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Sonno degli anziani: scoperte significative da uno studio su oltre 21.000 persone

L’insonnia degli anziani nelle strutture di lungo termine nasconde un dettaglio che pochi notano, ma che può cambiare la qualità della loro vita e quella degli altri.

Sonno degli anziani: scoperte significative da uno studio su oltre 21.000 persone

Come dormono gli anziani all’interno delle strutture di lungo termine? Il passaggio dall’ambiente domestico ad un luogo di assistenza continua richiede adattamento, accettazione e abitudine. Le strutture per anziani oggi sono sempre più piene di comfort, attività e possibilità di essere autonomi. Ma l’insonnia circola anche in questi posti di assistenza, colpisce secondo ultimi dati un paziente su cinque.

Letargia diurna o frequenti pisolini sono la risposta alla mancanza di sonno o sonno interrotto notturno. La ricerca è stata effettuata dall’Università di Waterloo, un team internazionale ha analizzato 21.000 cartelle cliniche di residenti di età pari o superiore a 65 anni. Sono state prese in considerazione 228 case di cura di diverse città e nell’arco di tempo 2016-2021.

Non tutti soffrono di sonno ma il 22% dei residenti ha dichiarato la difficoltà di riuscire a dormire nella struttura. Il 10% dei residenti che dormiva bene ha dichiarato di aver sviluppato nel tempo problemi del sonno. In questo 10% si contano anche chi era riuscito a guarire dall’insonnia per poi riavere nuovi problemi ad addormentarsi e avere un sonno continuo. La questione è molto importante, perché il sonno incide sulle terapie, sull’umore, sull’energia psicofisica degli anziani. Le dichiarazioni dei ricercatori sono state diverse.

la scarsa qualità del sonno ha conseguenze negative sulla salute degli anziani

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La scarsa qualità del sonno è fortemente associata a effetti negativi sulla salute, tra cui un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, declino cognitivo e depressione. Spesso porta anche a un maggiore uso di farmaci, che a sua volta può aumentare il rischio di cadute, delirio e altre complicazioni. Molti dei fattori di rischio che abbiamo identificato sono modificabili. Migliorare la gestione del dolore, rivedere l’uso dei farmaci e promuovere abitudini più salutari per il sonno potrebbero fare davvero la differenza“. Sono le parole del Dott. John Hirdes, Professore, Facoltà di Scienze della Salute Pubblica a Waterloo.

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La vita di infermierimedici e assistenti sanitari è fortemente dipendente dalla salute dei pazienti. E questa ricerca fa emergere un dato importante, lo racconta Sophiya Benjamin, psichiatria geriatrica e ricercatrice presso la McMaster University: “Quando i residenti dormono male, può aumentare lo stress e il burnout tra il personale, incidendo in ultima analisi sulla qualità dell’assistenza. Le strutture dovrebbero anche prestare attenzione a fattori ambientali come rumore, illuminazione e routine notturne, elementi che possono avere un impatto significativo sul sonno dei residenti, ma che non sono stati presi in considerazione in questo specifico studio“.

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