La mappa emozionale dei Mesopotamici sfida la nostra percezione moderna. Ognuno di noi associa emozioni a varie parti anatomiche che sono molto simili tra loro. Stando ad alcune analisi molto recenti di testi neoassiri del X-VII secolo a.C, la rabbia è un’emozione localizzata per lo più sulle cosce.

L’amore e la felicità invece sono ancorate al fegato, mentre la sofferenza la sentiamo per lo più nelle ascelle e l’eccitazione sessuale sulle caviglie. Un team di ricercatori con a capo il neuro scienziato cognitivo Juha Lahnakoski del Jülich Research Centre, in Germania, ha esaminato i dati dell’Open Richly Annotated Cuneiform Corpus, ed ha catalogato i termini relativi alle emozioni ed anche alle aree del corpo.

Il risultato è stato il seguente, ovvero una mappa termica delle parti del corpo specifica per 18 sensazioni tutte diverse le une dalle altre a cominciare dall’amore a finire alla rabbia, invidia, felicità, orgoglio e tanto altro. Si tratta di associazioni piuttosto universali.

mappa emozionale dei Mesopotamici

Mappa emozionale dei Mesopotamici, ecco cosa è stato reso noto

Esistono diversi studi sul linguaggio e sulle sensazioni musicali in diverse culture e questi suggeriscono come gli esseri umani siano legati da fili delle mappe emozionali del corpo. Lahnakoski ed il suo team hanno fatto riferimento ai resoconti della vita, della politica e della saggezza che ha lasciato una cultura che dominava nel Medio Oriente circa 3.000 anni fa. A parlare è stato l’autore principale dello studio, l’assiriologa Saana Svard dell’Università di Helsinki in Finlandia.

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Già nell’antica Mesopotamia esisteva una conoscenza approssimativa dell’anatomia, ad esempio dell’importanza del cuore, del fegato e dei polmoni“. Questo quanto dichiarato dall’autore principale dello studio. I ricercatori hanno così fatto il possibile per poter interpretare al meglio il modello utilizzato da questo antico popolo ed i termini da loro utilizzati. Pare che sia stata esclusa l’anatomia femminile, andando a cancellare quindi un intero lessico di termini. “Inoltre, dobbiamo tenere presente che i testi sono testi e le emozioni sono vissute e sperimentate”, ha aggiunto l’esperto.