Quello legato alla presenza di plastica negli oceani è un problema sempre più diffuso, e i dati diventano ogni giorno sempre più preoccupanti. Gli scienziati da ormai diversi anni si occupano dello studio della biodegradazione di plastiche nell’oceano con l’unico obiettivo di riuscire a capire quali sono le tipologie che più di altre riescono a decomporsi con una certa velocità.
Gli scienziati del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) sembrerebbero aver fatto di recente una scoperta davvero molto importante. Volendo entrare più nel dettaglio della questione possiamo dire che i ricercatori hanno scoperto che rispetto a qualsiasi altra tipologia di plastica il diacetato di cellulosa, indicato anche con la sigla CDA, negli ambienti marini tende a degradarsi con molta velocità.
Alcune informazioni sul diacetato di cellulosa
Quando parliamo di diacetato di cellulosa facciamo nello specifico riferimento ad una bioplastica derivata dalla cellulosa. Esattamente un polimero naturale che si trova nelle pareti cellulari delle piante, e per esser e più precisi nella polpa del legno e nel cotone. Secondo i ricercatori il CDA rispetto ad altre plastiche riesce a degradarsi nell’acqua di mare molto più velocemente rispetto a bioplastiche di altro tipo. Il tutto grazie ad un processo di modifica che viene chiamato “schiuma” che rende il materiale poroso e che consente a tale plastica di degradarsi 15 volte più velocemente rispetto a quella che è la sua forma solida.
Per arrivare a tale conclusione il team ha portato avanti un test per 36 settimane. Tempo questo nel corso del quale all’interno di alcune vasche piene di acqua di mare, con flusso continuo, è stata posizionata della schiuma CDA. I risultati ottenuti hanno permesso di scoprire che il 65%-70% della massa originale di tale materiale non era più presente. E quindi tutto ciò porta alla scoperta di una biodegradazione piuttosto rapida.