L’azienda Neuralink di Elon Musk, che si occupa di interfaccia cervello-computer o interfaccia neurale (BCI), pare sia pronta a iniziare l’impianto di chip cerebrali assistiti da robot. Come riporta Bloomberg, l’azienda non ha annunciato con esattezza quando intende effettuare il primo impianto con il suo robot chirurgo su misura, ma Musk sta spingendo perché avvenga il prima possibile. Un ostacolo è rappresentato dal fatto che l’azienda non ha ancora trovato il volontario ideale, nonostante l’apparente interesse suscitato dall’approvazione per la sperimentazione umana da parte della Food and Drug Administration a maggio e dal successivo annuncio a settembre del reclutamento dei primi soggetti umani.
Il candidato ideale
Il candidato ideale secondo Neuralink, sarebbe una persona di età inferiore ai 40 anni, paralizzata a tutti e quattro gli arti e, naturalmente, disposta a farsi rimuovere una parte del cranio e a sostituirla con un impianto della grandezza di una moneta che, si spera, sarà in grado di raccogliere dati dal suo cervello. Le persone affette da tetraplegia dovuta a lesioni del midollo spinale cervicale o a sclerosi laterale amiotrofica (SLA) possono avere i requisiti necessari. Come sottolinea il biografo di Musk, Ashlee Vance, nell’articolo di Bloomberg, migliaia di persone hanno espresso interesse a diventare la prima persona a cui impiantare il chip cerebrale di Musk nella testa. All’estremità opposta dell’euforia, tuttavia, c’è l’inquietante recente ondata di notizie sugli esperimenti condotti dall’azienda sui macachi rhesus, molti dei quali sarebbero diventati visibilmente angosciati, avrebbero tentato di farsi del male, si sarebbero ammalati gravemente o sarebbero morti dopo l’impianto.
Il destino dei macachi che hanno fatto da cavia per primi
Vance insiste sul fatto che, durante le sue visite agli impianti della Neuralink a Fremont, in California, le condizioni sono di gran lunga migliori rispetto quanto ci si potrebbe aspettare dalla recente ondata di notizie macabre sui destini orribili toccati alle scimmie macaco rhesus. Secondo quanto riferito da Vance, le scimmie della struttura di Fremont – che secondo lui sono lo stesso gruppo che ha visto negli ultimi tre anni – sono ora in buona salute: ad alcune sono stati impiantati nel cervello modelli più recenti, alcune sono state ritirate in santuari e solo una ha dovuto essere eutanizzata. Oltre ai videogames, a cui le scimmie giocano “quando ne hanno voglia” (attività alle quali sono sottoposti per aiutare l’aspetto della lettura della mente negli esperimenti), i macachi hanno anche grandi spazi pieni di giocattoli e alberi finti, spiega il giornalista, e possono anche guardare la TV e ascoltare musica.
Le altre scimmie di Neuralink
Sebbene il ritratto che Vance dipinge sia armonioso e sereno – anche se certamente surreale – è impossibile ignorare le notizie su ciò che è accaduto alle altre scimmie Neuralink. Come ha riportato Wired il mese scorso, il cervello di una femmina di macaco si è letteralmente “rotto” dopo l’impianto del chip. Invece di praticare l’eutanasia quando si sono resi conto di ciò che stava accadendo, gli scienziati della UC Davis, che stavano sperimentando sul primate per conto di Neuralink, l’hanno lasciata in vita per vedere cosa potesse succedere. Dopo la sua morte, l’autopsia ha rivelato che il chip aveva fatto fuoriuscire del liquido nel cervello della scimmia, causandone un’infiammazione tale da farlo sporgere dalla parte posteriore del cranio.
