Brando De Sica è un figlio d’arte: dal nonno Vittorio al padre Christian, passando per lo zio Carlo Verdone. Ha il cinema nel sangue, e la sua passione è intrisa nella sua prima opera cinematografica Mimì – Il Principe delle tenere, un film horror che è stato presentato in concorso al Magna Graecia Film Festival 2024.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Brando De Sica, affrontando temi come la sua passione per il genere horror e per il cinema, ed anche il fatto di confrontarsi con un’eredità cinematografica importante come quella dei De Sica.
Perché non si fanno più film horror in Italia?
In realtà si stanno facendo, non è semplice arrivare alla loro produzione, però se ne fanno. La nostra cultura è rimasta un po’ dogmatica, siamo legati alla scuola neorealista (qui mi meno la zappa sui piedi) ed il cinema horror non è spesso stato incoraggiato, nonostante abbia sfornato dei geni come Bava, Fulci e Dario Argento. Però in questo momento sto vedendo che si sta riprendendo, speriamo che venga più considerato dal nostro cinema.
Cosa ti ha spinto a girare un horror?
Posso dire che è la mia passione, mi sono affacciato al cinema grazie all’horror. Perciò non poteva essere altrimenti.
Tuo padre ha rivelato che hai avuto un incontro con dei produttori americani. Farai un film negli Stati Uniti?
Vediamo. Al momento è troppo presto per parlare.
Cosa ti ha insegnato fare cinema in America, e cosa pensi che gli italiani abbiano da insegnare sul fare cinema?
Dall’America ho imparato il sincretismo culturale: vedere La finestra sul cortile con persone che venivano dalla Germania, dal Giappone, da Paesi con culture e modi di pensare diversi è stata una grande esperienza. Avere l’opportunità di guardare i film con loro, parlando di cinema, è una cosa che mi ha potuto dare solo frequentare una scuola all’estero. La possibilità di avere tante culture con cui interfacciarmi è stato l’elemento più importante, anche perché la tecnica si apprende facilmente. Ormai ci sono in versione tradotta anche testi molto importanti, e per certi versi basta guardare bene i film per capire un po’ come farli. L’esperienza umana è il vero elemento importante trasmesso del formarsi all’estero.
Se pensi alla tua storia di famiglia che effetto ti fa continuare il loro percorso?
Una grande responsabilità ed un grande onore. Non posso fare altrimenti perché il cinema è la mia passione. Vivo una sorta di croce e delizia.
Secondo te il cinema di genere in Italia può ritrovare spazio e valore, come lo ha avuto in passato?
Assolutamente sì. Bisogna avere coraggio e occorre dargli spazio, permettere agli autori di osare, far percorrere strade nuove.
Un film horror (ma non solo) di qualità
Mimì – Il principe delle tenebre è un film che offre l’opportunità al cinema italiano di confrontarsi nuovamente con il cinema horror, che nel passato ha reso popolari a livello mondiale Dario Argento, Mario Bava e Lucio Fulci.
La commistione di generi permette al lungometraggio di Brando De Sica di svariare dalla storia di formazione, al dramma, per toccare il thriller e, come già indicato, anche l’horror. Tante le citazioni, che vanno da Nosferatu, fino a toccare Charlie Chaplin.
Il lungometraggio Mimì – il principe delle tenebre è un titolo per gli amanti dell’horror, ma anche per coloro che cercano una storia in grado di inquietare, ma anche commuovere, per una commistione di generi che in Italia si vede raramente.
L’attitudine di Brando De Sica è una speranza per il cinema italiano, che non ha premiato quest’opera con una distribuzione adeguata, e che dovrebbe, invece, essere valorizzata per far comprendere come il cinema di genere fatto di qualità in Italia è ancora possibile.