Nell’intervista esclusiva con Lega Nerd, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con gli editor Claire Ferguson, Peter Norrey, Nick Ryan e Natalie O’Connor, i cervelli dietro la docu-serie “The Enfield Poltergeist” su Apple TV+. Claire e Peter hanno condiviso con noi i dettagli del loro coinvolgimento nell’entusiasmante progetto e come il montaggio ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione di una narrazione coinvolgente.
Su Apple TV+ ha debuttato “The Enfield Poltergeist”, una serie documentaria in quattro parti che rivisita il presunto fenomeno paranormale realmente accaduto a una famiglia nella Londra degli anni ’70.
La serie si basa su oltre 250 ore di registrazioni audio d’archivio per ricreare gli eventi noti come il “Poltergeist di Enfield”, che in seguito hanno ispirato il film “The Conjuring 2”. Nei quattro episodi, gli eventi di Enfield vengono ricostruiti utilizzando le registrazioni effettuate da Maurice Grosse, un investigatore del paranormale che aveva archiviato tutte le sue interviste sin dagli anni in cui si sono verificati gli eventi. La produzione ha creato una replica della casa comunale dove si sono verificati i fenomeni paranormali, consentendo agli attori di reinterpretare ciò che è udibile nelle registrazioni.
La serie offre anche l’opportunità di ascoltare le testimonianze di coloro che sono stati coinvolti negli eventi, tra cui le sorelle Janet e Margaret Hodgson. Di seguito il trailer pubblicato su YouTube:
Gli editor hanno spiegato che il processo di creazione della serie è stato tutto tranne che ordinario. Hanno iniziato con centinaia di ore di materiale audio, circa 250 ore, con cui hanno dovuto lavorare a fondo prima di iniziare la fase di ripresa. L’intera operazione è stata paragonata a mettere insieme un gigantesco puzzle, ma con un’interessante sfida: non sapere esattamente quali pezzi avrebbero composto l’immagine finale. Questa prospettiva unica ha reso il processo di produzione estremamente stimolante, spingendoli dal materiale grezzo dei nastri all’emozionante risultato che possiamo vedere in serie.
Un elemento chiave nel processo di montaggio è stato bilanciare gli elementi narrativi, che spaziano dalle rievocazioni alle interviste, passando per archivi audio e video d’epoca. Claire e Peter hanno sottolineato come il loro obiettivo fosse quello di mantenere un legame stretto con la realtà, considerando che stavano raccontando una storia vera. La serie si basa su eventi reali, su vere esperienze umane e veri traumi, e questo aspetto ha guidato gran parte delle decisioni di montaggio.
Un altro elemento degno di nota è stato l’uso di oggetti reali, incluso un’auto, che ha aggiunto un tocco di autenticità alla narrazione. Claire ha spiegato che la serie “The Enfield Poltergeist” è stata un’opportunità unica per esplorare il lato umano di storie paranormali, affrontando la psicologia e i drammi che si celano dietro tali esperienze. Peter ha condiviso una storia personale sulla sua suocera, che gli ha raccontato di un’esperienza paranormale in famiglia, un aneddoto che ha contribuito a plasmare il suo interesse per il progetto.
Claire e Peter hanno sottolineato come il loro obiettivo fosse quello di mantenere un legame stretto con la realtà, considerando che stavano raccontando una storia vera.
Gli editor hanno anche ricordato momenti memorabili durante la produzione, come la creazione di una scena chiave con Janet Hodgson, uno dei personaggi chiave della storia. Questa scena ha catturato l’attenzione dello spettatore, trasmettendo l’emozione e la realtà delle esperienze vissute. Inoltre, Claire ha raccontato un evento straordinario che è avvenuto al termine della produzione, quando ha avvertito una connessione insolita con la musica che stava ascoltando in un bar.
In definitiva, l’intervista ci ha offerto un’interessante incursione nei retroscena di “The Enfield Poltergeist” e ci ha fatto comprendere meglio il lavoro attento e meticoloso svolto da Claire e Peter nel creare una narrazione coinvolgente e autentica basata su esperienze reali. La serie è molto più di una semplice storia di fantasmi, è un’immersione nella psicologia umana e nei drammi che si nascondono dietro tali eventi paranormali.
Il design dietro “The Enfield Poltergeist”
Abbiamo inoltre avuto l’opportunità di conversare con Natalie O’Connor, la talentuosa designer di produzione che ha lavorato sulla docu-serie “The Enfield Poltergeist” di Apple TV+. Natalie ci ha offerto uno sguardo approfondito sul processo di progettazione e costruzione del set, con l’obiettivo di ricreare in modo accurato la storica casa di Enfield e altre location coinvolte nella storia.
La sfida di riprodurre la casa di Enfield in modo autentico ha richiesto un’attenta pianificazione e una minuziosa ricerca di riferimenti dell’epoca. Natalie ha spiegato che avevano a disposizione numerose fotografie dell’epoca, anche se spesso erano in bianco e nero e poco dettagliate. Jerry, il regista, aveva insistito affinché il set rispecchiasse il più fedelmente possibile la casa originale, in modo da supportare l’audio originale e creare un’atmosfera autentica.
La designer ha ricavato alcune misure e dettagli dal diario di Morris Gross, uno dei protagonisti della storia, e ha incrociato queste informazioni con immagini delle vere case presenti sulla stessa strada. Hanno persino dovuto ridisegnare alcuni elementi, come carte da parati e tappeti, per assicurarsi che fossero fedeli all’originale. Un aspetto particolarmente impegnativo è stato la ricerca di poster che decoravano le pareti della casa. Natalie ha raccontato di come abbia dovuto cercare riviste dell’epoca, come Jackie Magazine, per trovare le immagini giuste. L’attenzione ai dettagli è stata cruciale, e sono stati compiuti sforzi straordinari per ricreare il set in modo autentico.
