Nuove evidenze mettono in discussione un farmaco comune in gravidanza
Gravidanza e salute, i ricercatori effettuano nuovi studi su farmaci e malattie comuni. Ecco cosa chiedono.

Il paracetamolo è uno dei farmaci da banco più comuni contro dolori, febbre e sintomi influenzali. Sotto controllo medico, viene utilizzato in tutto il mondo anche in gravidanza. I ricercatori della Icahn School of Medicine del Mount Sinai invitano alla prudenza. L’esposizione prenatale al paracetamolo può aumentare il rischio di disturbi dello sviluppo neurologico.
L’assunzione prolungata del medicinale è associata al rischio di spettro autistico ma anche ADHD (deficit di attenzione e iperattività) nei bambini. La ricerca utilizza la metodologia Navigation Guide, ed è stata pubblicata su BCM Environmental Health. Il team ha analizzato 46 studi precedenti sul farmaco e nuovi dati provenienti da oltre 100.000 partecipanti di paesi diversi. Il paracetamolo va studiato più approfonditamente in gravidanza, il suo uso è previsto per brevi terapie e sostitutive a antinfiammatori non steroidei (FANS) e all’aspirina.
Navigation Guide è una nuova metodologia di revisione, un approccio recente per valutare e classificare il rischio di bias in ogni studio. Qualsiasi malattia o farmaco ha sempre nuove scoperte, anche se piccole, da cercare. Oppure, sui risultati ottenutisi eseguono sempre analisi e studi di conferma. Il Navigation Guide è un metodo per segnalare, ad esempio, l’incompletezza di dati, la solidità delle prove e la qualità degli studi effettuati da team o singoli ricercatori.

Su gravidanza e paracetamolo ci sono nuove informazioni che confermano la cautela sull’uso di questo farmaco
Che il paracetamolo debba essere assunto in gravidanza sotto stretto consiglio medico è informazione e prassi ormai consolidata. Allo stesso tempo, i ricercatori affermano: “Le donne incinte non dovrebbero interrompere l’assunzione di farmaci senza consultare il proprio medico“. Il Dottor Prada, del team di revisione, aggiunge: “Anche il dolore o la febbre non trattati possono danneggiare il bambino. Il nostro studio sottolinea l’importanza di discutere l’approccio più sicuro con gli operatori sanitari e di considerare opzioni non farmacologiche, dove possibile“.
I ricercatori sottolineano che non è dimostrato che causi direttamente disturbi dello sviluppo neurologico ma ne possono aumentare il rischio. Il team di ricerca invita all’aggiornamento delle linee guida cliniche e ad ulteriori dati per confermare gli ultimi risultati e trovare alternative più sicure.


