Rivelato il segreto delle differenze facciali tra umani e Neanderthal
Un recente studio antropologico ha svelato il modo in cui il volto umano cresce rispetto a quello dei nostri antichi primati, mostrando esiti stupefacenti.

Le caratteristiche del volto umano ci consentono di distinguere una persona dall’altra, ma rivelano anche i particolari che differenziano le varie specie. I volti dei Neanderthal, ad esempio, erano piuttosto prominenti, con mascelle vigorose e nasi larghi, mentre quelli degli scimpanzé sporgevano in avanti. Negli attuali esseri umani, invece, osserviamo visi di dimensioni più piccole con lineamenti regolari e delicati.
I ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, in Germania, hanno effettuato uno studio che ha rivelato un particolare molto importante. L’analisi ha evidenziato il modo in cui il volto umano si evolve rispetto a quello dei Neanderthal e degli scimpanzé. Gli studiosi hanno combinato tecniche di scansioni 3D, modellazione geometrica e osservazioni microscopiche della superficie, per descrivere l’evoluzione dell’area del cranio che comprende il naso e la mascella superiore, dall’età infantile a quella adulta.
Hanno, così, scoperto che il volto degli esseri umani smette di crescere in età adolescenziale, diversamente da quello dei Neanderthal e degli scimpanzé. Alexandra Schuh, autrice primaria dello studio ha spiegato che un mutamento evolutivo che ha interessato le fasi avanzate della crescita, ha determinato la formazione di visi più piccoli.

Volti umani più piccoli e delicati dei Neanderthal: svelato il mistero
Gli scienziati hanno usato 128 crani di esseri umani moderni, 13 Neanderthal e 33 scimpanzé, di diverse età, mappando i cambiamenti del volto nel tempo. Hanno misurato le dimensioni e la forma delle ossa, valutando anche l’attività cellulare che ne coinvolge le superfici: in questo modo hanno potuto ricostruire la crescita facciale.
I volti dei Neanderthal e degli scimpanzé hanno continuato a crescere fino all’adolescenza, in particolare nella zona nasale e nelle guance, proiettando la parte centrale del viso verso l’esterno. Queste caratteristiche potrebbero aver migliorato il loro respiro, durante i periodi più freddi e rafforzato la masticazione.
Per quanto riguarda gli esseri umani, invece, la crescita facciale rallenterebbe in modo drastico prima della fase adolescenziale, dimostrando una diminuzione dell’attività cellulare e un ridotto riassorbimento osseo. Ciò determinerebbe il processo evolutivo di gracilizzazione, ovvero la tendenza degli attuali esseri umani ad assumere forme più delicate, con ossa sottili, muscoli più minuti e volti meno prominenti.
Secondo alcuni antropologi, le cause potrebbero essere ricercate nei cambiamenti dei regimi alimentari con l’introduzione di cibi facilmente masticabili. Altre ipotesi collegherebbero tale mutamento allo sviluppo del cervello, con il cranio che si adattava ad accoglierlo, spingendo il volto verso il basso e l’interno.