La sfida di riprodurre la casa di Enfield in modo autentico ha richiesto un’attenta pianificazione e una minuziosa ricerca di riferimenti dell’epoca.
Natalie ha spiegato che hanno dovuto girare tutte le location, compresi il laboratorio di Morris, l’ufficio di Anita Gregory, l’ufficio di Guy Playfair e persino la Dark Room, come set. Gli esterni della casa erano anch’essi una creazione di set parziale, e le riprese si sono svolte sulla vera strada di Enfield.
Inoltre, sono stati utilizzati oggetti e attrezzature autentici dell’epoca, come materiale della Society of Psychical Research, che ha aggiunto una dimensione di realismo alla produzione. Hanno persino coinvolto veri cacciatori di fantasmi con attrezzature d’epoca per garantire la precisione storica.
L’approccio di Natalie e del suo team è stato meticoloso, e hanno cercato di replicare con la massima precisione possibile ogni dettaglio, dai poster alle decorazioni d’epoca, rendendo il set un’interpretazione autentica della storia dell’Enfield Poltergeist.
Natalie ha sottolineato che il progetto è stato veloce, ma grazie alla sua esperienza precedente in un pilot del progetto, aveva già effettuato molte delle ricerche necessarie. La costruzione del set ha richiesto circa quattro o cinque settimane, e questo ritmo serrato era dovuto alla complessità e all’attenzione ai dettagli che richiedeva il progetto.
Inoltre, Natalie ha condiviso un dettaglio affascinante riguardo alla macchina di Morris Gross, che si è rivelata essere la vera auto di Morris usata nelle riprese. Un’ironica coincidenza che ha aggiunto un tocco di autenticità alla produzione.
Infine, Natalie ha evidenziato quanto sia stato coinvolgente lavorare su un progetto che ha richiesto un’attenzione così scrupolosa per i dettagli, contribuendo a trasportare gli spettatori nell’atmosfera dell’Enfield Poltergeist. La dedizione al realismo storico ha reso il progetto ancora più affascinante e coinvolgente.
Il sound designer di “The Enfield Poltergeist”
Abbiamo avuto l’opportunità di discutere anche con Nick Ryan, il talentuoso sound designer della serie documentaria “The Enfield Poltergeist” di Apple TV+, abbiamo ottenuto una visione approfondita del meticoloso lavoro alla base della creazione dell’ambientazione sonora coinvolgente ed inquietante della serie.
Nick ha discusso come il suono sia centrale nella serie, e tutto inizia con le registrazioni audio. Le registrazioni, per un totale di 250 ore di nastri audio provenienti dagli eventi reali, hanno svolto un ruolo cruciale nella costruzione della narrazione. L’approccio di Nick era quello di mantenere l’autenticità di queste registrazioni senza modificarle, rendendole parte integrante della storia. Le registrazioni sono state presentate nella loro forma originale, monofoniche e lo-fi, aggiungendo un livello di autenticità alla narrazione.
Inoltre, il design del suono nella serie aveva l’obiettivo di creare una distinzione in termini di prospettiva e spazialità tra le registrazioni e gli altri elementi sonori. Il design del suono, essendo ad alta fedeltà e spaziale, rappresentava spesso ciò che gli spettatori avrebbero potuto immaginare al di là delle registrazioni. La musica costituiva un ulteriore strato, supportando la narrazione e aggiungendo profondità alla storia.
Le registrazioni, per un totale di 250 ore di nastri audio provenienti dagli eventi reali, hanno svolto un ruolo cruciale nella costruzione della narrazione.
Nick Ryan ha rivelato di essere già a conoscenza della storia dell’Enfield Poltergeist a causa del suo lavoro precedente nel genere horror, inclusi progetti radiofonici che si sono ispirati a questa storia. Tuttavia, l’unicità di questo progetto risiede nel fatto che si trattava di un documentario con vere registrazioni su nastro. Nick ha condiviso che inizialmente era riluttante ad ascoltare le registrazioni, temendo di essere trascinato nel loro mondo. Ma una volta iniziato ad ascoltarle, ha scoperto che la bassa qualità delle registrazioni era affascinante, facendogli sentire come un partecipante anziché un osservatore.
Per quanto riguarda i momenti salienti in termini di design sonoro, Nick ha citato l’episodio due, in particolare la scena all’interno del camino. Questa scena è stata impegnativa poiché doveva essere astratta, disorientante e fedele all’esperienza della famiglia, pur rimanendo collegata alla casa e all’autenticità delle registrazioni. Ci sono stati anche momenti di creatività nella creazione di ambienti sonori spaziali, sfruttando il formato Dolby Atmos.
La collaborazione all’interno del team di produzione, in particolare con il regista Jerry, è stata cruciale. Jerry credeva nel potere del suono e ha lavorato a stretto contatto con Nick per creare l’audio in una fase molto precoce del processo. L’audio è stato poi utilizzato come base per le riprese del film, garantendo che le sequenze fossero allineate al design sonoro. Nick ha menzionato la visita al set della casa ricostruita sul luogo per acquisire una migliore comprensione dell’ambiente. Ha sottolineato che il film ha svelato alcuni aspetti della storia, mentre presentava fatti intriganti e complessi.
In chiusura, Nick ha ringraziato l’intervistatrice e ha riconosciuto l’impatto psicologico e coinvolgente della serie, il che le ha richiesto del tempo per riprendersi, indicando il successo del design sonoro nel creare un’esperienza intensa e credibile per gli spettatori.
La serie “The Enfield Poltergeist” è disponibile per la visione su Apple TV+.