Like a Dragon: Infinite Wealth, recensione: le Hawaii scoprono l’irriverente Ichiban

Se nel panorama dei videogiochi dovessimo individuare una serie in grado di essere irriverente, ma allo stesso tempo di offrire uno spaccato epico sul sottobosco della vita umana, specie quella giapponese, non potremmo non pensare subito a Yakuza. Dopo averci raccontato quella che è la storia del Dragone Kazuma Kiryu, il team di sviluppo ha puntato forte sull’innovazione, sull’interesse nudo e crudo di stravolgere la propria sostanza e puntare forte su un viaggio nella direzione opposta del mondo: dimenticatevi – anche se non del tutto – il Giappone e preparatevi ad abbracciare le Hawaii, il sogno dell’isola dove è sempre estate, dove la camicia hawaiana – per l’appunto – è un must e dove Ichiban Kasuga è chiamato a una nuova grande avventura. Like a Dragon: Infinite Wealth è irriverente, è mastodontico nella sua offerta, è attento alle novità introdotte rispetto al precedente capitolo e arriva a rendersi accessibile anche per quei giocatori che vogliono un’esperienza a metà tra l’action e quello che è sempre stato Yakuza. Siamo pronti? Honolulu ci aspetta!

L’anno del Dragone

Ichiban Kasuga ha fatto di tutto per godersi una vita normale, serena: la sua quotidianità a Tokyo è dettata dall’impiego da dipendente (a tempo determinato) e dal tentativo di fare breccia nel cuore di Saeko Mukoda. Ma il 2023 per lui prospetta delle importanti novità, soprattutto risvolti che daranno un senso alla vicenda di sua madre. Akane Kishida, ritenuta morta diversi anni prima, sembra essere stata rapita e che si trovi a Honolulu. Nella stessa città, nell’isola delle Hawaii, si trova Kazuma Kiryu, per quella che potrebbe essere la sua ultima missione: dilaniato dalla malattia che lo sta mettendo in ginocchio da tempo, anche il Dragone è in ceca di Akane, su ordine della famiglia Daidoji: i due decideranno, così, di fare squadra per raggiungere il medesimo obiettivo. A supportarli ci saranno diversi ritorni da Like a Dragon, da Nanba ad Adachi, fedeli compagni di Ichiban sia nelle scorribande che nella preparazione alla vita, passando anche per Zhao e Han, ma anche Goro Majima, Daigo Dojima, fino ad Haruka, la figlia adottiva di Kiryu. La loro presenza, insieme a molti altri comprimari che andranno a impreziosire il cast di Infinite Wealth, dà la sensazione di trovarci dinanzi a un’opera di commiato, quantomeno per la figura di Kazuma, che potrebbe arrivare a salutare l’intera saga di Yakuza con quest’ultimo capitolo, viste le proprie condizioni: un saluto che, nell’anno del Drago Verde per quella che è la tradizione cinese, capiterebbe a fagiolo.

Ichiban è un personaggio che abbiamo già avuto modo di conoscere nei precedenti capitoli di Like a Dragon, ma in questo capitolo oltre a confermare quelli che sono i suoi modi sempre molto pittoreschi e la sua visione del mondo onirica e ludica, riesce a donarci delle sfumature che non erano ancora state colte in precedenza: mantenendo quell’aplomb che è tipico giapponese, il modo in cui approccerà la tentata relazione con Sa-chan è simbolo del grande rispetto col quale è stato cresciuto da quelli che sono i suoi due padri (quello biologico e quello che lo ha cresciuto nella yakuza), ma metterà anche a nudo le fragilità di un personaggio che, nel suo essere esuberante, ha sempre delle trovate sorprendenti (peggio di un Ted Mosby qualsiasi, aggiungiamo). Ciò che traspare dalla narrazione di Infinite Wealth è quella forte dicotomia che possiamo rintracciare tra gli eventi in Giappone e quelli che, dopo una prima fase che funge da prologo, si dipaneranno alle Hawaii: il contesto strambo delle seconde va in grande contrapposizione col primo, molto più realistico, per quanto reso pittoresco da quella visione sempre giocosa di Ichiban. Tutti gli eventi sono inoltre scanditi da quelle che sono delle sfide personalità, che a seconda di ciò che diremo condizioneranno le nostre caratteristiche, delineando la nostra psicologia: ci saranno anche degli obiettivi da portare a termine (ad esempio, prendere il taxi 10 volte in città) per ottenere dei boost in Autostima, Stile, Ardore, Carisma, Bontà e Acume, così da metterci alle spalle quelli che sono i livelli di partenza, ossia Insipido, Senza vita, Fesso, Ripugnante, Spietato e Idiota.

