Il segreto della percezione: svelato come il cervello riconosce i volti
L'intelligenza artificiale e le scansioni cerebrali rivelano perché facciamo enormemente fatica a riconoscere i volti delle persone di altre razze.

Quando il cervello decide se un volto è familiare o meno, lo ha già classificato. Soltanto in 600 millisecondi, i neuroni formulano dei giudizi istantanei e qualora il volto non dovesse appartenere al proprio gruppo razziale, il giudizio potrebbe essere distorto in modi piuttosto sottili ma abbastanza significativi.
Alcuni studi effettuati dai ricercatori dell’Università di Toronto Scarborough ha svelato quello che è stato chiamato Effetto Razza Altro, ovvero un fenomeno psicologico per cui le persone hanno più difficoltà a riconoscere i volti di persone di etnie diverse dalla propria.

Il cervello riconosce i volti: nuove scoperte sui meccanismi neurali e percettivi tra etnie
Questa nuova ricerca anche se piuttosto acerba, offre una visione più chiara su quelli che sono i meccanismi neurali e percettivi, combinando l’intelligenza artificiale con le registrazioni delle onde cerebrali per ricostruire il modo in cui vediamo effettivamente i volti delle persone appartenenti ad altre etnie, nella nostra mente.
A parlare è stato Adrian Nestor, ovvero il professore associato presso il Dipartimento di Psicologia e autore principale degli studi di cui abbiamo parlato. I ricercatori, nel primo dei due studi, hanno utilizzato un sistema di apprendimento chiamato rete avversaria generativa, per poter visualizzare come i partecipanti est-asiatici e bianchi percepivano mentalmente una serie di volti sconosciuti.
Sono state visualizzate e valutate le immagini dei volti, e utilizzate dei risposte dei partecipanti per ricostruire ciò che avevano visto, utilizzando il sistema di intelligenza artificiale. I partecipanti hanno così generato immagini mentali più accurate di volti appartenenti alla stessa etnia rispetto a quelle di etnie diverse. Le persone pare vedessero meglio i volti delle altre etnie come più normali, più espressivi e più giovani di quanto fossero in realtà. Nel secondo studio sono stati fatti dei passi in avanti.
L’esito degli studi
Si è registrata l’attività celebrale tramite EEG, un sistema che va a catturare i segnali elettrici dal cuoio capelluto. Anche in questo caso, i ricercatori hanno ricostruito quello che i partecipanti hanno visto non sulla base di quello che avevano detto, ma solo basandosi sulle onde cerebrali.
I ricercatori hanno così scoperto che entro i primi 600 millisecondi dalla visione di un volto, emergevano degli schemi distinti di attività neurale e questi dipendevano tanto dal fatto che il volto appartenesse ad una etnia piuttosto che un’altra. “Questo potrebbe spiegare perché le persone hanno spesso difficoltà a riconoscere i volti di persone di altre etnie. Il cervello non elabora l’aspetto del viso in modo così distinto e accurato”. Questo quanto affermato da Nestor.


