La felicità potrebbe essere un antidoto contro le malattie croniche
La scienza studia la felicità con dati statistici alla mano e in un lungo periodo di anni. Ciò che è lontano da noi può avere più influenza di quanto ci aspettiamo.

Tutti la diamo per scontata, ma la scienza no: la felicità è uno stato d’animo, un sentimento, un profondo benessere ricco di gioia e soddisfazione. Così importante nella vita, nella famiglia, sul lavoro e nella salute, da diventare oggetto di studio nella medicina, soft skill nel lavoro, risorsa nell’economia. Ma vediamo che cosa succede nell’ambito della psicologia e contro le malattie croniche gravi.
Su Frontiers in Medicine è stata pubblicata una ricerca effettuata da poco. Dice una cosa che tutti si aspettano: la felicità è importante quando si affrontano malattie non trasmissibili e globali, definite con la sigla NCD. Ci sono tanti fattori scatenanti da considerare: genetici, ambientali e comportamentali. La felicità soggettiva e oggettiva possono modulare il rischio di malattia a livello globale, il che significa dover agire e migliorare in tanti aspetti delle persone. Non solo nelle possibilità ma anche nelle attitudini: la felicità si può raggiungere con altri stati d’animo molto vicini, ad esempio la serenità, il senso di pace, la tranquillità, la consapevolezza che rafforza le capacità di saper affrontare i problemi.

Felicità e malattie croniche, che cosa si è scoperto dal 2006 al 2021 con la scala Life Ladder in 123 paesi
I ricercatori, però, non si sono basati su frasi fatte o conclusioni già sentite. Hanno raccolto prove numeriche, hanno fatto una rigorosa analisi statistica raccogliendo dati in 123 paesi per quindici anni. Si sono studiate tantissime cartelle cliniche, ma anche indicatori socioeconomici e parametri di benessere auto-riportati.
È stata utilizzata la scala Life Ladder, uno strumento di autovalutazione inserito nei test dei volontari che hanno partecipato allo studio. Agli individui si è chiesto di valutare la propria soddisfazione di vita su una scala da zero a dieci: zero indica la peggiore vita concepibile e dieci la migliore. Sono state intervistate persone di tutte le età, ma soprattutto tra i trenta e i settant’anni, con malattie non trasmissibili. I dati raccolti con la scala Life Ladder sono stati correlati con i tassi di mortalità a livello nazionale e globale.
La felicità, come sentimento presente in tanti individui di una popolazione, in tanti nuclei sociali o familiari, funge da protezione durante le cure e la convivenza con patologie croniche. “Ho una malattia ma sono felice” è una frase che rappresenta un insieme di dimensioni soggettive e oggettive. Sentimenti positivi forti aiutano ad affrontare meglio terapie, cure, una quotidianità fatta di medicine e appuntamenti sanitari.
Lo studio ha raccolto dati dal 2006 al 2021, quindi su una società che è cambiata nel corso dei primi due decenni del Duemila. E da lì, pensando ai futuri anni, si possono ideare programmi di salute con interventi socio psicologici ma anche socioeconomici, attenti alle dimensioni geopolitiche in continuo cambiamento e al loro impatto sulla quotidianità e sul benessere di molte persone.