Sand Land, recensione: il film sull’opera di Toriyama racconta la summa della sua poetica

Annunciato nel 2022 al Bandai Namco Filmworks, il film di Sand Land è stato mostrato per la prima volta al San Diego Comic-Con nel luglio del 2023, per poi arrivare al cinema in Giappone il 18 agosto 2023. Una distribuzione molto limitata, che poi a gennaio di quest’anno sembrava pronta a sbarcare anche negli Stati Uniti, ma in un formato diverso: il non altissimo successo al botteghino giapponese, infatti, ha spinto la produzione a ridisegnare le mire di Sand Land, sottoponendolo a un’operazione di restyling, così da creare Sand Land: The Series. Dal 20 marzo l’ONA arriverà su Disney+ e su Hulu anche in Italia, con i primi sette episodi che andranno a raccontare le medesime vicende del film, ma con l’aggiunta di scene che erano state in precedenza eliminate, poi i restanti episodi ci condurranno in un nuovo mondo, con nuovi personaggi (Anne e Muniel) disegnati dallo stesso Toriyama.

Un demone nel deserto

In un mondo post-apocalittico, Sand Land segue le vicende di Rao, uno sceriffo in cerca di una soluzione all’arsura che serpeggia nell’umanità, di Beelzebub, il principe dei demoni, e di Thief, lo chaperon dell’essere rosa. Insieme, dopo aver rubato un carrarmato dalle forze nemiche dell’esercito, il trio proverà a cercare la fonte magica dell’acqua, così da poter rifocillare l’umanità e far sapere che non è più necessario sottostare alla tirannia dell’impero per l’approvvigionamento delle risorse di sostentamento quotidiano. Sfortunatamente, però, l’esercito non è d’accordo con la missione di Rao ed è disposto a tutto per riuscire a interrompere non solo la ricerca, ma impossessarsi in prima persona della ricca fonte, così da poter aumentare ancora di più la stretta sulla popolazione. Toccherà, così, a Beelzebub e la sua crudeltà latente attivarsi per far sì che tra gli uomini possa intervenire una forza sovrumana per mettere non solo pace tra di loro, ma anche per intervenire come elemento terzo in una vicenda che non sembra destinata a risolversi facilmente.

Per quanto il plot sul quale si basa il film di Sand Land sembra molto semplice e lineare, gli elementi messi in gioco dal punto di vista narrativo riescono a mantenere quello stile profondo che ha sempre caratterizzato le opere di Akira Toriyama: pregne di una comicità sempre molto puerile, che avvicina di molto il personaggio di Beelzebub a quello che era Goku da bambino nelle prime iterazioni di Dragon Ball, le vicende di Sand Land ci permettono di analizzare più da vicino quelle che sono le difficoltà che l’uomo ha deciso di creare per sé stesso in un universo disastrato e dilaniato dalle scelte compiute in passato. I personaggi che compongono tutta la storia si lasciano apprezzare soprattutto per il loro aspetto naif, a partire da Thief, un demone che ha la stessa età del principe, ma ci viene presentato con un fare molto più anziano, oltre a essere molto riverente nei confronti di Beelzebub. Inoltre, a lui vengono affidate anche alcune idiosincrasie tipiche per esaltare quelle che sono le contraddizioni dei personaggi di Toriyama, in un momento stanchi, in un altro pronti a compiere una missione con scatti fulminei come si fossero appena svegliati.

Un mondo al microscopio

Nello stesso personaggio di Rao vanno a confluire tante riflessioni sul mondo e sull’opera magna di Toriyama: qui non ci sono battaglie aggressive nello stile dei Saiyan, ma elementi molto più riflessivi, che ci conducono lontano dalle sfere energetiche o dalle Genkidama. Sand Land lavora sulla dimensione microscopica dell’essere umano, cedendo il fianco a una maggior riflessione sull’esistenzialismo: è incisiva anche la distanza che intercorre tra lo sceriffo e lo stesso Beelzebub, che invece rappresenta quell’animo ancora fortemente ancorato allo stile di Dragon Ball. Il parallelismo con Goku lo abbiamo già annoverato tra le caratteristiche del principe dei demoni, ma è evidente che in lui ci siano tanti tratti tipici anche di Arale: sebbene Belz insista nel raccontarsi crudele, cattivo, aggressivo, spaventoso, è un demone dal cuore puro, deciso ad aiutare Rao e tutti gli umani a rintracciare la fonte d’acqua, su autorizzazione del proprio sovrano; allo stesso tempo guarda tutto con ottimismo, con uno sguardo sempre incantato verso il mondo, con un senso eterno di scoperta. Anche e soprattutto quando si tratta di imparare a guidare. In quello che è il rapporto tra Rao e Beelzebub, con quest’ultimo che spesso si rivolge all’altro dandogli dell’anziano, si dipana l’intera esperienza di Toriyama, che vede la propria carriera riassunta in questo rapporto.

