Davvero Asus inizierà a prodursi la RAM da sola? Facciamo chiarezza
Asus smentisce le voci su una fab di memorie proprietaria. Nessun ingresso diretto nel mercato DRAM: la tentazione c'è, ma il rischio di una bolla dell'AI impone la massima prudenza.

Nel clima di forte incertezza che attraversa oggi il settore dei semiconduttori, anche Asus è finita al centro di indiscrezioni sempre più insistenti. Secondo alcune fonti non ufficiali, il gruppo taiwanese starebbe valutando un ingresso diretto nella produzione di chip di memoria, con l’obiettivo di intercettare la domanda crescente proveniente dal mondo dell’intelligenza artificiale. Un’ipotesi suggestiva, ma che l’azienda ha rapidamente respinto, prendendo le distanze da qualsiasi progetto di fonderia proprietaria.
Asus smentisce le indiscrezioni
Le voci parlavano di un piano ambizioso, con l’avvio di una nuova attività produttiva già nel 2026 e un focus particolare sulle DRAM, oggi al centro di una vera e propria corsa globale. L’idea, secondo queste ricostruzioni, era quella di dotarsi nel giro di pochi mesi di strutture e competenze sufficienti per gestire internamente la produzione di chip di memoria. Interpellata dai media taiwanesi, però, Asus ha smentito in modo categorico, chiarendo di non avere alcuna intenzione di investire in una memory fab, pur riconoscendo le difficoltà del mercato e le tensioni causate dall’attuale boom dell’AI.
Una smentita che appare coerente se si guarda al contesto industriale. Avviare una fabbrica di memorie non è solo una questione di capitali, ma richiede tempi lunghi, know-how avanzato e un’esposizione a rischi elevatissimi. Secondo gli analisti, anche nel migliore dei casi servirebbero almeno due anni per rendere operativa una struttura produttiva realmente competitiva.
Un orizzonte temporale che difficilmente potrebbe alleviare l’attuale crisi di offerta, aggravata dalla domanda dei data center e dei grandi player tecnologici. Ma anche un lasso di tempo in cui potrebbero cambiare tantissime cose: il rischio di investire somme massicce per poi trovarsi con il cerino in mano non manca.
Ovviamente, quest’ultimo scenario è alimentato dall’ombra di una possibile bolla dell’AI. Sempre più osservatori mettono in guardia da un eccesso di investimenti, che potrebbe tradursi in una brusca frenata del mercato nei prossimi anni, con effetti a cascata sull’intero comparto hardware e sulle valutazioni di aziende come Nvidia. In uno scenario del genere, una fabbrica in fase di sviluppo oggi rischierebbe di diventare operativa proprio nel momento sbagliato. Cioè quando i prezzi delle RAM crollerebbero a picco.
Proprio per questo, Asus, dal canto suo, sembra aver scelto una linea più prudente. L’azienda intende rafforzare la collaborazione con i fornitori di memoria, ottimizzare la progettazione dei propri prodotti e migliorare la gestione dei cicli di vita, così da affrontare eventuali carenze senza stravolgere il modello di business. Una strategia che comporterà inevitabilmente un aumento dei costi lungo la filiera, destinati a riflettersi sui prezzi finali, ma che consente al gruppo di restare flessibile in una fase di estrema volatilità.