Google ha annunciato un accordo per l’acquisto di energia dai piccoli reattori modulari (SMR) di Kairos Power, come parte della sua strategia per coniugare due obiettivi apparentemente inconciliabili: avanzare nel campo delle AI e raggiungere la neutralità climatica. E’ l’ennesimo colosso del tech ad annunciare di voler ricorrere al nucleare per alimentare i propri datacenter.

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La scommessa sui SMR

Gli SMR sono ancora una tecnologia emergente: al momento, ne esistono soltanto tre in tutto il mondo, e nessuno di questi si trova negli Stati Uniti. L’aspettativa dietro lo sviluppo degli SMR è che possano rappresentare un’alternativa più economica per incrementare la produzione di energia nucleare. Storicamente, i grandi progetti di reattori nucleari commerciali hanno spesso sforato i budget e subito ritardi, ma molti sperano che gli SMR riescano ad evitare questi problemi. Tuttavia, questo territorio rimane ancora inesplorato in parte.

Kairos Power, fondata nel 2016 e supportata dal Dipartimento dell’Energia statunitense, ha iniziato lo scorso luglio la costruzione del reattore dimostrativo Hermes a bassa potenza a Oak Ridge, Tennessee. A differenza dei reattori nucleari tradizionali che utilizzano acqua come refrigerante, Kairos Power utilizza sale fuso di fluoruro.

Secondo Google, il primo reattore SMR entrerà in funzione entro il 2030, con ulteriori reattori operativi entro il 2035, aggiungendo un totale di 500 megawatt alla rete. Questo valore è molto inferiore a quello di un reattore commerciale, come l’Unità 4 della centrale di Plant Vogtle, entrata in funzione quest’anno con una potenza di 1,1 gigawatt. La differenza di potenza, ad ogni modo, sulla carta verrebbe bilanciata da costi minori e da una maggiore versatilità.