Dal punto di vista visivo Sand Land riesce a combinare il 3D con il 2D, mantenendo quello stile molto distintivo che ha reso Toriyama in grado di essere riconosciuto in ogni dove: non siamo dinanzi a un capolavoro dell’animazione, tutt’altro, ma il lavoro svolto è soddisfacente e dal momento in cui vi soffermerete molto su ciò che sta accadendo e su quelle che sono le interazioni dei personaggi potrete anche passare sopra le scelte visive compiute da Yoshihisa Yokoshima, direttore del film, e Takayuki Shigekawa, responsabile della CGI. I colori sono tutti molto luminosi, condizionati anche dall’esigenza di raccontare un deserto arduo da attraversare, mentre le animazioni restituiscono quella spigolosità e quel design molto meccanico che fa trasparire la passione per i veicoli da parte di Toriyama. Lo stacco si accusa molto di più nel rapportare i tre protagonisti con tutto ciò che li circonda, dal momento in cui si nota la grande cura riposta nelle movenze e nelle reazioni, anche facciali, di Rao e Belz, ma per il resto non abbiamo riscontrato la medesima cura.

Sand Land attinge a molte altre produzioni mainstream nell’andare a creare il proprio universo: trattandosi di un racconto on the road potrete facilmente riscontrare delle dinamiche figlie dell’esperienza di Mad Max, soprattutto per l’attenzione che Toriyama ha sempre posto sulla riproduzione dei veicoli, ma allo stesso tempo aspettatevi – dato che siamo anche molto in tema – di notare qualche riferimento anche a Dune. Sempre di deserto si parla, d’altronde, ed è indubbio che le principali reference arrivino da quel tipo di costruzione narrativa. Molti sono anche i riferimenti all’opera dello stesso Toriyama, che già per il sovrano degli inferi vi presenterà un personaggio a voi molto noto, così come l’utilizzo di alcuni oggetti ricorda di molto Dragon Ball. Sembra quasi che tutto faccia riferimento al medesimo universo, solo molto più avanti con i tempi.

65
Sand Land
Recensione di Mario Petillo

L'eredità di Toriyama sarà infinita, immortale, e Sand Land ne è solo un pezzo. Non potrà mai arrivare a toccare le vette di Dragon Ball e di Dr. Slump, le due opere principali del mangaka giapponese, ma è indubbio che se siete a corto di quelli che sono i tratti del disegno del maestro e allo stesso tempo avete bisogno di rinfrescare anche la memoria con il ricordo del suo modo di scrivere e approcciare le dinamiche sociali con la comicità e con la genuinità dei suoi personaggi, Sand Land sarà in grado di darvi tanto. Forse qualcuno rimarrà sorpreso dal fatto che nel 2023 (il film è uscito in Giappone l'anno scorso, ricordiamo) si sia deciso di adottare uno stile visivo non di altissimo livello, ma è chiaro che questo tipo di proposta è figlia dell'idea di far tornare in auge l'opera del mangaka giapponese in vista anche dalla release del videogioco il 26 aprile prossimo, senza dover necessariamente sfondare ai botteghini. D'altronde, lo stesso film non ha esordito ottimamente in Giappone e non arriverà in Italia al cinema, ma in una versione ampliata e divisa in episodi su Disney+.

ME GUSTA
  • Lineare, semplice, diretto
  • Ottima costruzione dei personaggi e evoluzione
  • Un ottimo mix di riferimenti pop
FAIL
  • Il fulcro narrativo è un po' debole
  • Visivamente non è figlio di questi anni
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