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La genetica incrociata apre nuove strade per la medicina di precisione contro l’obesità

L'obesità in Italia è stata da poco riconosciuta come malattia cronica e recidivante, la Penn State University ci dà ancora più informazioni partendo dalla genetica mondiale e antica.

La genetica incrociata apre nuove strade per la medicina di precisione contro l’obesità

Le origini antiche dell’obesità e le sue differenze internazionali, così potremmo intitolare uno studio genetico condotto dalla Penn State University. I ricercatori hanno analizzato i dati genetici di 800.000 individui con sei diverse origini continentali. Il team di scienziati ha così scoperto nuovi geni legati all’obesità: ben 13 associati all’indice di massa corporea (IMC). Otto erano già noti, cinque invece rappresentano una novità assoluta e sono così siglati: YLPM1, RIF1, GIGYF1, SLC5A3 e GRM7.

I meccanismi genetici legati a obesità e sovrappeso sono sempre importanti per terapie e approcci, anche per la semplice conoscenza e consapevolezza storica e culturale di questa malattia. In Italia, l’obesità rientra nell’elenco delle malattie croniche, progressive e recidivanti grazie a un recente Ddl, la legge Pella.

Gli studiosi hanno combinato i dati genetici di due grandi database internazionali: la UK Biobank e l’All of Us Research Program del National Institutes of Health (NIH). Sono stati fondamentali i dati provenienti dalle popolazioni non europee, una ricerca genomica che mancava da tempo e di cui avevano bisogno gli studiosi. Gli autori della ricerca hanno affermato che analizzare l’obesità secondo diverse ascendenze consente di individuare varianti genetiche rare e migliorare studi limitati a singole aree geografiche.

scoperti geni correlati all'obesità

Individuate proteine plasmatiche utili alla cura dell’obesità, in più con i nuovi geni si studiano altre malattie correlate

Queste sono le parole di Deepro Banerjee, primo autore e studente di bioinformatica alla Penn State: “L’obesità riguarda milioni di persone, ma la maggior parte degli studi si è concentrata su pochi. Molti geni clinicamente rilevanti nelle popolazioni non europee non sono mai stati esplorati. Il nostro approccio incrociato mostra come la diversità genetica sia cruciale per la medicina di precisione“.

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I geni scoperti dallo studio influenzano altre malattie correlate all’obesità, ad esempio ipertensionediabete di tipo 2 e patologie cardiovascolari. I modelli statistici di mediazione hanno dimostrato che alcune varianti genetiche aumentano il rischio di comorbilità attraverso l’aumento della massa corporea (IMC).

Un professore di genomica e coautore dello studio, Santhosh Girirajan, approfondisce i motivi: “L’obesità è un tratto complesso influenzato da molti geni. Studi basati su una sola popolazione rischiano di trascurare fattori chiave condivisi tra gruppi diversi. Serve più rappresentanza globale per costruire terapie efficaci per tutti“.

Nello studio sono state identificate proteine plasmatiche che potrebbero diventare biomarcatori o bersagli terapeutici nelle prossime ricerche e sperimentazioni. Lo studio della Penn State University è stato finanziato dal National Institutes of Health (NIH) e pubblicato su Nature Communications.

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