Gli scienziati hanno scoperto che alcuni tipi di cellule nel cervello dei topi, come le cellule gliali (cellule di supporto cerebrale), subiscono profondi cambiamenti con l’età. Con l’invecchiamento i geni legati all’infiammazione diventano più attivi, mentre quelli relativi alla struttura e alla funzione neuronale diminuiscono.
Hanno scoperto anche un hot spot nell’ipotalamo in cui avvengono sia la diminuzione della funzione neuronale che l’aumento dell’infiammazione nell’ipotalamo. Considerevoli cambiamenti sono stati registrati nei tipi di cellule nei pressi del terzo ventricolo dell’ipotalamo, compresi i taniciti, le cellule ependimali e i neuroni utili per l’assunzione di cibo, nell’omeostasi energetica, nel metabolismo e e nel modo in cui il nostro corpo si serve dei nutrienti. Tutto questo indicherebbe una connessione tra dieta, stile di vita e invecchiamento cerebrale.
Comprendere l’invecchiamento cerebrale per prevenire le malattie
Lo studio in questione è stato condotto impiegando tecnologie avanzate come i sequenziamento dell’RNA a singola cellula e strumenti avanzati di mappatura sviluppati grazie all’iniziativa BRAIN del NIH per analizzare 1,2 milioni di cellule di topi giovani e anziani comprese in 16 regioni del cervello.
L’invecchiamento è il fattore di rischio più importante per la malattia di Alzheimer e molti altri devastanti disturbi cerebrali. Questi risultati forniscono una mappa molto dettagliata per quali cellule cerebrali potrebbero essere maggiormente colpite dall’invecchiamento. Questa nuova mappa potrebbe modificare radicalmente il modo in cui gli scienziati pensano a come l’invecchiamento influisce sul cervello e fornisce anche una guida per lo sviluppo di nuovi trattamenti per le malattie cerebrali legate all’invecchiamento.
Richard J. Hodes, MD, direttore del National Institute on Aging del NIH
Gli studi sull’ipotalamo hanno permesso di indentificare un punto chiave per la comprensione dell’invecchiamento cerebrale potendo così suggerire nuove terapie per prevenire malattie neurodegenerative. I risultati sono collegati a osservazioni che associano l’invecchiamento a cambiamenti metabolici e a strategie come il digiuno intermittente o la restrizione calorica.