OpenAI: l’atteso dispositivo AI rischia di slittare a causa di diversi problemi
l dispositivo AI di OpenAI e Jony Ive potrebbe slittare: problemi tecnici, dubbi sulla privacy e costi di produzione mettono in pausa il lancio.

OpenAI ha scoperto ben presto che sviluppare AI e produrre hardware sono due mestieri molto diversi — e il secondo non ha affatto meno sfide e imprevisti del primo. Il progetto segreto che unisce OpenAI e Jony Ive, ex direttore del design Apple, potrebbe non arrivare nei tempi previsti. Secondo il Financial Times, la collaborazione tra Sam Altman e il celebre designer britannico starebbe incontrando diversi ostacoli tecnici che potrebbero ritardare il debutto del primo dispositivo fisico dell’azienda di ChatGPT, atteso inizialmente per il 2026.
L’obiettivo del progetto, fortemente voluto da Altman, è creare un dispositivo capace di rendere l’intelligenza artificiale parte naturale della vita quotidiana, attraverso un’interazione più umana e meno mediata dagli schermi.
Un disastro per la privacy?
Tra le questioni ancora aperte, una delle più delicate riguarda la personalità dell’assistente AI. Secondo le fonti citate, il team sta cercando di bilanciare tono e comportamento per creare “un amico-computer che non sembri una fidanzata virtuale.” Insomma, qualcosa che crei un legame con l’utente, mettendolo a suo agio, ma allo stesso tempo che eviti il rischio di portare a scenari più problematici e morbosi.
Definire una voce credibile e un’identità coerente, però, si sta rivelando complesso, anche perché il dispositivo — privo di display e probabilmente tascabile — dovrà essere in grado di percepire l’ambiente e interagire solo attraverso il linguaggio naturale. A questo si aggiunge il tema della privacy: un oggetto costantemente in ascolto, pensato per riconoscere contesti e abitudini dell’utente, apre interrogativi legati alla sicurezza dei dati e al controllo delle informazioni raccolte.
Troppo costoso?

Un altro nodo è economico: la potenza di calcolo necessaria per far funzionare un assistente sempre attivo su larga scala potrebbe gonfiare i costi di produzione. OpenAI, già impegnata a finanziare l’espansione delle proprie infrastrutture, dovrà affrontare il problema di rendere accessibile un prodotto ad alto consumo energetico e di risorse computazionali.
Il dispositivo, secondo indiscrezioni interne, non avrà schermo e sarà in grado di adattarsi al contesto fisico, ma resta il dubbio su quanto il mercato sia pronto per un esperimento di questo tipo. Progetti simili, come l’AI Pin di Humane, sono già naufragati per l’assenza di una reale domanda. Altman e Ive, però, puntano a un prodotto che unisca eleganza, empatia e utilità concreta, segnando un nuovo capitolo nel rapporto tra umanità e intelligenza artificiale.


