Tracce dei Neanderthal in Cina: un ritrovamento che rivoluziona le ipotesi archeologiche
Sorprendente ritrovamento di utensili in pietra che sembra sia in grado di andare a rivoluzionare le ipotesi archeologiche. Scopriamo di più.

Gli archeologi che lavorano in Cina hanno effettuato una scoperta davvero molto interessante. Si tratterebbe di utensili in pietra che somigliano tanto a quelli realizzati dai Neanderthal nell’Europa dell’era glaciale. Questi utensili sarebbero stati ritrovati seppelliti nell’argilla rossa proprio nel sito di Longtan nella provincia dello Yunnan.
Tali utensili, molto robusti, sarebbero stati realizzati tra 50.000 e 60.000 anni fa. Chiamati Quina, questi utensili pare fossero comparsi in concomitanza della comparsa dell’uomo di Neanderthal in Europa. Ma questo ritrovamento ci vuole dire che davvero i Neanderthal sono arrivati fino in Cina?

Neanderthal in Cina: una scoperta che riscrive la storia
Gli utensili ritrovati in Cina hanno una firma artigianale e sono davvero inconfondibili. Spessi raschietti, dai bordi abbastanza affilati con ripetuti segni di ritocco, per tanto tempo questi utensili sono stati associati ai Neanderthal in Europa. Il fatto che adesso siano stati ritrovati in Cina, fa parecchio scalpore. Il ritrovamento è avvenuto nel dettaglio circa 7-8 mila chilometri ad est della regione che in genere viene associata a questa tecnologia.
Non ci sono delle prove dirette, tipo tracce di DNA o fossili, che possano darci la sicurezza matematica, ma la somiglianza di questi utensili a quelli utilizzati dall’uomo di Neanderthal è veramente tanta. Héléne Monod, dell’Universidad Rovira di Virgili in Spagna, ha analizzato i raschiatoi Quina trovando delle tracce di ossa e di corna. Ha inoltre trovato dei segni riconducibili all’utilizzo di questi utensili, ovvero si presume che fossero utilizzati per mangiare carne e piante tenere.
C’è una possibilità ovvia che i Neanderthal abbiano potuto raggiungere la Cina. “Chiunque abbia realizzato e utilizzato questi raschiatori Quina, è stato in grado di essere creativo e flessibile con la sua tecnologia, adattandosi all’ambiente in continua evoluzione”. Queste le parole dichiarate dal coautore dello studio, Ben Marwick, il quale ha scritto un articolo pubblicato su The Conversation.


