L’ex fantino Michael Straight, rimasto paralizzato dalla vita in giù dopo un incidente a cavallo nel 2009, è riuscito a camminare di nuovo grazie a un esoscheletro ReWalk Personal del valore di 100.000 dollari. Peccato che ora abbia di nuovo perso la possibilità di camminare: ed è tutta colpa dell’azienda che ha prodotto il dispositivo.
Quando l’obsolescenza colpisce i dispositivi medici
All’inizio di questo mese, il dispositivo ha smesso di funzionare a causa di un guasto in un componente elettronico del dispositivo indossabile che ne gestisce il funzionamento. Il produttore ha rifiutato di riparare l’esoscheletro, dichiarandolo troppo vecchio per essere ancora supportato, lasciando Straight nuovamente impossibilitato a camminare.
Straight ha espresso la sua frustrazione sui social media, lamentando che un dispositivo così costoso sia stato reso inutilizzabile da un semplice problema con il collegamento di una batteria. “Dopo 371.091 passi, il mio esoscheletro ha smesso di funzionare”, ha scritto su Facebook. Ha anche criticato la decisione dell’azienda di non supportare più il prodotto solo perché vecchio di più di cinque anni, nonostante il problema fosse dovuto a un semplice componente.
Storie di ordinaria distopia: “servono nuove regole”
La vicenda di Straight mette in luce i gravi problemi legati alla mancanza di supporto continuo da parte dei produttori e all’assenza di normative sul diritto alla riparazione, che obbligherebbero le aziende a fornire pezzi di ricambio e documentazione per consentire le riparazioni. Dopo due mesi di attesa, Straight è riuscito a far riparare il dispositivo solo grazie all’attenzione mediatica ottenuta da un articolo e da un servizio televisivo locale.
Il movimento per il diritto alla riparazione è sempre più forte negli Stati Uniti, anche se molto spesso l’attenzione è stata rivolta all’elettronica di consumo. Molto meno discussa è l’obsolescenza che colpisce i dispositivi medici, fondamentali per migliorare la qualità della vita dei malati e degli infermi.
Nathan Proctor, a capo del progetto per il diritto alla riparazione dell‘US PIRG, ha commentato: “Questo è il tipo di incubo distopico in cui ci troviamo: la responsabilità del produttore termina nel momento in cui il prodotto viene consegnato al cliente. Questo non è accettabile per un dispositivo così costoso”. La soluzione? “I produttori devono essere obbligati a condividere gli schemi dei loro prodotti, solo in questo modo sarà possibile continuare a supportare i dispositivi anche nel caso in cui l’azienda che li produce vada in bancarotta”.
Immagine in copertina via 404Media.