Dario Moccia’s Monsters: intervista a Dario Moccia

Dopo aver lavorato a Primo Impatto e Flashback, Dario Moccia ha deciso di proporre un progetto ambizioso con Panini, e che sta già raccogliendo ottimi frutti: stiamo parlando di Dario Moccia’s Monsters, una raccolta di trading card collezionabili, che omaggia in parte gli anni Novanta e Monster in My Pocket, ma dall’altro lato si allinea con le tendenze attuali del mercato. Abbiamo intervistato Dario Moccia sul suo Monsters! Ecco cosa ci ha raccontato.

Com’è nata l’idea di Monsters?

Io faccio progetti editoriali su roba che non c’è sul mercato, e di cui sento la necessità. Cerco di trattare questi progetti anche per il grande pubblico, e questo in particolare s’ispira a quando collezionavo i Monster in My pocket, erano pupazzetti di gomma monocromatici con una carta allegata. Le carte non erano granché, ma i pupazzetti andavano per la maggiore negli anni Novanta. Io mi affascinai ai pupazzetti ed alle carte collezionabili. I pupazzetti però hanno bisogno di investimenti molto grandi, e perciò ho pensato di fare solo le carte dei mostri. Inizialmente il progetto si chiamava Folklore, però non era adatto, perché si adattava solo ad una parte dei personaggi che volevo proporre. Volevo inserire mostri di tutti i tipi, così ho dato il nome Monsters, e ci ho messo dentro anche la citazione di Monster in my Pocket. Sono andato a cercare informazioni sui mostri di tutto il mondo, e poi ho fatto una lista di mostri a cui hanno lavorato 45 artisti.

Qual era l’effetto che volevi creare nel pubblico con Monsters?

Le carte stanno andando molto bene, e non mi aspettavo un risultato così positivo. I vecchi progetti erano legati a Twitch, e non pensavo che questo, che non aveva quel tipo di supporto, sarebbe andato così bene. Le carte di Monsters! stanno andando molto meglio dei miei vecchi set. Le persone si fidano della mia direzione artistica. Mi aiuta essere un personaggio web, però le persone si fidano di come sto lavorando.

Questo prodotto ha unito la tua passione per il collezionismo con quella per il disegno. Si tratta del primo progetto che riesce a unire tutti i tuoi interessi?

Direi di sì, però si tratta anche del primo progetto che non ha a che fare con la mia faccia, ma con il mio nome dietro.

Secondo te il mondo del collezionismo di carte, ed in generale del collezionismo, ha un futuro, magari diverso da quello del boom del periodo post-Covid?

Quei picchi non verranno più raggiunti, ed è meglio così, perché c’era stata troppa speculazione. Direi però che si tratta di un mercato che è al suo massimo, e le cose possono andare anche meglio. Ci sono però delle cose che in Italia non vengono ancora recepite molto: quando ho introdotto il concetto di Parallel in Monsters ho dovuto rispondere sempre alle stesse domande, perché è una cosa molto americana. Ci sono ancora delle lacune, e io vorrei compensarle, in un certo senso.

Da sempre hai cercato di unire passione, divulgazione ed editoria.  Stai già maturando qualche nuova idea editoriale?

Con Panini siamo in contatto continuamente, e vogliamo andare avanti insieme, forse in maniera un po’ diversa. Ne parleremo nei prossimi giorni, e ho voglia di fare qualcosa ancora sulle carte. Ho un’idea che vorrebbe alzare l’asticella ancora un po’.

Ti stimola ancora molto fare il content creator?

Io sono una persona che se è annoiata da qualcosa smette, perciò se continuo a fare live è perché mi diverte e stimola. Non voglio chiudermi però su Twitch giorno e notte.

Il mercato del fumetto ti sembra che goda di buona salute?

Un po’ e un po’, vengono pubblicati tanti titoli, però c’è tanta quantità e poco pregio. Libri italiani imperdibili però bisogna cercarli, rispetto a qualche altro mercato. Di sicuro si sta meglio di qualche anno fa.

Cosa ne pensi di un certo tipo di collezionismo adattato al fumetto, con formule simili a quelli delle carte collezionabili, come le blind pack?

A me non piace tutto questo, un conto sono le carte e un conto è il fumetto. La variant da cercare non mi piace molto.

Che stato di salute vedi all’interno della comunità nerd?

Questa passione non è mai stata attenzionata così tanto come oggi, e questo enorme pubblico ha portato a ghettizzarsi quelli che c’erano prima. Bisognerebbe evitare questo fenomeno, perché è bello che ci siano nuovi appassionati.

Essere nerd può aiutare a creare un mondo migliore?

Questo non lo so (ride ndr). Di sicuro crea amicizia, legami, passioni. Gli hobby sono questo, non aiutano a vivere ma ti fanno vivere meglio.

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