Un team internazionale di ricercatori, guidato dalla McMaster University in Canada, ha compiuto un importante passo in avanti per la lotta contro la celiachia, una patologia che colpisce una persona su cento e la cui incidenza è raddoppiata negli ultimi 25 anni. Utilizzando topi transgenici, il team di ricerca ha dimostrato un ruolo cruciale delle cellule che compongono il rivestimento dell’intestino. Questo potrebbe davvero rappresentare il trampolino di lancio per la scoperta di nuove terapie.
Ricordiamo che la celiachia è una malattia autoimmune che viene innescata dalla presenza di un gruppo di proteine strutturali, meglio note come glutine nell’intestino. Mangiare cibi fatti con grano, orzo e segale, quindi la maggior parte degli alimenti da forno come pizza, pane o pasta, mette le persone nella condizioni di soffrire di problematiche come gonfiore, dolore, diarrea, stitichezza e reflusso.
Come si sviluppa la celiachia
Al momento, l’unico modo per evitare la celiachia è non consumare cibi che scatenano i sintomi. Si tratta ovviamente di una situazione complessa e comunque non sufficiente per curare la patologia.
Il 90% delle persone a cui è stata diagnosticata la celiachia, ha una coppia di geni che codificano per una proteina chiamata HLA-DQ2.5. Naturalmente, non tutti coloro che hanno questa proteina sviluppano la celiachia, infatti prima i pezzi di glutine devono essere trasportati attraverso la parete intestinale tramite l’enzima di trasporto.
Gli scienziati hanno voluto ricontrollare l’espressione del principale complesso immunitario nelle cellule che rivestono la parete dell’intestino di persone affette da celiachia trattata e non trattata e nei topi con i geni umani. Hanno poi creato modelli viventi funzionali dell’intestino, chiamati organoide, usando le cellule intestinali del topo sottoponendole a fattori scatenanti infiammatori e al glutine intatto.
Questo ha permesso di restringere la causa e l’effetto specifico, per poi dimostrare se e come avviene la reazione, ha dichiarato l’ingegnere biomedico Tohid Didar. Si è evidenziato che le cellule che rivestono l’intestino sono agenti chiave. Questo offre ai ricercatori la possibilità di trovare nuove terapie.