Le recenti immagini a infrarossi catturate dalla sonda Juno della NASA stanno alimentando un acceso dibattito sul funzionamento interno della luna più calda di Giove, Io. Grazie allo strumento di cui Juno è provvista, lo Jovian Infrared Auroral Mapper (JIRAM), fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana, sono emerse nuove informazioni sui laghi di lava e sui processi vulcanici in atto su Io. Questi risultati, pubblicati il 20 giugno sulla rivista Nature Communications Earth and Environment, offrono un quadro più completo delle dinamiche vulcaniche del pianeta.
Io: un mondo di fuoco
Io, scoperta da Galileo Galilei nel 1610, ha affascinato gli astronomi per secoli. La sua attività vulcanica è stata osservata per la prima volta dalla sonda Voyager 1 della NASA nel 1979. Oggi, gli scienziati ritengono che Io sia il corpo celeste più vulcanicamente attivo del sistema solare, un fenomeno dovuto alle forze di marea esercitate da Giove e dalle sue lune vicine. Tuttavia, nonostante le numerose teorie, esistono ancora pochi dati concreti sui tipi di eruzioni vulcaniche che avvengono su Io.
Juno ci ha regalato nuove prospettive
Durante i sorvoli di maggio e ottobre 2023, Juno si è avvicinata a Io rispettivamente a circa 35.000 chilometri e 13.000 chilometri. JIRAM, progettato per catturare la luce infrarossa, ha rivelato che l’intera superficie di Io è coperta da laghi di lava all’interno di strutture simili a caldere. “L’alta risoluzione spaziale delle immagini all’infrarosso di JIRAM ha rivelato che circa il 3% della superficie di Io è coperta da laghi di lava fusa“, ha dichiarato Alessandro Mura dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma.
Laghi di lava: un mondo di fuoco
Le immagini a infrarossi di JIRAM mostrano che i laghi di lava di Io sono circondati da un sottile cerchio di lava al confine, tra la crosta centrale e le pareti del lago. Questo suggerisce un continuo riciclo della lava, con un equilibrio tra la colata eruttata nei laghi e quella reintegrata nel sistema sottosuperficiale. “Abbiamo scoperto che i laghi di lava di Io sono caratterizzati da enormi movimenti di magma che fanno salire e scendere la crosta lavica“, ha detto Mura.
Nuovi dati, nuove teorie
I dati di JIRAM indicano che la maggior parte della superficie dei punti caldi di Io è composta da una crosta rocciosa che si muove ciclicamente a causa della risalita centrale del magma. Questo movimento genera attrito e deformazioni, causando la rottura della crosta e l’esposizione della lava sottostante. Un’ipotesi alternativa è che il magma affiori al centro del lago, formando una crosta che sprofonda lungo i bordi.
Scott Bolton, ricercatore principale di Juno, ha dichiarato che “stiamo appena iniziando ad analizzare i risultati di JIRAM dai sorvoli di dicembre 2023 e febbraio 2024”. Questi dati forniscono nuove informazioni sui processi vulcanici di Io. Juno, che ha effettuato il suo 62° flyby di Giove il 13 giugno, con un flyby di Io a circa 29.250 chilometri, continuerà le sue osservazioni con il 63° flyby previsto per il 16 luglio.
Informazioni sulla missione
Il Jet Propulsion Laboratory della NASA gestisce la missione Juno per conto del ricercatore principale Scott Bolton del Southwest Research Institute di San Antonio. Juno fa parte del programma New Frontiers della NASA, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) che ha finanziato il JIRAM. La Lockheed Martin Space ha costruito e gestisce il veicolo spaziale.
Le nuove scoperte di Juno stanno trasformando la nostra comprensione dei processi vulcanici di Io, offrendo una visione affascinante di uno dei mondi più estremi del nostro sistema solare.