Ogni livello in più sblocca dei potenziamenti, ad esempio portare l’Autostima al livello massimo aumenterà la resistenza alla paura, potenzierà il coraggio e anche uno slot in più sull’ereditarietà delle tecniche, mentre l’Ardore, già al terzo livello, vi darà un boost di resistenza al sonno. Fare in modo di potenziarle tutte vi permetterà di avere una build perfetta, trasformando quel fesso di Ichiban in un vero e proprio studioso. Per farlo avrete a disposizione circa 50 ore di main quest, che possono diventare 100 nel caso in cui vogliate raggiungere il platino e il massimo completamento, conquistando tutto ciò che potrete mettere sotto i vostri piedi in Infinite Wealth. Di capitolo in capitolo andrete, così, ad approfondire sempre di più cosa sta accadendo tra le fila della yakuza, dalla quale Ichiban si era allontanato per provare una strada onesta e retta: in Infinite Wealth, però, i risvolti epici che abbiamo potuto constatare nei precedenti capitoli finiscono per languire, lasciando spazio forse a una ricchezza di contenuti che troppo spesso ci fa perdere di vista l’obiettivo e la messa a fuoco definitiva di ciò che realmente ha contraddistinto Yakuza in questi anni: la potenza narrativa, il coinvolgimento, la capacità di farci affondare i piedi nella malavita organizzata giapponese.

Un appunto sull’interpretazione generale: nel caso in cui decideste di vivere l’esperienza di Like a Dragon con il doppiaggio in inglese, potreste trovare fastidiosa la scelta di tradurre alcuni dei piatti iconici della cucina giapponese. Il gyudon, oramai noto a tutti i nippofili e gli amanti della cucina asiatica, verrà pronunciato à l’inglese beef bowl, pur rimanendo nella localizzazione italiana dei sottotitoli come gyudon. Si tratta di una finezza, è chiaro, ma dal momento in cui Infinite Wealth ha l’obiettivo di farci vivere un’esperienza tipicamente giapponese è giusto segnalarlo. Il nostro consiglio è quello di procedere con un doppiaggio in giapponese, per assaporare la maggior naturalezza dei personaggi e anche le reazioni (soprattutto quelle di Ichiban, molto pittoresche), pur restando di ottima fattura il voiceover in inglese. Allo stesso tempo perderete quelle che sono le gag tipiche del giapponese che arriva in un paese americano e prova a farsi capire: se doppiato in inglese, Ichiban sarà totalmente scollato da quello che è l’obiettivo del team di sviluppo.

Honolulu, arrivo!

Infinite Wealth è un unicum nella serie di Yakuza, perché per la prima volta – come avete già capito – ci trascina fuori dal Giappone, portandoci alle Hawaii. La necessità narrativa esiste, pertanto non si tratta di un vezzo estetico dettato dal voler andare a esplorare nuove frontiere o ricreare un espediente con la finalità di evadere da una città già vista, abusata e ricreata a menadito: Ichiban viene trascinato sull’isola tropicale per un’avventura che avrà comunque modo e tempo di ricondurci a Kamurocho, il quartiere ispirato al vero Kabukichoo di Tokyo, nelle fasi iniziali ma che per lo più si dipanerà sulle spiagge e nelle viuzze di Honolulu, in una mappa grande tre volte quella del precedente capitolo. Così come abbiamo avuto una fedele e attenta ricostruzione dello scenario nipponico in tutti questi anni, non potevamo non aspettarci lo stesso per le Hawaii, con la caratteristica zona di Waikiki a fare da egida all’intero ambiente. Il quartiere più famoso e simbolico dell’intera isola sarà il palcoscenico per le nostre scorribande, tra le numerose attività a disposizione di Ichiban, pronto a tuffarsi nei locali diurni e notturni, ingaggiare battaglie contro i passanti, sempre pronti alla rissa, e intrattenersi con tutti i passatempo che Infinite Wealth mette tra le nostre mani.

