Sono una sintesi dell’incompatibilità. È così che si definisce il protagonista de Il Simpatizzante, la nuova serie dal 20 maggio in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming solo su NOW con appuntamento settimanale, co-prodotta da HBO e A24 che ha fatto parlare di sé fin dai primi annunci sia per il cast tecnico sia per quello artistico coinvolti. Ora, arrivati alla messa in onda, non ci resta che iniziare la nostra recensione de Il Simpatizzante, tratta dall’omonimo romanzo bestseller Viet Thanh Nguyen, vincitore del premio Pulitzer, con un’avvertenza per i lettori e per gli spettatori: in questo serial nulla è davvero come sembra.

Una trama doppia

La trama de Il Simpatizzante tratta di una spy story ambientata alla fine della guerra del Vietnam. Un ironico thriller ad alta tensione che racconta le (dis)avventure del Capitano (Hoa Xuande, già visto su Sky e NOW ne L’ultimo boss di Kings Cross), una spia comunista infiltrata nell’esercito del Vietnam del Sud, costretto a scappare in esilio in una comunità di rifugiati negli Stati Uniti, dove continua segretamente la sua attività di spionaggio per conto dei Vietcong. Nel mentre, intraprende una relazione sessuale con una donna più grande, la segretaria giapponese Sofia Mori (Sandra Oh, già vista in Grey’s Anatomy e Killing Eve, nominata all’Emmy e vincitrice di due Golden Globe) e si ritrova a dover contrattaccare quattro persone statunitensi diverse (tutte interpretate dal fresco vincitore dell’Oscar Robert Downey Jr, anche produttore).

Una spy story doppia

Il tema del doppio nella miniserie è innalzato all’ennesima potenza e sfruttato sia dal punto di vista narrativo che di messa in scena. Fin dalle prime battute, in cui i co-creatori Park Chan-wook (La Trilogia della Vendetta, qui anche regista dei primi episodi) e Don McKellar, insieme agli sceneggiatori Mark Richard, Naomi Iizuka, Maegan Houang, Anchuli Felicia King, Tea Ho decidono di giocare con lo spettatore su più livelli di lettura. Lo fanno raccontando il potere truffaldino del cinema che per primo, col pretesto dell’arte, fa diventare ognuno degli interpreti qualcun altro, mentendo anche sulle scenografie e i costumi che sono fittizi e si limitano a riprodurre semplicemente ciò che è successo davvero, come ad esempio un interrogatorio in un film di spionaggio. Fin da subito capiamo la doppia (tripla?) natura del protagonista, diviso tra due mondi, due culture: una che si è lasciato alle spalle con fatica e dolore, una in cui vive e cerca di integrarsi. Eppure in entrambe deve fare il doppio (triplo?) gioco e quindi stare sempre all’erta, rimanere vigile mentre sorride e accondiscende per non dare nell’occhio, portare a termine missione su missione senza lasciar trapelare nulla.

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Un trio di star

Grazie all’interpretazione del protagonista Hoa Xuande però non solo riusciamo a comprendere appieno il dilemma interiore che il personaggio titolare vive quotidianamente ma anche le ferite del suo passato e il dolore che gli provoca uccidere solo apparentemente a sangue freddo. Sandra Oh è perfetta nei panni di Ms. Mori, una donna d’esperienza molto pragmatica e consapevole, che si ritrova a “gareggiare” con la figlia del Generale, il superiore del Capitano, per il letto (e forse il cuore?) del protagonista. Infine Robert Downey Jr. brilla nei quattro ruoli in cui mostra tutto il proprio estro creativo ed interpretativo, anche se viene da chiedersi il perché di questa scelta in fase di scrittura e casting. Forse va ricercato nel concetto di doppio e di identità plurime al centro della narrazione, e nella volontà dell’attore di tentare il tutto per tutto ai prossimi Emmy Awards.

il simpatizzante recensione

I quattro personaggi-(stereo)tipo americani sono: Claude, il mentore del Capitano alla CIA, che lo recluta; il professor Hammer, conosciuto alla scuola di specializzazione; Ned Godwin, membro del Congresso nella California del Sud che vuole raccogliere voti e consenso tra la popolazione vietnamita americana. Infine Niko Damianos, un regista amatoriale che strizza l’occhio a Jeff Goldblum nel modo di presentarsi ma è ispirato a Francis Ford Coppola, e che desidera girare un film sulla Guerra del Vietnam, proponendo al Capitano una sceneggiatura per avere un’opinione sulla veridicità e accuratezza del racconto. Tutti e quattro si riveleranno a proprio modo antagonisti per il personaggio titolare, generando una sequela di plot twist che, soprattutto quando vengono coinvolti tutti quanti nella stessa scena, danno il meglio di sé… o più precisamente, il meglio di Downey Jr.

Un racconto doppio, anzi stratificato

Il Capitano è nato bastardo in madrepatria, o almeno così hanno sempre cercato di farlo sentire. Ma, come gli ripeteva sempre la madre fin da piccolo: “Tu non sei la metà di niente. Sei il doppio”. Su questo concetto ci si è appoggiato fin troppo, o forse semplicemente era destino che il suo ruolo dopo la Guerra del Vietnam negli Stati Uniti fosse non uno, ma trino. La regia di Park Chan-wook, così come quella di Fernando Meirelles (episodio 4) e di Marc Munden (episodi 5-7), è brillante e giocherellona, perché spezza continuamente la tensione del genere thriller con momenti non solo ironici, a volte quasi farseschi, ma anche e soprattutto auto-ironici e pieni di trovate e invettive, tra inquadrature, movimenti di macchina e giochi di fotografia e luce, spesso rimarcando la meta-testualità del racconto cinematografico già accennata. Una serie non semplicissima da seguire ma che per la qualità messa in campo merita assolutamente una chance. Anzi due.

80
Il Simpatizzante
Recensione di Federico Vascotto

Concludiamo la recensione de Il Simpatizzante ribadendo come il tema del doppio (che diventa anche meta-cinematografico) venga sfruttato in tutti gli aspetti del racconto seriale. Una regia brillante come quella di Park Chan-wook, anche co-showrunner insieme a Don McKellar e affiancato dietro la macchina da presa da Fernando Meirelles e Marc Munden, è il valore aggiunto che fa distingue la miniserie da altre spy story, infarcendola di un’ironia sottile e a tratti farsesca. Il cast si sdoppia e triplica nei ruoli, a partire da Hoa Xuande fino a Robert Downey Jr. e i suoi quattro (!) personaggi diversi.

ME GUSTA
  • La meta-testualità della narrazione che intacca anche il doppio spionistico.
  • La bravura di Hoa Xuande, Sandra Oh e Robert Downey Jr. e del cast di contorno.
  • La regia e la scrittura di Park Chan-wook, che settano l’atmosfera unica del racconto.
  • Nulla è come sembra, il colpo di scena è dietro l’angolo…
FAIL
  • …ma potrebbe confondere più di qualche spettatore.
  • I quattro ruoli di Downey Jr. non totalmente giustificati.
  • È un tipo di intrattenimento che richiede impegno ed un particolare palato.
  • La durata degli episodi.