Ganimede: la luna più grande di Giove presenta tracce di sali minerali e composti organici

La scoperta di tracce di sali minerali e composti organici su Ganimede, la luna più grande di Giove, grazie allo strumento italiano Jiram installato a bordo della sonda Juno della NASA è una scoperta eccezionale che rivela nuovi dettagli sulla composizione e la storia di questa affascinante luna ghiacciata.

Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Astronomy, è stata guidata da un team dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e potrebbe aprire la porta a nuove considerazioni sulla possibilità di vita extraterrestre.

La luna più grande del Sistema Solare

Ganimede, con un diametro di circa 5.268 chilometri, è la luna più grande del Sistema Solare ed è nota per la sua crosta ghiacciata. La sua superficie è stata studiata da diverse missioni spaziali nel corso degli anni, ma lo strumento Jiram a bordo della sonda Juno ha fornito una nuova prospettiva grazie alla sua capacità di rilevare informazioni in infrarosso con una risoluzione spaziale senza precedenti, di meno di un chilometro per pixel.

I dati infrarossi raccolti da Jiram durante un sorvolo ravvicinato il 7 giugno 2021 hanno rivelato la presenza di sali cloruri, potenziali sali carbonati (inclusi quelli ammoniati) e composti organici come aldeidi alifatiche sulla superficie di Ganimede. Questa scoperta è particolarmente significativa poiché suggerisce un passato in cui Ganimede potrebbe essere stato abitabile. Ma cosa significano esattamente questi sali minerali e composti organici e come sono stati rilevati?

I sali minerali sono composti chimici formati da cationi e anioni, e la presenza di sali cloruri e carbonati può essere un indicatore di processi geochimici o geologici che hanno avuto luogo sulla luna. Questi sali potrebbero essere il risultato di interazioni tra l’acqua liquida e il mantello roccioso di Ganimede. La scoperta di varianti ammoniate dei sali carbonati è particolarmente interessante, poiché potrebbe suggerire la presenza di ammoniaca o altre sostanze chimiche che hanno contribuito alla formazione di questi sali.

I composti organici come le aldeidi alifatiche sono costituiti da atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno e sono spesso associati a processi biologici o chimici. La presenza di composti organici su Ganimede potrebbe indicare che in passato c’è stata un’attività biologica o chimica che ha prodotto questi composti, sebbene non sia possibile affermare con certezza se ciò sia dovuto a processi biologici o a reazioni chimiche non biologiche.

Cosa emerge dallo studio di Ganimede

Il fatto che i composti organici siano stati rilevati insieme a sali minerali suggerisce che Ganimede ha avuto una storia complessa. L’acqua liquida nel sottosuolo potrebbe essere emersa occasionalmente fino alla superficie, portando con sé tracce dei suoi componenti chimici. Questi processi possono essere stati influenzati da fattori endogeni, legati alla composizione del liquido sotterraneo, e da fattori esogeni, dovuti a alterazioni spaziali.

La crosta spessa di Ganimede complica lo studio della composizione superficiale, poiché ciò che vediamo in superficie potrebbe non riflettere completamente la composizione interna e profonda. Questa scoperta solleva quindi nuove domande sulla storia geologica e chimica di Ganimede e sulla possibilità di una sua abitabilità passata o presente.

La sonda Juice dell’Agenzia Spaziale Europea, lanciata il 14 aprile, potrebbe fornire ulteriori informazioni sulla composizione di Ganimede e sui suoi misteri. Juice è progettata per studiare le lune di Giove, compresa Ganimede, e le sue misure potrebbero contribuire a gettare ulteriore luce sulla complessità di questa luna ghiacciata.

Il ritrovamento di sali minerali e composti organici su Ganimede grazie allo strumento italiano Jiram è un risultato straordinario che offre un’ulteriore comprensione della composizione e dell’evoluzione di questa luna ghiacciata. Questa scoperta solleva importanti domande sulla possibilità di vita o di abitabilità passata su Ganimede e sottolinea l’importanza della continua esplorazione del Sistema Solare per svelare i suoi segreti più profondi.

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