God of War Ragnarok: Valhalla, recensione di un DLC di altissimo valore ludico e narrativo

God of War Ragnarok: Valhalla è arrivato tra le nostre mani in maniera inaspettata: la community anelava un’espansione che potesse continuare la storia di Kratos e potesse raccontarci cosa sarebbe accaduto ad Atreus dopo la separazione dal padre, invece ci siamo trovati dinanzi a un roguelike con una struttura semi-procedurale che, finché non è stata a nostra disposizione, ci aveva lasciato un po’ scettici. Dopo aver trascorso abbastanza tempo all’interno del Valhalla, però, possiamo affermare di essere dinanzi a un DLC di una qualità straordinaria, in grado – con un percorso ricorsivo e che a prima vista potrebbe sembrare ripetitivo – di offrire una meccanica videoludica affascinante ed estremamente funzionante, che ha una potenzialità infinita. Tra l’altro offerta gratuitamente.

Le porte del paradiso

Un invito non firmato, una lettera che spinge Kratos verso le porte del Valhalla. Là dove termina il percorso dei guerrieri valorosi, caduti in battaglia e pertanto meritevoli di essere accolti nella sala di Asgardr, l’oramai pentito dio della guerra spartano, privato di suo figlio, decide di recarsi per accogliere l’invito e combattere, ancora una volta, i propri demoni. Dopo quanto accaduto durante il Ragnarok, Kratos è alle prese con altri dubbi, altrettante incertezze: la caduta di Asgard ha fatto di lui un nuovo simbolo del popolo norreno, in grado di debellare Odino e spingendolo a ottenere quel posto che si era già conquistato a Sparta, quello di dio della guerra. Il percorso all’interno del Valhalla è un’occasione per il Nostro, non solo per temprare nuovamente il proprio spirito, ma anche per procrastinare il dover affrontare quella che è stata la convocazione da parte di Freya, che lo vuole accanto a sé nel nuovo ordine divino norreno.

Affiancato da Mimir, Kratos attraversa i cancelli del paradiso ritrovandovi un serpente di stanze e di incroci che lo porteranno a ragionare sul proprio passato, ad affrontare i propri ricordi e a ricostruire tutto ciò che lo fece fuggire da Sparta, tra rimpianti e demoni. Mantenendo quella stessa struttura narrativa che lo scorso anno aveva permesso a God of War di portare a casa il premio di Best Narrative Game ai The Game Awards, Kratos cederà il passo a quella narrazione emergente che andrà a intessere un puzzle che si inerpica su una struttura procedurale a metà, ricorsiva e pronta a calarci in un loop che non finirà mai di accontentare la nostra sete di sangue.

La semi-proceduralità di Santa Monica

Valhalla non può essere incastonato in un preciso quantitativo di ore per essere portato a termine, proprio per la sua natura ricorsiva e per il suo essere estremamente modulare: ogni giocatore potrà impiegare un tot di tempo, partendo dal presupposto che sarà necessario – perché forzati dal gioco stesso – a ripetere più volte le stesse boss battle e i medesimi percorsi. Per aiutarvi a comprendere meglio ci caliamo in una veloce analisi del core loop pensato da Santa Monica. Kratos all’ingresso del Valhalla perderà tutti i suoi poteri, le sue abilità e qualsiasi perk acquisito nel corso dell’avventura principale: una tabula rasa che lo costringerà a recuperare i propri poteri in due diverse modalità. La prima è persistente, legata al consumo di una valuta in-game acquisita durante i vari percorsi nel Valhalla, la seconda, invece, è temporanea e legata a delle tavole presso le quali recarsi durante il proprio cammino: va da sé che quest’ultima verrà resettata a ogni game over che ci ricondurrà alle porte del Valhalla.

Il ritorno all’inizio non è solo figlio, però, della nostra caduta in battaglia, perché Kratos in alcuni momenti della storia sarà costretto a ritornare dalle Valchirie e da Freya, perché troppo provato da ciò che sta ricordando e dalle rivelazioni che lo colpiranno di volta in volta. Per questo ogni run deve massimizzare gli sforzi di raccolta sia dei potenziamenti che di ciò che compone la valuta da usare per i potenziamenti persistenti. Sconfiggere i nemici e aprire i vari scrigni disseminati nelle diverse stanze, che replicano le ambientazioni di Ragnarok, vi permetterà di accumulare attacchi runici, abilità passive, aumento delle proprie statistiche e più avanti anche i cimeli, che potranno essere usati soltanto per un certo numero e poi, eventualmente, sostituiti da altri nel caso in cui doveste trovarli.

