Esistono e quali sono le possibilità che nel nostro universo emerga vita intelligente? A rispondere a tale domanda è il lavoro svolto da un gruppo di astrofisici guidati dalla Durham University i quali hanno elaborato un piano diverso da quello che in precedenza era stato elaborato negli anni ’60 dall’astronomo americano Dr. Frank Drake.
Nello specifico, il nuovo modello si concentra su due elementi principali. Uno riguarda le condizioni create dall’accelerazione dell’espansione dell’universo, l’altro invece su quella che è la quantità di stelle che si sono formate. L’idea è che a provocare questa espansione sia una forma misteriosa chiamata esattamente energia oscura. Entrando più nel dettaglio dello studio pubblicato in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society occorre sottolineare che questo non si pone l’obiettivo di calcolare in assoluto il numero di osservatori, e quindi di vita intelligente, presente nell’universo. Ma piuttosto considera l’idea e la probabilità che un osservatore a caso abiti in un universo dotato di particolari proprietà.
Il calcolo legato al nuovo modello
Il calcolo previsto è quello della frazione di materia ordinaria convertita in stelle. Il tutto considerando l’intera storia dell’universo e per densità diverse di energia oscura.
Secondo tale modello noi non viviamo nell’universo ipotetico con probabilità maggiori di formare delle forme di vita intelligenti. Il Dott. Daniele Sorini è intervenuto sulla questione affermando che a spiegare la nostra esistenza potrebbero essere i parametri che governano l’universo come ad esempio la densità di energia oscura. Ma, ha poi chiarito:
Sorprendentemente abbiamo scoperto che anche una densità di energia oscura significativamente più elevata sarebbe compatibile con la vita, il che suggerisce che potremmo non vivere nell’universo più probabile.