[image]https://leganerd.com/wp-content/uploads/LEGANERD_045585.jpg[/image]
Poche modificazioni genetiche al [b]virus A H5N1[/b] (meglio noto come l’agente eziologico dell'”[url=http://it.wikipedia.org/wiki/Influenza_aviaria]influenza aviaria[/url]”) per renderlo più aggressivo, al punto da risultare potenzialmente più temibile dell’antrace. Questo il prodotto di due studi, uno dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam e l’altro dell’University of Wisconsin-Madison. La finalità è prevedere come può evolvere un agente virale e studiare in anticipo contromisure di prevenzione (prevenire pandemie) e terapia (formulare vaccini in anticipo) per futuri agenti mutati più letali.
Non è una notiziona. La notizia viene dopo.
Gli ottimi lavori sono in procinto di essere pubblicati (gennaio [tag]2012[/tag]) su riviste scientifiche al top, Science e Nature. MA, per la prima volta nella storia, arriva una direttiva (non vincolante) dal [url=http://oba.od.nih.gov/biosecurity/about_nsabb.html]National Science Advisory Board for Biosecurity[/url] (qualcosa tipo una commissione del NIH con compito di vigilare sul tema del bioterrorismo) che [i]diffida la pubblicazione dei dati specifici che potrebbero consentire di replicare gli esperimenti[/i], quindi di costruire il “super-virus”.
Sembra sensato: date la rapidità di trasmissione e l’elevata mortalità, un simile agente patogeno può essere un ottimo candidato allo sviluppo di un’arma biologica. Quello che perplime, probabilmente di più gli addetti ai lavori che non il semplice cittadino, è che risultati come questi non sono così difficili da ottenere. Un ente terroristico o un governo che dispongano di sufficienti risorse possono portare avanti progetti di ricerca su armi biologiche e raggiungere i medesimi risultati con relativa facilità e in poco tempo. E’ inoltre ormai estremamente facile prodursi “in casa” quantità di agenti patogeni o tossine sufficienti a causare danni, con una spesa probabilmente non superiore a quella necessaria a costruire bombe ugualmente efficaci. Dubito che la censura applicata alla scienza moderna sortisca l’effetto desiderato.
Le riviste avrebbero la piena libertà di pubblicare gli studi integralmente, ma i direttori hanno assicurato la National Science Advisory Board for Biosecurity che prenderanno in seria considerazione il loro monito, chiedendo però un sistema che garantisca che i dati sensibili oscurati siano accessibili ai ricercatori che ne facciano richiesta per portare avanti la ricerca medica sull’H5N1. E questo era proprio l’obiettivo dello studio in oggetto: fornire alla comunità scientifica una variante del virus da studiare.
La libera circolazione delle scoperte e delle idee scientifiche costituisce la base e il catalizzatore del progresso. Questa proposta di censura scientifica è il primo caso e costituisce un allarmante precedente, che chiama in causa pesanti tematiche come la responsabilità del ricercatore e della ricerca, la libertà di ricerca, la libertà di divulgazione, nella difficile situazione accademica del “publish or perish”.
Fonti: ne parlano un po’ tutte le grosse testate d’informazione, prendendo le mosse dal [url=http://www.nytimes.com/2011/12/21/health/fearing-terrorism-us-asks-journals-to-censor-articles-on-virus.html?pagewanted=1&_r=3&hp]NYTimes[/url].