La colpa non è del chip ma degli errori umani
Secondo Bloomberg, Neuralink sostiene che questo incidente – e tutti gli altri che hanno reso la questione molto inquietante negli ultimi mesi- sono stati il risultato di un errore umano piuttosto che di difetti dell’apparecchiatura stessa. Finora Neuralink ha impiantato chip unicamente nel cervello di animali. Nel 2021 l’azienda ha mostrato il video di un primate che gioca con un videogame utilizzando solo il suo pensiero. Fatto sta che gli esperimenti di Neuralink – stando a un’inchiesta raccontata in esclusiva da Reuters a dicembre 2022 – hanno portato alla morte di almeno 1.500 animali tra cui maiali, pecore, ratti e – appunto – scimmie.
La fase di reclutamento per i volontari umani: lo studio PRIME
Dopo aver ricevuto l’autorizzazione a iniziare i suoi test sul cervello umano dalla Fda, Neuralink ha aperto lo scorso 19 settembre la fase di reclutamento per il suo primo studio clinico sull’uomo. Dopo questo primo step importante, l’azienda ha ottenuto anche l’approvazione dalla prima sede ospedaliera per iniziare il reclutamento per lo studio clinico sull’uomo. Lo studio PRIME (acronimo di Precise Robotically Implanted Brain-Computer Interface) è “un’innovativa sperimentazione su dispositivi medici per l’interfaccia cervello-computer (BCI) completamente impiantabile e senza fili – che ha lo scopo di valutare la sicurezza dell’impianto (N1) e del robot chirurgico (R1) e di valutare la funzionalità iniziale della nostra BCI, per consentire alle persone con paralisi di controllare dispositivi esterni con il pensiero. Così viene descritta la fase di sperimentazione nel sito ufficiale di Neuralink.
We’re excited to announce that recruitment is open for our first-in-human clinical trial!
If you have quadriplegia due to cervical spinal cord injury or amyotrophic lateral sclerosis (ALS), you may qualify. Learn more about our trial by visiting our recent blog post.…
— Neuralink (@neuralink) September 19, 2023
Le fasi d’impianto
Durante lo studio, il robot R1 verrà utilizzato per posizionare chirurgicamente i fili ultra sottili e flessibili dell’impianto N1 in una regione del cervello che controlla l’intenzione di movimento. Una volta posizionato, l’impianto N1 è esteticamente invisibile e ha lo scopo di registrare e trasmettere i segnali cerebrali in modalità wireless ad un’applicazione che decodifica l’intenzione di movimento. L’obiettivo iniziale del BCI è garantire alle persone la capacità di controllare il cursore o la tastiera di un computer usando solo il pensiero. Attualmente, l’operazione è piuttosto complessa e richiede un intervento chirurgico di almeno due ore, durante il quale viene eseguita una craniectomia. A questo si aggiungono circa 25 minuti impiegati da un robot per applicare al cervello elettrodi e fili estremamente sottili, in totale 64, collegati al chip che sostituirà la porzione di cranio rimossa. Coloro che si sottoporranno all’intervento subiranno la rimozione di una porzione di cranio con un diametro di circa 2,2 centimetri.
In less than one minute, our custom-made femtosecond laser mill cuts this geometry in the tips of our needles. The tip is only 10 to 12 microns in width—only slightly larger than the diameter of a red blood cell. The small size allows threads to be inserted with minimal damage to… pic.twitter.com/c9Q6CLzsjS
— Neuralink (@neuralink) October 25, 2023
Il passo in avanti di Musk
In confronto agli impianti proposti da altre aziende, che già consentono ai pazienti di eseguire azioni come spostare un cursore su un monitor attraverso il pensiero, Elon Musk mira a compiere un significativo passo in avanti con Neuralink. L’obiettivo è creare una rete estesa di cliniche in cui sarà possibile ricevere un chip cerebrale in pochi minuti. Lo studio PRIME è condotto nell’ambito dell’esenzione per dispositivi in fase di sperimentazione (IDE) concessa dalla FDA nel maggio 2023 e rappresenta un passo importante nella missione di creare un’interfaccia cerebrale generalizzata per restituire l’autonomia a chi ha un certo tipo di esigenze mediche. Chi volesse diventare un’aspirante volontario idoneo a partecipare alle sperimentazioni cliniche attuali e future di Neuralink, può prendere in considerazione la possibilità di unirsi al Registro dei Pazienti.