La crioconservazione dopo la morte, un tempo relegata al regno della fantascienza, è ora realtà in Europa. L’azienda tedesca Tomorrow Biostasis, fondata nel 2019 dal medico Emil Kendziorra, offre adesso la possibilità di preservare i corpi in un deposito criogenico situato in Svizzera, nella speranza che un giorno la medicina possa riportare in vita i pazienti.
Questo processo inizia poco prima della morte del paziente. Un team specializzato interviene per raffreddare il corpo, somministrare ossigeno e soluzioni crioprotettrici per prevenire la formazione di cristalli di ghiaccio che danneggerebbero le cellule.
Successivamente, il corpo viene trasportato al deposito di Rafz, il luogo scelto per la sua stabilità geologica e la bassa criminalità, dove viene ulteriormente raffreddato e immerso in azoto liquido a -196 °C.
Crioconservazione dopo la morte: il futuro della medicina?
La struttura di Rafz, un bunker riadattato, può ospitare fino a 40 pazienti e offre la possibilità di conservare l’intero corpo o solo il cervello. L’azienda offre anche un servizio di “standby”, con ambulanze pronte a intervenire in qualsiasi momento per iniziare il processo non appena il paziente viene dichiarato legalmente morto.
Questa tecnica sta sollevando molte domande etiche e scientifiche. Non sappiamo se sarà mai possibile riportare in vita un corpo crioconservato, né quali potrebbero essere le conseguenze.
Tuttavia, per alcuni, la crioconservazione rappresenta una speranza di futuro, un’opportunità di sfidare la morte e di vivere in un’epoca in cui le malattie incurabili saranno solo un ricordo.
Il costo è elevato, e parte da 75.000 euro per la sola conservazione del cervello e arriva fino a 200.000 euro per l’intero corpo, a cui va aggiunto il canone mensile. Nonostante ciò, l’interesse per questa pratica è in crescita, con la lista d’attesa che è di circa 400 persone. La crioconservazione dopo la morte rimane un argomento controverso, ma non si può negare che rappresenti una frontiera affascinante della scienza e della medicina.