La grandezza della mappa, che ricordiamo essere tre volte quella di Kamurocho, necessita di affidarsi a degli spostamenti che possano sostituire il fast travel o semplicemente agevolarci nella corsa. Per questo motivo ci vengono incontro i viaggi in taxi – a pagamento, quindi pronti a incidere sulle nostre finanze, per fortuna sempre molto laute – e anche un segway che può essere invocato in qualsiasi momento, al bisogno, ma schiavo di una batteria che ci costringe a dosarne l’utilizzo: nel corso del gioco sarà possibile potenziarlo, così da migliorarne l’autonomia, e farlo così diventare un nostro fedele compagno. L’aspetto negativo dell’utilizzo del segway è che affidarlo alla IA, segnando un punto specifico della mappa verso cui volevamo indirizzarci, non è così efficace come potevamo aspettarci: finirete per trovarvi incastrati tra le auto, oppure a essere rallentati nel corso del vostro viaggio da ostacoli che l’IA non è in grado di anticipare e aggirare. Non si tratta di un difetto insormontabile, ma comunque di un aspetto da tenere in considerazione nel momento in cui una mappa del genere dev’essere battuta e scandagliata nel miglior modo possibile.

Nel corso dell’avventura Ichiban si ritroverà, poi, a essere accolto su quella che è Dondoko Island, un’area opzionale all’interno della quale potrete andare a gestire un intero resort. L’obiettivo sarà quello di ripulire l’intera area dall’iniziale spazzatura (non solo rifiuti intesi come oggetti, ma anche come persone) e poi organizzarsi per la costruzione di quello che dovrà diventare un cinque stelle a tutti gli effetti. Non solo l’area dovrà essere difesa da eventuali assalti e attacchi dei soliti teppisti, il che vi spingerà a dover allestire una sorta di tower defence fatto di barricate e protezioni varie, ma anche ricostruita con dovizia: il crafting sarà alla base di tutto, soprattutto nel momento in cui dovrete sbloccare nuovi oggetti, dal bagno turco alle sedie, applicandovi con animazioni che vi daranno sempre grande soddisfazione: come se Ichiban avesse appena terminato la creazione della Cappella Sistina. Possiamo in grande serenità parlare di gioco nel gioco, soprattutto perché Dondoko Island andrà a produrre introiti e incassi che vi permetteranno di vedere sempre più aumentare le vostre finanze, tutte finalizzate a un miglioramento della vostra vita. Lo scimmiottamento di Animal Crossing potrebbe anche essere funzionale a una maggior comprensione di come la struttura è stata pensata, perché dovrete recarvi in giro per l’isolotto, dalla spiaggia al boschetto, per raccogliere sassi, legno, conchiglie e quant’altro, così da avere il materiale necessario per arrivare a sbloccare le vostre nuove ricette per realizzare gli oggetti utili al potenziamento del resort.

Accanto a questa attività ne indichiamo un’altra più stramba, ossia il collezionare i Sujimon. Anche qui l’intenzione del team di sviluppo sembra essere quella di scimmiottare in maniera molto compatta i Pokémon e quella che è la loro cattura: sbloccata all’inizio del secondo capitolo, prima di recarsi alle Hawaii, Ichiban riceve una sorta di Pokedex all’interno del quale andare ad annotare tutti i Sujimon, strani lottatori dall’aspetto ancora più strambo del solito, da dover registrare nel proprio dispositivo. Con più di 300 “specie” da registrare, attiverete poi anche la Lega Sujimon, con l’intenzione di andare a creare un movente ancora più forte per andare a girovagare alla ricerca di questi esseri che vanno sconfitti e registrati. Una stramberia in chiave Like a Dragon che non potete farvi scappare, soprattutto dopo aver visto il primo dei Sujimon a Tokyo.

Non sono le uniche attività secondarie, perché Infinite Wealth pullula di proposte, alcune anche estemporanee, ma tutte finalizzate al darvi una rottura del ritmo e non rendere mai noiosa la trafila dei combattimenti: tra queste annoveriamo l’app per incontri, grazie alla quale potrete chattare con possibili ragazze con cui avere degli appuntamenti, ma anche la raccolta di oggetti collezionabili, che farà il verso a quelli raccolti in Like a Dragon. Le missioni cercheranno, poi, di essere sempre variegate, offrendovi anche approcci diversi: ad esempio gli inseguimenti dei barboni tramite QTE per evitare gli ostacoli, fino alla raccolta di amici a Honolulu al suono di “Aloha”. Ce n’è davvero per tutti i gusti.

