I ricercatori sono continuamente al lavoro per studiare possibili cure alle varie malattie, a partire da quelle più comuni fino ad arrivare a quelle più rare. In tale ambito, non passano inosservati i risultati di un recente studio in merito agli effetti di un antidepressivo approvato dalla FDA per trattare il cancro al cervello. Stiamo parlando del glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo e mortale.

Guidato dal biologo molecolare Sohyon Lee dell’ETH di Zurigo, un team di ricercatori ha utilizzato tessuto umano ottenuto da campioni donati da pazienti con glioblastoma sottoposti a intervento chirurgico di trattamento, per verificare se alcuni farmaci esistenti potrebbero essere efficaci nel sopprimere la crescita delle cellule tumorali. In particolare, si sono soffermati su dei farmaci antidepressivi, antipsicotici e farmaci usati per trattare il morbo di Parkinson.

Un antidepressivo approvato dalla FDA potrebbe essere utilizzato per  trattare il cancro al cervello?

Entrando nei dettagli, è stato notato che la crescita del cancro cerebrale più aggressivo e mortale, il glioblastoma, è stata efficacemente soppressa sia in campioni di tessuto umano ex vivo che in topi viventi grazie ad un modulatore della serotonina approvato dalla FDA e ad oggi utilizzato per trattare la depressione. Non si tratta, è bene sottolineare, di una cura. Potrebbe però trattarsi di una soluzione  per dare un po’ di sollievo e rappresentare una parte efficace un regime di trattamento per i pazienti con glioblastoma.

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Come affermato da Michael Weller, neurologo presso l’Ospedale universitario di Zurigo in Svizzera:

Il vantaggio della vortioxetina è che è sicura e molto economica. Poiché il farmaco è già stato approvato, non deve essere sottoposto a una complessa procedura di approvazione e potrebbe presto integrare la terapia standard per questo tumore cerebrale mortale. Non sappiamo ancora se il farmaco funziona negli esseri umani e quale dose è necessaria per combattere il tumore, motivo per cui sono necessari studi clinici. L’automedicazione sarebbe un rischio incalcolabile.

Si resta pertanto in attesa di ulteriori approfondimenti per capire se davvero tale farmaco possa essere d’aiuto nella lotta contro il glioblastoma.