Il fascino dei video brevi mette a rischio la crescita emotiva dei bambini
I video brevi rappresentano un pericolo. Da proteggere e correggere sono bambini, preadolescenti e adolescenti.

Bambini e adolescenti trascorrono molte ore davanti agli smartphone, scrollando e guardando video brevi. Le piattaforme come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts sono la nuova “TV” che forma opinioni, idee e conoscenze sotto gli occhi dei genitori. I feed sono sempre più personalizzati, il design invita alla visione di video per lunghi periodi.
La teledipendenza anche sullo smartphone viene sempre ignorata o sottovalutata dagli adulti, dai produttori delle piattaforme e dai creators. Nessuno di questi tre soggetti si impegna consapevolmente nel creare contenuti e ambienti online che portano alla visione continua. Così come i genitori non sono coscienti dei rischi profondi di tanti minuti e ore davanti a video e schermate. A pensarci, e a fare divulgazione e informazione, insegnanti e psicologi, che vivono le conseguenze dirette dell’era senza controllo dello scrolling, in classe o al momento delle sedute.
Sui preadolescenti le ricerche sono in corso perché sono in una fase di primo distacco dagli adulti di riferimento. Le piattaforme aiutano a sviluppare identità, opinioni e interessi. Allo stesso tempo, lo scrolling e il flusso di notizie e notifiche continuo disturba il sonno, ha effetti profondi sulla capacità di riflettere e interagire con pensieri complessi da comunicare, magari con gli insegnanti, in un lavoro di gruppo con altri coetanei.
Scrollare diventa un comportamento compulsivo, un video dietro l’altro, una fonte di soddisfazione e sicurezza immediata che compromette il pensare, comunicare e agire fuori dallo schermo. Con il tempo, anche i genitori vedranno sonno, attenzione, umore, compiti scolastici, relazioni compromesse.
Si può prevenire il danno dei video brevi, dando delle regole e parlando dei rischi dello scrolling e della dipendenza da smartphone già da bambini
La risposta è sì, come racconta un articolo di The Conversation scritto da Katherine Easton, docente di psicologia e dell’Università di Sheffield. Il cambiamento arriva dall’alto e dal basso. Se, da una parte, genitori, insegnanti e psicologi agiscono da vicino su bambini, adolescenti e preadolescenti, dall’altra dirigenti scolastici, governi e anche associazioni umanitarie importanti come Amnesty agiscono dall’alto.
Spingono o introducono delle legislazioni ad hoc per prevenire l’uso scorretto e distratto delle piattaforme video da parte dei minori e anche degli adulti che sono loro vicino. Dunque, l’alfabetizzazione digitale passa anche attraverso leggi e informazioni su sicurezza online e benessere digitale che inizia quando ne abbattiamo ogni minima forma di dipendenza.