AltStore PAL ha annunciato la disponibilità nell’Unione Europea di Hot Tub, un’app per contenuti per adulti, definendola la “prima app pornografica approvata da Apple”. Il marketplace permette agli utenti europei di installare app al di fuori dell’App Store ufficiale di Apple, in linea con le nuove normative del Digital Markets Act, che hanno obbligato l’azienda a rendere più aperto iOS.
La reazione di Apple
La risposta di Apple non si è fatta attendere. L’azienda ha espresso “profonda preoccupazione” per la sicurezza degli utenti, in particolare dei minori, criticando la distribuzione di contenuti di questo tipo su iOS.
“Siamo profondamente preoccupati per i rischi legati alla sicurezza che app pornografiche di questo genere creano per gli utenti dell’UE, in particolare per i bambini”, ha dichiarato un portavoce di Apple. “Questa app e altre simili minano la fiducia dei consumatori nel nostro ecosistema, che abbiamo costruito con cura per oltre un decennio per renderlo il migliore al mondo. Contrariamente a quanto affermato dal marketplace, non approviamo questa app e non l’avremmo mai distribuita nel nostro App Store”.
Apple ha sottolineato che le sue linee guida di notarizzazione stabiliscono che gli sviluppatori non devono “suggerire o implicare che Apple sia la fonte o il fornitore dell’app, o che Apple approvi particolari dichiarazioni sulla qualità o sulla funzionalità”. Secondo l’azienda, le dichiarazioni di AltStore sarebbero in contrasto con queste regole.
Il fondatore di AltStore: “l’avete approvata eccome”
Il creatore di AltStore, Riley Testut, ha negato qualsiasi dichiarazione ingannevole. In un’intervista a Engadget, ha spiegato che Hot Tub è stata notarizzata da Apple, cioè sottoposta al processo di revisione dell’azienda prima di essere distribuita tramite marketplace alternativi.
“L’app è stata sottoposta al processo di notarizzazione di Apple ed è stata approvata dai dipendenti Apple per la distribuzione su marketplace alternativi come AltStore PAL”, ha dichiarato Testut. “Apple ha scelto autonomamente di effettuare questa verifica, nonostante il DMA non imponga tale obbligo”.