Collisioni galattiche a velocità estreme: il mistero del Quintetto di Stephan
Le galassie si scontrano a due milioni di miglia orarie nello spazio profondo. Ecco uno sguardo dettagliato sul modo in cui le collisioni cosmiche modellano l'Universo.

Galassie giganti che si scontrano tra loro, creando delle lacerazioni e onde d’urto che attraversano tutto l’Universo. È quello che sta accadendo nel Quintetto di Stephan, un gigantesco ammasso di galassie che si trova a 94 milioni di anni luce di distanza.
Adesso un nuovo studio sembra aver utilizzato osservazioni telescopiche al fine di poter calcolare la velocità alla quale alcune galassie si sono scontrate. I ricercatori sembra siano giunti ad una conclusione, ovvero che la velocità sia quella di 3 milioni di chilometri orari. Facciamo un po’ di chiarezza.

Svelato il mistero del quintetto di Stephan: una danza di galassie in collisione
Il Quintetto di Stephan è un gruppo costituito da cinque galassie. Quattro di queste formano il primo gruppo compatto di galassie mai scoperto, all’incirca 150 anni fa. In questo Quintetto convergono, interagiscono e si scontrano molteplici galassie e nello specifico la NGC 7318b sta proprio precipitando nel gruppo ad una velocità davvero strepitosa.
La turbolenza che si crea innesca la formazione stellare, comprime e distrugge le nubi molecolari e va ad alterare la struttura delle galassie stesse. I ricercatori hanno osservato questo scontro, grazie all’utilizzo di telescopi tra i più potenti al mondo, ovvero il William Herschel Telescope Enhanced Area Velocity Explorer a La Palma, in Spagna. Così è stato mappato il fronte d’urto e si è calcolato che NGC 7318b viaggia ad una velocità di oltre 3,2 milioni di km/h scontrandosi con galassie vicine e producendo delle potenti onde d’urto nelle galassie vicine.
“Mentre l’urto si muove attraverso sacche di gas freddo, viaggia a velocità ipersoniche, diverse volte la velocità del suono nel mezzo intergalattico del Quintetto di Stephan, abbastanza potenti da strappare gli elettroni dagli atomi, lasciando dietro di sé una scia luminosa di gas carico, come si vede con WEAVE”. Questo quanto ha affermato la Dott.ssa Arnaudova dell’Università dell’Hentfordshire.


