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Morbo di Crohn: forme più lievi e trattamenti più efficaci secondo una ricerca norvegese

Che cos'è il morbo di Crohn e quali sono i suoi sintomi? La ricerca punta sulla diagnosi precoce per contrastare l'aggravarsi della malattia.

Morbo di Crohn: forme più lievi e trattamenti più efficaci secondo una ricerca norvegese

Tra le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) più invalidanti e fastidiose c’è il morbo di Crohn. Deve il suo nome al medico Burrill Bernard Crohn che, insieme ai colleghi Ginzburg e Oppenheimer, nel 1932 ne descrisse per la prima volta i sintomi e le caratteristiche principali. La malattia è imprevedibile e comporta dolori addominali, diarrea anche con sangue, affaticamento. La diagnosi precoce può migliorare di molto la situazione e lo ha dimostrato uno studio recente.

È stato condotto in Norvegia da un team di ricercatori del progetto IBSEN III, guidato dalla professoressa dell’Università di Oslo, Marte Lie Høivik. Quattrocento adulti con malattia di Crohn sono stati seguiti tra il 2017 e il 2019. Dopo la diagnosi, i pazienti sono migliorati dopo un anno di trattamenti. I pazienti hanno detto che i sintomi sono diventati gradualmente minimi o assenti.

Morbo di Crohn

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Sono notizie positive ma i ricercatori devono fare ancora molta strada. Infatti questa malattia cronica può svilupparsi in maniera più grave. L’infiammazione intestinale attraverso fistole può intaccare altri organi, fino alla pelle. L’80% dei pazienti analizzati per la ricerca era con una forma non complicata di morbo di Crohn. La diagnosi precoce però dà un vantaggio, non permette alla malattia di aggravarsi. Quindi, buona parte dei pazienti trattati per lo studio non hanno avuto complicazioni come il restringimento intestinale per via dell’inizio veloce delle cure.

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C’è un altro sviluppo importante e riguarda i farmaci biologici per il morbo di Crohn, agiscono sulle vie immunitarie coinvolte nell’infiammazione. Ecco le parole di Charlotte Lund, dottoranda presso l’Università di Oslo e medico presso l’Ospedale Universitario di Oslo: “L’inizio precoce del trattamento biologico può essere fondamentale per rallentare la progressione della malattia e ridurre il rischio di complicazioni“.

Lund ha affermato: “Confrontando i dati di IBSEN e IBSEN III, possiamo ottenere informazioni su come la progressione della malattia sia cambiata nel tempo, soprattutto prima e dopo l’introduzione del trattamento biologico. L’impegno dei nostri partecipanti è ciò che ha reso possibile questa ricerca. Partecipando ai controlli e condividendo le loro esperienze, contribuiscono con conoscenze inestimabili sulla malattia di Crohn e su come i trattamenti possano essere migliorati in futuro, e meritano un sentito ringraziamento“.

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