Teppisti in visita alle Hawaii

Dal punto di vista del combat system Infinite Wealth non ha puntato su nessuna grande differenza visiva: l’interfaccia permane la medesima che avevamo potuto usare e constatare nel precedente capitolo, così da poter dare continuità a chi si era già districato nelle mosse e nelle abilità di Ichiban. Per chi si trovasse, invece, per la prima volta ad approcciare il gioco specifichiamo che siamo dinanzi a un action a turni, in cui schiereremo quattro diversi personaggi a comporre il nostro team, ognuno con le proprie peculiarità, e ingaggeremo degli scontri casuali per strada contro gruppi di teppisti o malviventi. Il sistema prevede, quindi, un’azione a turno, che ci porterà a usare abilità, colpi diretti o anche a metterci preventivamente in guardia dall’attacco avversario, fino anche alla possibilità di curarci, peculiarità tipica di Ichiban. Tra quelle che sono le caratteristiche tipiche di ogni combattente troviamo anche la possibilità di lanciare oggetti contundenti (chiavi inglesi riciclate per l’occasione). Il combat system è sicuramente uno degli aspetti più divertenti di Infinite Wealth: l’approccio è sempre molto rapido, il tasso di difficoltà non è così proibitivo e rende accessibile l’esperienza nella sua interezza, con delle aggiunte che lo rendono ancora più appagante.

La grande novità arriva dalla possibilità di poter muovere il nostro personaggio all’interno di un’area delineata nell’arena di combattimento: una volta ingaggiata la sfida, quindi, sarà possibile sfruttare dei movimenti che ci condurranno non solo a evitare di colpire i nostri alleati con attacchi ad area, ma anche di trovare una posizione più agevole per affrontare un gruppo di teppisti, inanellando anche delle catene che possano infliggere colpi secondari ad altri teppisti. Allo stesso tempo sarà possibile sfruttare gli oggetti presenti sullo scenario raccogliendoli al bisogno: non di meno, la possibilità di sfruttare dei bonus da colpi ravvicinati ci verrà incontro per far ammattire chiunque ci si pari innanzi. Abbiamo constatato che la stessa IA dei nostri compagni di squadra ha compiuto dei passi in avanti: il loro intervento è molto attento alle esigenze del party, nel caso in cui vogliate mantenere una gestione automatica, così come poter combinare delle azioni sarà più accessibile e funzionale a quelli che sono i nostri obiettivi. Ovviamente avere la meglio sugli altri. Consigliamo comunque di godere a pieno dell’esperienza tenendo una gestione manuale di tutti i membri del party, così da potervi divertire a inanellare combo ambientali e sfruttare anche il Dan, il potenziamento dei danni affidato a un QTE. Inoltre, proseguendo nell’avventura vi verrà incontro anche il sistema di Annientamento, un ottimo modo per stendere gli avversari di livello inferiore senza dover ingaggiare un combattimento: riceverete meno esperienza, ma il risultato sarà quello di risparmiare tempo.

Al di là di quelle che sono le caratteristiche uniche dei vari combattenti chiamati in causa, Ichiban ha a disposizione delle invocazioni, come nei classici jRPG: qui, però, parliamo di amici pronti a pestare gli avversari con quelle che sono armi di fortuna. Si va dallo strampalato fattorino che piomba dal cielo con la propria bicicletta fino alla lottatrice con delle palle chiodate al posto delle mani. Tutti pronti a essere annoverati in quella lista di stramberie e stranezze che sono tipiche di Like a Dragon e delle quali vi abbiamo accennato in precedenza, a più riprese. Dal punto di vista dei movimenti e delle animazioni permangono quelle che sono sempre state le criticità tipiche della serie di Yakuza, quella legnosità che ha sempre contraddistinto la saga, soprattutto quando ci capita di attaccare qualche avversario che sta fissando il vuoto o guardando da tutt’altra parte: elementi che fanno inevitabilmente parte di una struttura che basa il combat system su un sistema a turni e che non lascia tridimensionalità spaziale agli avversari, impalati in attesa di essere colpiti da quelle che sono le nostre armi, che siano esse di fortuna o meno.

