Diabete di tipo 2: emergono nuove firme molecolari aprendo la strada a terapie su misura
Nuove firme molecolari permettono di comprendere la resistenza all'insulina nel diabete di tipo 2: uno studio innovativo apre la strada a terapie più mirate e personalizzate.

Uno studio piuttosto recente, che è stato pubblicato sulla rivista Cell, ha utilizzato la tecnologia proteomica all’avanguardia con un obiettivo ben specifico. Quale? Mappare le firme molecolari della resistenza all’insulina nei pazienti che sono affetti da diabete.
Parliamo di una malattia metabolica in rapida crescita, la quale si verifica quando c’è un aumento dei livelli di glucosio nel sangue durante il digiuno o dopo il consumo qualsiasi di cibo. Il diabete di tipo 2 è spesso associato alla resistenza periferica all’insulina che va a colpire il fegato, il muscolo scheletrico ed il tessuto adiposo.

Nuove prospettive nella lotta al diabete di tipo 2 grazie alla tecnologia proteomica
Alcuni studi effettuati in precedenza hanno dimostrato che il muscolo scheletrico è il primo tessuto associato all’assorbimento del glucosio stimolato dall’insulina. Al fine di poter individuare trattamenti personalizzati per identificare le variazioni individuali della segnalazione dell’insulina che portano all’insorgenza del diabete di tipo 2, è necessaria una valutazione completa dell’intero sistema.
I ricercatori hanno utilizzato la tecnologia proteomica e la fenotipizzazione approfondita in vivo per mappare i tratti diabetogeni. Sono stati reclutati sia uomini che donne con una tolleranza al glucosio normale o diabete di tipo 2.
Esclusi solo i partecipanti con pressione alta o che facevano uso di nicotina o che non erano affetti da malattie cardiovascolari o in trattamento con insulina, warfarin, litio e corticosteroidi. Grazie a questo approccio sono state identificate firme molecolari proteomiche e fosfoproteomiche negli individui a digiuno e la dinamica della segnalazione acuta dell’insulina.
Lo studio ha quindi identificato i pathway molecolari cruciali associati all’insulino-resistenza. I ricercatori sulla base di questa scoperta sostengono che sia necessario andare oltre i raggruppamenti diagnostici categoriali e concentrarsi su strategie individualizzate e meccanicistiche per la cura del diabete di tipo 2. Ovviamente saranno necessarie ulteriori ricerche e altri studi che dovranno tener conto dell’eterogeneità del diabete di tipo 2 nei pazienti.


