Problemi di flusso sanguigno cerebrale: realizzato uno studio unico al mondo
I ricercatori australiani hanno condotto uno studio molto interessante che potrebbe far luce sui disturbi legati al flusso del sangue nel cervello: ecco cosa hanno scoperto.

Gli scienziati dell’Australian Dysautonomia and Arrhythmia Researche Collaborative (ADARC) dell’Università di Adelaide, hanno effettuato una ricerca per individuare i problemi di flusso sanguigno nelle persone colpite da tachicardia posturale ortostatica (POTS). Questa sindrome affligge il sistema nervoso autonomo, responsabile della regolazione delle funzioni corporee inconsce, quali la circolazione sanguigna, la digestione e la respirazione.
La POTS colpisce soprattutto le donne giovani e la sintomatologia peggiora, generalmente, in posizione eretta, causando vertigini, tachicardia, annebbiamento cerebrale e affaticamento. I ricercatori hanno esaminato le scansioni cerebrali di medicina nucleare (SPECT) di 56 soggetti colpiti da POTS, con gravi sintomi di annebbiamento cerebrale, per analizzare i disturbi del flusso sanguigno.
La SPECT cerebrale è in grado di fornire un’immagine 3D particolareggiata del flusso sanguigno nel sistema nervoso, evidenziando le zone dove potrebbe affluire meno sangue. I risultati dell’analisi hanno rivelato che il 61% dei pazienti presentava una riduzione del flusso sanguigno in aree cerebrali specifiche, anche in posizione sdraiata. Marie-Claire Seeley, autrice principale dello studio, ha affermato che la prova che rivela un problema di circolazione cerebrale nella POTS, anche da sdraiati, è stata fornita da una tecnica di imaging facilmente accessibile ai medici.

I risultati della ricerca sui pazienti affetti da problemi di flusso sanguigno cerebrale
Le recenti scoperte potrebbero facilitare la comprensione della nebbia cerebrale, non solo nella POTS, ma anche nei casi di COVID prolungato, che hanno evidenziato episodi di stanchezza e difficoltà intellettive nei pazienti affetti. Lo studio ha dimostrato che le zone cerebrali più colpite sono state quelle che regolano le funzioni esecutive, del movimento e delle sensazioni.
Questo potrebbe quindi determinare difficoltà di concentrazione, di pianificazione, di decisione, influenzando la vita di tutti i giorni e modificando il benessere generale. Generalmente, la sindrome compare dopo un’infezione virale, ma può manifestarsi anche in seguito a un intervento chirurgico, a uno stato di commozione cerebrale o a una gravidanza.
Gli scienziati dell’ADARC hanno individuato per primi una connessione tra POTS e COVID lungo. Tenendo conto della giovane età dei partecipanti allo studio, prevalentemente donne affette da POTS e dell’influenza del flusso sanguigno sulle funzioni sensoriali e intellettive, gli esiti sollevano alcuni dubbi.
Parliamo di quesiti relativi al probabile impatto sociale, lavorativo, educativo ed economico, responsabile di una riduzione della qualità della vita nelle persone affette. Serviranno ulteriori studi per valutare l’azione di terapie specifiche ed eventuali provvedimenti volti a migliorare la gestione del flusso sanguigno cerebrale.