Un algoritmo può aiutare gli insegnanti a personalizzare l’apprendimento
L’apprendimento automatico entra nella didattica: lo studio di J. Gu e il ruolo profondo della scuola digitalizzata.

Su Scientific Reports è stato pubblicato uno studio del ricercatore J. Gu. Parla di rendimento scolastico e nuova didattica, basata su reti neurali profonde, algoritmi e deep learning fuzzy (vero/falso). Dietro a una slide coloratissima di un insegnante, una lezione semplice ma articolata, un test di rendimento, non c’è solo passione per la materia. Scuola e contesti di formazione crescono anche grazie alla ricerca che ti stiamo per raccontare.
J. Gu si è concentrato sul rendimento previsto degli studenti, dietro questo obiettivo ci sono enormi complessità, soprattutto quando si utilizzano le reti neurali profonde. Per Gu l’apprendimento avviene a più livelli (stacked ensemble learning). Gli studenti raggiungono conoscenze e capacità pratiche sempre più complesse grazie a modelli predittivi e graduali.
Le reti neurali profonde agiscono quando ci sono grandi set di dati da elaborare, quindi discipline ampie e ricche di concetti e saper fare. Reti neurali e tecniche di stacked ensemble fanno emergere le capacità di apprendimento più nascoste degli studenti. Per le scuole e gli insegnanti che formano le classi, saranno utili da integrare con informazioni demografiche, risultati accademici e livelli di coinvolgimento precedenti. Insomma, anche la scuola apprende dalle proprie esperienze e risultati.
Dalla logica fuzzy alla scuola che apprende dai dati: sondaggi, questionari di valutazione per studenti, insegnanti e dirigenza scolastica
In questa complessa ricerca di Gu entra anche la logica fuzzy (vero/falso), che migliora i dati di input per i modelli predittivi. La tecnica seleziona le caratteristiche dei migliori risultati accademici, ma tiene anche conto delle sfide e degli obiettivi mancati. Sono importanti, nelle scuole e in altri luoghi di formazione, sondaggi e questionari di valutazione per gli studenti (se sono soddisfatti o meno dei corsi forniti), per i docenti (se sono soddisfatti dei risultati raggiunti) e per la dirigenza scolastica.
La frontiera per formatori e scuole è gestire e crescere con l’apprendimento automatico, che stimola l’autonomia formativa degli studenti, sia quando hanno necessità di apprendere qualcosa di nuovo o di approfondire, sia quando sono spinti dalla curiosità di esplorare nuove materie o conoscenze. La digitalizzazione in questo aiuta molto, perché semplifica tante cose, ma senza la profondità di considerazioni e ricerche come quella di J. Gu non darebbe risultati importanti per gli studenti e gli insegnanti che la utilizzano.