Terremoti al rallentatore registrati in tempo reale: la svolta della ricerca
Un nuovo studio a dir poco sorprendente si è focalizzato sui terremoti al rallentatore, concentrandosi sull’energia che gli stessi riescono a rilasciare nell’ambiente.

Un nuovo team di ricerca si è dedicato all’esaminazione dei terremoti al rallentatore, un fenomeno fisico che da sempre ha interessato il nostro pianeta e che in più di una circostanza si è dimostrato essere persino distruttivo. Oggetto dello studio quelli che vengono definiti come terremoti a slittamento lento, ovvero quelli che in linea di massima non sono così forti da creare un allarmismo immediato. Questi potrebbero aumentare i loro effetti se associati ad altre calamità naturali, come ad esempio lo tsunami.
Ad occuparsi di questo studio alcuni ricercatori dell’Università del Texas che hanno osservato due terremoti definiti lenti. Uno di questi si è verificato nel 2015, mentre l’altro 5 anni più tardi. Per osservare al meglio questo fenomeno, sono state posizionate alcune strutture sensibili in diversi punti della costa del Giappone. Più precisamente, parliamo della zona di Nankai Trough dove, per l’appunto, si verificano da sempre tanti terremoti definiti come lenti. Questa zona è infatti particolare perché ci sono moltissime strutture come faglie e vulcani che possono incrementare l’attività dei terremoti se sono vengono sollecitati durante il sisma. Un esperimento simile si è poi verificato a Cascadia, nel Nord America.

I risultati della ricerca sui terremoti
Ad enunciare gli esiti dello studio il geofisico Demian Saffer, il quale ha dichiarato come questi siti siano stati scelti proprio perché qui potrebbero verificarsi delle dinamiche in grado di dar vita a degli eventi potenzialmente distruttivi. Allo stesso tempo, è proprio in queste zone che si riesce a monitorare al meglio la situazione, rilevando delle vibrazioni che altrimenti potrebbero andare perse in altri contesti.
Gli scienziati coinvolti nello studio hanno poi scoperto che questi terremoti potrebbero generarsi dall’incontro della pressione del fluido e dalle caratteristiche della faglia quando questi due elementi vanno ad incontrarsi. Si tratta di un ottimo strumento che non solo permetterà di osservare l’attività e l’intensità del terremoto, ma andare a prevedere anche eventi catastrofici come tsunami che in passato hanno comportato la morte di milioni di persone.
L’obiettivo è quello di mettere a punto dei sistemi che riescano a prevedere, sempre in maniera più precisa, i terremoti, anche se ovviamente non si tratta di una scienza esatta. Del resto sono ancora molti i punti che meritano di essere approfonditi per poter raggiungere la perfezione.