Per incentivare il ricambio di equipaggiamento e di build di run in run, Santa Monica ha anche pensato di inserire dei perk casuali basati sullo scudo che equipaggerete e il tipo di Furia che deciderete di usare, fornendovene anche una quarta inedita, Eredità, figlia di un ricordo e di un incontro con una divinità greca che non ha un ottimo rapporto con Kratos. Si tratta di una potente spada che finirà per essere la vostra scelta preferita in sede di combattimento, ma che vi metterà dinanzi all’importante bivio: più valuta in-game o più potenza? Per raggiungere l’ultima stanza del regno, d’altronde, God of War vi mette dinanzi a numerose scelte, soprattutto quando a metà del percorso vi ritroverete a lottare anche con un timer che potenzierà, allo scadere di ogni barra, gli avversari: continuerete a raccogliere tesori rischiando di incappare nella morte e dover, quindi, ricominciare o punterete forte all’obiettivo accontentandovi di quello che avete?

Mille build per un solo guerriero

Valhalla basa tutto sulla sperimentazione, sullo spingervi a provare tutto ciò che God of War Ragnarok aveva messo a vostra disposizione e che avete, per una questione di adattamento o di preferenza, evitato. Le stesse missioni che vi verranno affidate da Sigrun e dalle sue sorelle, sulla Spiaggia Nera, alle porte dell’ingresso del Valhalla, serviranno per andare ad alternare tutte le vostre abilità e i vostri attacchi, proprio con l’obiettivo di dare soddisfazione all’interno ventaglio di proposta ludica. Tra l’altro le ricompense dei vari forzieri saranno sempre casuali e deciderete a quale stanza successiva accedere soltanto affidandovi a quelli che sono i simboli apposti sulle porte di ingresso, dei glifi che indicano se lì troverete un power up per le vostre statistiche, per le vostre armi, un attacco runico e quant’altro, fino anche a dei punti interrogativi o anche delle boss battle che segneranno i veri crocevia per procedere.

Il tutto equilibrato in maniera più che ottima, perché per ogni combattimento avrete sempre Mimir pronto a supportare l’avanzata con la narrazione di cui parlavamo prima: non ci sono solo i rimpianti di Kratos, da prendere in considerazione, ma anche ciò che è accaduto al più saggio degli dei norreni. Persino la ripetizione degli incontri (vi capiterà di incontrare, ad esempio, Tyr almeno 4 volte) e delle boss battle finirà per darvi soddisfazione, sia perché chiamati ad affrontarle in maniera diversa ogni volta, sia perché andrete ad aggiungere elementi al puzzle in modo costante. Rimanere delusi e affranti dalla ripetitività sarà praticamente impossibile: l’unico sentimento che vi concediamo è quello di disperazione dinanzi a un game over durante una run nella quale ci eravamo preparati al meglio. Ma non abbastanza, forse. 

Valhalla di ora in ora di gioco finirà per infilarvi in un loop dal quale non vorrete uscire: ogni sconfitta e ogni ritorno alla Spiaggia Nera vi spingerà a voler riprendere il cammino, potenziandovi e trovando la combinazione adeguata per avere la meglio sugli avversari. Ogni run, tra l’altro, sarà impreziosita dal fatto che sarete riusciti ad aumentare le vostre statistiche in maniera persistente, andando anche a soddisfare le richieste dei trofei, che pretendono di arrivare al massimo in tutto ciò che vi permetterà di recuperare le vostre capacità e abilità. Kratos non può sottrarsi a questo cammino che lo condurrà anche a reminiscenze del passato e incontri con alcune divinità del passato (una abbastanza fastidiosa). Affrontando tutto con la medesima solennità e andando incontro al proprio destino, il dio della guerra si ritroverà ancora una volta al centro di quella grande lotta con sé stesso, alla ricerca della verità, in grado di fornirci un epilogo più che affascinante e appassionante sulla vicenda di Ragnarok. In attesa di sapere dove ci condurrà, la prossima volta, Santa Monica: perché se le strade di Kratos si sono spinte verso il Valhalla, sarà necessario sapere quale direzione ha preso adesso Atreus. Che sia pronta un’appendice anche per lui?

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