Oggi è il Blue Monday, ovvero il terzo lunedì del primo mese dell’anno, considerato anche il giorno più triste tra i 365 giorni che affronteremo. La prima volta in cui si è tirato in ballo il Blue Monday è stato nel 2005, ed a parlarne fu lo psicologo Cliff Arnall. Ma andiamo a comprendere da dove nasce questa giornata.
Cliff Arnall stabilì l’origine del Blue Monday attraverso un calcolo matematico, specificando che si tratterebbe della giornata più triste per coloro che abitano nell’emisfero boreale. Lo psicologo dell’Università di Cardiff stabilì l’esistenza del Blue Monday calcolando alcune variabili, tra le quali possiamo menzionare il meteo, i soldi spesi a Natale ed il relativo senso di colpa, ed il calo delle motivazioni dopo le festività.
Il fatto che a stabilire un calcolo del genere sia stato uno psicologo fa notare come il Blue Monday abbia una forte correlazione con il campo psicologico. Sembra, infatti, che i propositi del nuovo anno vadano a scemare dopo le prime settimane del mese, facendo comprendere le difficoltà di attuarli.
Il meccanismo psicologico che nasce attraverso questa delusione porterebbe al senso di frustrazione e tristezze che andrebbe a concretizzarsi nella terza settimana di gennaio. Le poche ore di luce, ed il clima invernale contribuirebbero ad aumentare questo senso di tristezza.
Come affrontare il Blue Monday
Il fallimento dei buoni propositi è un meccanismo psicologico che è diventato tematica di discussione sul web. Sembra che l’80% dei buoni propositi stabiliti ad inizio anno presto vadano a scemare. Il tutto è spiegabile con il fatto che la proiezione ideale iniziale, ad un certo punto, si vada a scontrare con i dati di fatto della realtà.
La dottoressa Valeria Fiorenza Perris ha spiegato all’Ansa che:
Un dato proposito non ci appartiene, ma è, invece, suggerito da condizionamenti esterni. Occorre essere realmente predisposti ad abbracciare il cambiamento. Questa apertura significa avere la reale volontà di mettersi in gioco, esplorando prospettive sconosciute, affrontando nuove sfide, uscendo dalla propria comfort zone per vincere timori o resistenze.
Serve, perciò, una reale volontà di cambiare per poter affrontare dei reali nuovi propositi, evitando così i Blue Monday.
Una trovata pubblicitaria?
Ma, nonostante il Blue Monday sia diventato praticamente una sorta di appuntamento fisso da calendario, la teoria di Cliff Arnall sarebbe stata smentita. Nel 2012, attraverso un articolo pubblicato sul Guardian, il neuroscienziato Dean Burnett parlava della tesi di Arnall definendola “ridicola”. A suo giudizio le variabili sarebbero arbitrarie, impossibili da quantificare e incompatibili tra di loro.
Sotto accusa anche il fatto che il calcolo di Arnall sul Blue Monday sarebbe nato attraverso una collaborazione pubblicitaria con la compagnia di viaggi Sky Travel. L’obiettivo sarebbe stato quello di portare le persone a trovare un senso di tristezza e frustrazione da sfogare nello shopping.
E se anche il Blue Monday fosse una trovata pubblicitaria, ci sono psicologi che ammoniscono sul fatto che possa diventare una profezia che si autoavvera. Il rischio sarebbe, addirittura, quello di creare in futuro una sorta di suggestione concretizzata che porterebbe le persone a chiedere di essere esonerate dal lavoro durante il Blue Monday. Ne ha parlato la psicoterapeuta Roberta Milanese a GQ Italia.
Per quanto riguarda i riferimenti pop e Nerd il Blue Monday è ormai associato al personaggio di Tristezza di Inside Out. Proprio il lungometraggio insegna come sia importante riconoscere la tristezza all’interno di noi stessi, facendola sfogare per ritrovare un nuovo equilibrio. Tristezza ritornerà anche nel secondo capitolo della saga animata di Iside Out. Il film è atteso nelle sale a giugno di quest’anno.
Ma Blue Monday è anche uno dei brani musicali più noti degli anni Ottanta, realizzato dai New Order. Sul titolo dato al pezzo, Peter Hook ha dichiarato:
Volevamo che fosse una cosa vaga. Stavo leggendo di Fats Domino. Aveva una canzone intitolata Blue Monday, e quel giorno era proprio un lunedì, ed eravamo tutti infelici quindi ho pensato, “Oh, bene, è abbastanza azzeccato”.
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