Universo a raggi X: il telescopio giapponese XRISM rivela i primi dati

Il giorno 6 settembre 2023 è stato quello designato per il lancio del telescopio spaziale a raggi X XRISM. L’agenzia spaziale giapponese JAXA ha collaborato con la NASA a questo progetto e proprio nei primi giorni del 2024, sono stati rivelati alcuni dati. Quelli comunicati dagli addetti ai lavori indicano l’estate del 2024 come il periodo in cui inizieranno le operazioni scientifiche, per le quali è stato progettato lo stesso telescopio.

La collaborazione tra queste due comunità scientifiche, punta alla scoperta di rivelazioni fin adesso sconosciute. L’idea cardine è di individuare le regioni più calde dell’universo, oppure, si affaccerà con lo studio, a quei pianeti che hanno un potere di gravità più energico, o anche, rivelare quali siano gli elementi più grandi.

NASA e Giappone insieme per scoprire cosa c’è nell’universo

Queste due agenzie, quella del Giappone insieme alla NASA, hanno stretto una collaborazione, utilizzando i loro strumenti specifici, per scoprire ciò che a oggi rimane un mistero. Cercano di dare delle risponde alle molte domande degli scienziati, su cosa, per esempio, si nasconde nell’immensa distesa scura con i suoi corpi celesti che al momento è sconosciuto e, un dubbio importante, è cosa aspettarsi nel futuro.

La NASA ha messo in campo Resolve, uno strumento scientifico sviluppato insieme a JAXA. Invece il Giappone lavora sul campo il suo Xtend, un imager a raggi X. Il Resolve è in termini tecnici chiamato spettrometro microcalorimetrico.

Come funzionano i due strumenti

Resolve e Xtend hanno una funzione simbiotica, una sinergia ideata per fornire delle informazioni, che in passato non era possibile ricreare. Resolve è stato creato per funzionare a una semplice frazione sopra lo zero assoluto e si trova all’interno di un contenitore con all’interno elio liquido, che ha le dimensioni simili a un frigorifero. Il rilevatore 6 x 6 pixel di Resolve, quando viene surriscaldato da un lancio di raggio X, il dispositivo subisce il surriscaldamento, in una determinata quantità proporzionale al suo carico di energia. Quando poi si vanno a esaminare le informazioni rilasciate da ogni singolo raggio X, si scoprono come sopra detto, un tipo di informazioni che in precedenza non erano disponibili tramite la sorgente stessa.

Si tratta di un lavoro simbiotico dei due strumenti, i quali già sottoposti ad alcuni test, hanno rilasciato un’istantanea affascinante che rivela un ammasso di centinaia di galassie, con uno spettro che evidenzia un’altra galassia vicina, che presenta resti stellari.

I test con Resolve

Gli studiosi hanno utilizzato Resolve per alcuni test particolari, uno di questi ha interessato lo studio su N132D. Ossia, un resto di supernova, tra le più splendenti, che deriva da quella che gli scienziati hanno chiamato Grande Nube di Magellano; si tratta di una galassia nana che dista circa 160 anni luce e che si trova nella costellazione meridionale del Dorado.

Lo studio ha evidenziato che i resti di supernova in espansione possono avere circa 3 mila anni e la sua formazione, possa essere legata a una stella, la cui massa è quindici volte quella del Sole, che rimasta senza carburante, collassò fino a esplodere.

Test su Xtend

Sono stati eseguiti anche dei test con Xtend. Si tratta, come accennato, di un imager a raggi x che fornisce una visione con un ampio campo visivo. Questo è riuscito a intrappolare un’immagine a raggi X di Abel 2319, ossia un ricco ammasso di galassie che a circa 770 milioni di anni luce di distanza. Questa si trova nella costellazione settentrionale del Cigno.

Quest’osservazione ha permesso di tastare sul campo l’ampiezza del campo visivo di Xtend. Di fatti, Abel 2319, si tratta di un quinto ammasso di raggi X, con una importante luminosità nel cielo, che in base a quanto confermano gli osservatori, sembra che stia subendo un forte evento di fusione.

Gli scienziati hanno dichiarato di essere sorprendente soddisfatti di questi strumenti, nonostante sia sorta una complicazione con Resolve. Ossia, non si è aperta come avrebbe dovuto, la porta che copre il rivelatore dello strumento di Resolve. Il gruppo responsabile è al lavoro per risolvere al più presto il problema.

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