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Economia imperiale: ecco come si costruiva la ricchezza 2000 anni fa

Filosofia e fonti di ricchezza personale tra greci e romani: quando le cose non andavano bene, le élite non risparmiavano di critiche e ironia i governanti.

Economia imperiale: ecco come si costruiva la ricchezza 2000 anni fa

Nell’antichità greca e romana, era possibile investire denaro per far crescere o consolidare la ricchezza personale. Ci sono fior fiori di fonti letterarie che parlano di economia, dal punto di vista pratico ma anche filosofico e politico. Gli antichi greci e romani, quando qualcosa andava male nell’economia per colpa di governanti e decisori, avevano il loro spazio di protesta, critica e satira. “Il prezzo di tutte le merci era aumentato e i Romani attribuirono la causa di ciò alle liti dei capi che maledicevano”, queste le parole di Appiano, storico greco del II secolo d.C., durante una guerra civile importante.

Come capita in tutte le società di grandi disuguaglianze sociali, era l’élite a poter investire per ottenere una rendita. Tra sogno e obiettivo, ecco le parole di Giovenale, un poeta romano importante: “tutto ciò che voglio è un reddito di 20.000 sesterzi da investimenti sicuri“. La cifra è molto elevata, corrisponde a 300.000 dollari australiani. Si aggiunge Petronio, che descrive i soldi come un vento favorevole che permette a chi ce li ha di governare la propria fortuna.

lingotto d'oro romano, risalente a circa il 375 d.C.

Metalli preziosi da nascondere e poi dare in prestito, opere d’arte e beni di lusso per speculare, l’investimento nei grandi imperi raccontata da reperti, scrittori e poeti

Come si investiva nel passato? Gli antichi greci e romani erano ghiotti di metalli preziosi, oro e argento. Potevano acquistarli, conquistarli ma anche rubarli. Venivano accumulati anche per una buona causa: proteggersi dall’inflazione o dalle svalutazioni monetarie che esistevano anche in passato. Lingotti, barre, gioielli, piastre venivano nascosti o custoditi in armadi sicuri. Anche qui, oltre ai disegni da vasi o murali, reperti archeologici vari, abbiamo le parole degli scrittori come Virgilio e Cicerone. Descrivono le case dei patrizi, degli aristocratici, degli imperatori e loro discendenti, simpatie e concubine.

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Argenti e ori nascosti per essere convertiti in moneta ma anche dati in prestito, in attesa della loro restituzione anche con interessi. Il talento era la maggiore unità di misura monetaria, corrispondeva a 25 chilogrammi di argento. I metalli potevano crollare da un momento all’altro, non c’erano autorità e regolamentazione.

Chi poteva acquistare si riempiva anche di miniere e campi agricoli da coltivare per cereali, olio e vino. Anche lì si investiva e, anzi, veniva considerata una rendita più sicura che, se non dava soldi, riforniva di cibo e altri beni essenziali. Si aggiungeun terzo investimento: opere d’arte, beni di lusso e invenzioni uniche e ingegnose. Venivano conservate con i metalli preziosi ma anche utilizzate per fare speculazione. Nell’antichità funzionavano le aste di beni che venivano attivate durante i conflitti e le conquiste.

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