A ognuno il proprio lavoro

Accanto a quella che è la struttura del combat system andiamo a inserire quelle che sono le dinamiche legate al job system. Ogni personaggio ha, infatti, il proprio lavoro e le proprie caratteristiche, oltre ad avere uno sviluppo e una ghiera di abilità utile a migliorare quelle che sono le vostre statistiche. Inizierete la vostra avventura da semplice dipendente, con una build molto basica, andando a sbloccare nuove tecniche ogni volta che otterrete abbastanza esperienza da aumentare di rango e di livello. La vera problematica che affligge il sistema di Infinite Wealth è che tutti i nuovi lavori, figli delle novità del capitolo, arrivano troppo avanti nel corso dell’esperienza: in quelli che sono i 14 capitoli in cui si dipana l’esperienza finale, soltanto intorno alla metà inizieremo ad approcciare qualcosa di effettivamente ignoto per la nostra conoscenza. Per il resto del tempo saremo ben ancorati su ciò che avevamo già visto gli anni precedenti. Ciò non toglie la qualità dell’insieme: ogni job crescerà di rango, quindi con una misura diversa dal livello, e potrete cambiarlo per usare specifiche tecniche fino a trovare quella a voi più adatta, a seconda delle vostre esigenze.

Dal punto di vista tecnico è da premiare la scelta fatta del voler ambientare l’avventura di Ichiban alle Hawaii: nessun altro posto oltre Honolulu avrebbe potuto restituire a Infinite Wealth la qualità che ci è stata offerta in questo capitolo. L’intera ambientazione è sempre pronta a mettere in risalto le stramberie tipiche del mondo di Yakuza, dalle mascotte aggressive e vestite con improbabili costumi, fino ai classici teppisti che riempiono le strade di Honolulu e i suoi quartieri. Di grande valore tecnico è anche la struttura labirintica da dungeon crawler che ritroverete all’accesso del – appunto – labirinto: un cunicolo all’interno del quale potersi introdurre cercando di raggiungere le profondità sempre più pericolose (appassionati di Etrian Odyssey, assemble!). Sulla qualità di quello che è l’insieme delle strade che caratterizzano il Giappone c’è poco da ribadire: tutto è realizzato con un’altissima qualità e attenzione ai dettagli, per avere una città che vive e che pullula, non solo di teppisti, ma anche di persone che affrontano le loro rispettive vite. La possibilità di interagire con praticamente qualsiasi cosa rappresenta il valore aggiunto del prodotto, così come la raccolta di oggetti disseminati per strada.

Non possiamo far passare inosservata la cura dell’illuminazione, soprattutto nel momento in cui le Hawaii vivono della luce naturale del sole. La vita notturna ha degli stralci realizzati con una cura e una minuzia invidiabile, soprattutto quando le strade illuminate devono fare i conti con la luce della luna e offrire un caleidoscopio fatto del panorama hawaiano. Dalle spiagge alle vie cittadine, tutto pullula di una cura altissima, che non vi stancherà praticamente mai. Arricchito, tra l’altro, da un ottimo doppiaggio e un accompagnamento musicale che vi dà accesso a una serie di playlist e di brani che potete riprodurre a vostro piacimento, tutto per soddisfare le esigenze di chiunque e rendere più ritmato il vostro tempo alle Hawaii.

85
Like a Dragon: Infinite Wealth
Recensione di Mario Petillo

Like a Dragon: Infinite Wealth è la summa di tutto ciò che la saga di Yakuza ha voluto raccontare ed esprimerci nei suoi anni. Aumentando in maniera esponenziale la mappa a disposizione, andando ad apportare poche ma significative migliorie al combat system, l'avventura di Ichiban riesce a coadiuvare da un lato la potenza dell'irriverenza delle Hawaii e dall'altro quella che è la sacralità e l'epica dei momenti vissuti da Kazuma in Giappone. Grazie a Dondoki Island e tutti i dungeon segreti del labirinto avrete una varietà di contenuti tale da permettervi di mantenere sempre alto il ritmo e districarvi in qualsiasi attività vogliate, senza mai trovarvi ingarbugliati in meccaniche eccessivamente prolisse e monotone. Con una durata potenzialmente alta, rispettando le esigenze di chi vuole applicarsi in tutte le attività secondarie e di chi vuole andare rapido verso l'obiettivo della main quest, Infinite Wealth diventa una fisarmonica nelle mani di chiunque. Una volta superata l'asprezza di alcune animazioni e di una struttura che non sposa la fluidità dei movimenti avrete valicato l'unica barriera che si separa dall'irriverente divertimento di Like a Dragon.

ME GUSTA
  • Una marea di contenuti e Dondoki Island è un gioco nel gioco
  • La capacità di scrittura di alternare l'irriverenza all'epica
  • Le Hawaii sono grandi tre volte Kabukicho
  • Poche ma significative novità nel combat system
FAIL
  • La trama non riesce a mantenere gli standard epici del passato
  • Permane qualche legnosità tipica della saga
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