Le grandi case discografiche hanno intentato cause legali contro i generatori di canzoni basati sull’intelligenza artificiale, Suno AI e Udio, accusandoli di violazione del copyright per aver sfruttato le opere registrate di artisti come Chuck Berry e Mariah Carey.
La causa è stata annunciata dalla Recording Industry Association of America, la principale associazione del settore: tra gli altri, rappresenta Sony Music Entertainment, Universal Music Group e Warner Records.
La tesi dei colossi della musica è che l’IA usata dalle due piattaforme sarebbe stata addestrata illegalmente usando il repertorio musicale di migliaia di artisti famosi. Di conseguenza – tuonano le major – anche le loro “creazioni” sarebbero un plagio. Una tesi che, ovviamente, piace molto poco alle due startup.
I brani generati dalle IA sono un plagio?
Gli avvocati delle case discografiche sostengono che Suno e Udio, per addestrare i loro modelli di intelligenza artificiale, abbiano copiato illegalmente milioni di brani. “Progettare e gestire queste piattaforme richiede l’assimilazione di enormi quantità di dati per addestrare il modello”, argomentano i legali. “Nel caso specifico, le due aziende hanno copiato decenni di storia della musica, producendo delle IA che si limitano ad imitare gli artisti legittimi”.
Ma la questione non riguarda solo il copyright: la capacità illimitata di generare brani in pochi istanti, si legge nella causa, rischierebbe anche di “saturare il mercato”, danneggiando artisti e autori.
In altre parole, – continuano gli avvocati – si rischia il collasso dell’intera industria, con la nascita di un’inquietante competizione tra macchine e artisti che finirebbe per azzerare il valore della musica.
La difesa di Suno AI: chi ha ragione?
Mikey Shulman, CEO di Suno AI, ha difeso la sua azienda sostenendo che la loro IA è stata progettata per generare contenuti completamente inediti, senza memorizzare e ripetere contenuti preesistenti. “Abbiamo cercato di spiegarlo alle case discografiche in tutti i modi”, ha dichiarato Shulman, “ma hanno rifiutato ogni confronto in buonafede”.
Nel frattempo, il presidente della RIAA, Mitch Glazier, ha affermato che l’industria musicale non ha pregiudizi nei confronti delle IA, ricordando che sono già in essere diversi rapporti di collaborazione con altrettanti sviluppatori di IA responsabili: “il problema sono i servizi non autorizzati, proprio come Suno e Udio”.