I sensori degli smartphone tracciano comportamenti legati a disturbi mentali: ecco lo studio che sorprende
I dati raccolti da cellulari e GPS sono troppo generici, anche con un'app apposita gli smartphone raccontano l'1% della realtà sulla salute mentale.

Gli smartphone sono in grado di rilevare informazioni sulla salute mentale. I sensori che monitorano i comportamenti quotidiani potrebbero indicare in futuro depressione e altri disturbi. Ad esempio, agorafobia, ansia generalizzata, narcisismo, disturbi della personalità. Un team di scienziati sta studiando i dati passivi e attivi captati e forniti dagli smartphone, in futuro potrebbero diventare dei veri e propri database in funzione di medici e pazienti. Le prime conclusioni della ricerca sono state pubblicate su Jama Network Open.
I ricercatori sono dell’Università del Minnesota, guidati e coordinati da Whitney Ringwald e Colin, E. Vize, professore di psicologia all’Università di Pittsburgh. Hanno esplorato i diversi sensori degli smartphone, i dati che raccolgono spesso sono incompleti e imprecisi, pericolosi per i pazienti che li utilizzano per autovalutazioni.

Che cosa significa Fattore P e perché gli smartphone non possono sostituire la diagnosi dentro uno studio e la psicoterapia
Il team ha raccolto i dati di un precedente studio del 2023, che ha coinvolto 557 partecipanti. Hanno compilato dei questionari, i ricercatori li hanno letti insieme a dati provenienti da telefoni cellulari e anche GPS. Tra le informazioni importanti: il tempo trascorso a casa, la distanza percorsa a piedi tutti i giorni, attività fisica, tempo passato davanti ad uno schermo, numero di chiamate, qualità della batteria e durata del sonno. Gli scienziati hanno anche creato un’app apposita per la ricerca dedicata alla salute mentale e ai disturbi psichici.
Gli scienziati hanno raccolto informazioni importanti da questi strumenti di ricerca, hanno anche analizzato il “fattore P“. Rappresenta gli elementi comuni a diversi disturbi mentali come distacco, disinibizione, antagonismo, disturbi del pensiero. Dimensioni che gli smartphone, anche senza volerlo, riescono a raccogliere. Le conclusioni che arrivano da questi dati passivi però non sono precisi. I comportamenti legati alla salute mentale non sempre corrispondono in modo esclusivo ad una singola categoria diagnostica.
Il professore di psicologia Vize, conclude che la tecnologia non riuscirà mai a sostituire la diagnosi fatta in studio e, soprattutto, la psicoterapia . Quindi i sensori degli smartphone raccolgono dei dati che si possono interpretare su base statica ma non descrivono la condizione di singoli individui perché troppo generici.