio dei servigi resi durante le guerre, Muhammad V, nonno dell’attuale re del Marocco, decise di concedere ai Berberi uno statuto indipendente, e grande autonomia di autogestione delle loro terre. La carta che sancisce l’indipendenza del Rif dalla corona marocchina e’ esposta ancora oggi in un museo a Rabat. Grazie a questa situazione, i Berberi svilupparono l’agricoltura della regione attorno ai pochi prodotti che era possibile coltivare con successo nell’arido clima delle montagne: fichi, ulivi, e cannabis. Negli anni ’60 la domanda mondiale per l’hashish prodotto in Marocco inizio’ a crescere rapidamente, grazie alla diffusione del movimento hippy; i Berberi cominciarono a piantare sempre piu’ cannabis e sempre meno fichi e ulivi, e sfruttando il cospicuo numero di emigranti che mettevano radici all’estero stesero le basi per il network di esportazione dell’hashish a livello mondiale. La produzione di hashish si trasformo’ rapidamente da fenomeno locale artigianale a produzione su larga scala, a livello quasi industrializzato.

Intrigati da questa situazione, abbiamo deciso nella primavera del 2010 di attivare i nostri contatti e andare a dare un’occhiata di persona. Strain Hunters Marocco non era piu’ soltanto un’idea, stava diventando un progetto reale, e la continuazione delle nostre avventure alla ricerca delle “landrace” piu speciali al mondo.

Nel marzo 2010 finalmente ero riuscito a rimettermi in contatto con un amico di vecchia data, un Europeo che vive nel Rif da piu di 10 anni e che si dedica alla produzione di hashish. Quando mi vidi rivolto un invito a visitare le fattorie di produzione, non esitai: nei seguenti 3 mesi feci diversi viaggi esplorativi, prima da solo e poi con Arjan; era chiaro che sarebbe stato un documentario incredibile, con la possibilita’ di filmare luoghi e situazioni inedite, mai viste prima su video. Ed era chiaro che avremmo potuto recuperare semi della preziosa genetica autoctona marocchina, pianta semi-autofiorente molto rapida e bassa di statura. Ai primi di giugno eravamo pronti, tutto era organizzato per iniziare le riprese. Erano necessari 2 viaggi per filmare tutto, e decidemmo di farne uno a luglio e uno a settembre. La ragione principale per fare 2 viaggi era che nelle zone piu’ a sud del Rif le piante vengono raccolte tra luglio (genetica marocchina) e agosto, mentre nel nord del Rif, dove si coltivano genetiche miste (pachistane e afgane, importate negli anni ’90 e poi ancora tra il 2001 e il 2004), si raccoglie tra luglio e ottobre. Per capire e spiegare adeguatamente la situazione locale era necessario documentare sia la raccolta che la battitura dell’hashish, ed era necessario fare 2 viaggi.

Abbiamo avuto occasione di filmare sia le fattorie di produzione piu organizzate che producono piante pakistane e afgane mischiate a genetiche locali, sia i contadini vecchi stampo in aree piu’ remote. E abbiamo visto come l’area del Rif, relativamente piccola, possa produrre incredibili quantita’ di hashish. I berberi sono motivati, e dedicano alla produzione di hashish la maggior parte del tempo, delle risorse e delle energie.

In Marocco le piante vengono raccolte e poi seccate in fasci, sui tetti delle case o in apposite aree coperte e ben ventilate. L’aria e’ secca e l’erba secca in fretta. Una volta secca, si attendono i mesi piu’ freschi (da ottobre in poi) per la battitura. Le piante vengono battute su teli a maglia finissima. Alcuni usano tela da paracadute, altri seta, altri ancora, i piu’ organizzati, hanno importato le bubble-bags olandesi o canadesi.

Il polline che deriva dalla battitura viene diviso in qualita’, e conservato in sacchi di plastica fino a quando non viene comprato. Una volta che l’ordine viene piazzato, il polline viene mischiato per ottenere la qualita’ desiderata, e poi ri-battuto e pressato in blocchi da 100 o 200 grammi. In alcuni casi, per le qualita’ piu’ pregiate, si preparano palline da 8-10 grammi pronte da ingoiare per i corrieri che trasportano fino a 1 kg nello stomaco.

L’hashish marocchino che si compra in giro per il mondo e’ delle qualita’ piu’ diverse: dalle panette da 100 grammi sottili, dure, secche, di bassa qualita’ fino alla crema della prima battitura di genetiche pakistane, il prodotto piu’ pregiato. Anche i prezzi variano, a seconda della qualita’ e quantita’ dell’ordine e a seconda della frequenza delle ordinazioni e della destinazione finale.

L’hashish fatto da piante marocchine e’ di solito giallastro, e secco. Il gusto e’ floreale, fruttato, leggero; l’effetto duraturo ma molto soave.

L’hashish fatto da genetiche pakistane o afgane e’ rossastro, e molto piu’ cremoso e forte, sia nel gusto che nell’effetto.

Durante i nostri viaggi nel Rif abbiamo visto e capito che il ciclo della produzione dell’hashish costituisce l’unica vera fonte di guadagno delle popolazioni berbere delle montagne. I profitti della vendita dell’hashish mandano a scuola i bambini, creano stabilita’ sociale, aiutano i poveri a sopravvivere. Non si tratta di un ciclo di criminalita’ che toglie il denaro alla popolazione, si tratta di un’intera popolazione che basa la propria economia su questo prodotto mondialmente richiesto, che resta illegale fuori dalle montagne. Forse e’ proprio per questo che il governo del Marocco da un lato cerca di ridurre l’estensione delle aree coltivate a cannabis, usando fondi europei e americani, e dall’altro tollera e facilita la produzione e l’esportazione, che rappresentano quasi il 30% del prodotto interno lordo dell’intero paese.

Dopo aver completato le nostra missione ci siamo resi conto che il Marocco e’ un’altro dei tanti esempi di paesi in cui la cannabis rappresenta l’unico mezzo di sussistenza per le popolazioni piu’ isolate, povere ed arretrate. Per i meno fortunati, la cannabis e’ sinonimo di sviluppo e benessere.

Vogliamo ringraziare le genti del Rif, le nostre guide, e tutti coloro che ci hanno fatto sentire a casa, benvenuti e bene accolti. Senza la gente del Rif, non avremmo mai potuto realizzare questo meraviglioso progetto, che trovate gratis su www.strainhunters.com[/nota][/more]

 

Sito ufficiale: strainhunters.com

via Enjoint.com | Franco (Green House Seed Co.)