Diabete di tipo 1: il luogo in cui si vive da bambini potrebbe fare la differenza
In Svezia si studiano i fattori ambientali del diabete di tipo 1. Le percentuali indicano le città come luoghi con incidenza più bassa per la malattia.

Ogni anno si tiene un importante congresso scientifico, quello dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD). Per il 2025, appuntamento a Vienna dal 15 al 19 settembre. Quest’anno, si parlerà di luoghi in cui si nasce e si cresce da bambini.
Secondo una ricerca che sarà presentata, chi vive in un ambiente rurale nei primi cinque anni di vita, è più propenso a sviluppare il diabete di tipo 1 rispetto a chi vive in città. Lo studio è stato condotto in Svezia, da ricercatori dell’Università di Göteborg. Il team è stato guidato da Samy Sebraoui e dalla Professoressa Soffia Gudbjornsdottir.
Il diabete è una malattia autoimmune cronica, sempre associata agli anziani. In realtà colpisce più soggetti ed esistono diversi tipi di diabete. Il T1D viene diagnosticato anche tra bambini, adolescenti. L’obbiettivo di medici e ricercatori è migliorare le diagnosi e le cure per rallentare il diabete. I pazienti possono arrivare alla necessità dell’insulina giornaliera, perché non più prodotta dal corpo.

Ci vorranno più ricerche sul diabete di tipo 1, i fattori ambientali di rischio o protettivi devono essere scoperti e indagati
La Svezia ha un’alta incidenza di diabete di tipo 1 e ha condotto un’analisi sui fattori ambientali della malattia. Ha osservato soprattutto casi seguiti dalla nascita, ha identificato cluster ad alto e basso rischio. I pazienti analizzati sono nel Registro Nazionale Svedese del Diabete.
Tantissimi di loro, al momento della diagnosi, sono stati classificati ad alto rischio. La maggior parte, viveva in campagna e comunque lontana dai centri urbani. Aree dove è stato registrato il rischio di sviluppare il diabete dal 30 all’80%, una percentuale alta rispetto alla media del paese. Numeri completamente differenti per centri urbani e grandi città. A Stoccolma, Göteborg e Malmö, le percentuali di rischio per il T1D è tra il 20% e il 50%.
Gli studiosi hanno concluso così: “Questa scoperta è stata inaspettata e sottolinea la necessità di studi ambientali per indagare i potenziali fattori di rischio nelle aree rurali, nonché i possibili fattori protettivi in contesti urbani”.


