Che bellissimo debutto quello di Celine Song! Un artista incredibile, che dopo esser stata drammaturga di un’opera teatrale off-Broadway che immaginava un futuro ispirato al suo presente, ha reimmaginato Il gabbiano di Cechov per il New York Theatre Workshop attraverso una mod di The Sims 4. Si chiama The Seagull on The Sims 4 e se volete darci un’occhiata c’è un video sul canale YouTube di American Theatre Wing (lo trovate qui). Quello che lega questi suoi lavori tra di loro è anche ciò che li collega a quello di cui stiamo per parlare: rimanere attaccati al reale e al proprio vissuto, conservarne le emozioni che lo hanno accompagnato, permette di viaggiare attraverso i mondi più disparati.
Nella recensione di Past Lives, in sala dal 14 febbraio 2023 con Lucky Red, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival per poi passare in concorso alla Berlinale 73 e arrivato da noi alla 18esima Festa del Cinema di Roma, sezione Best Of, vi parliamo di film che è già cult, perché ha in sé uno dei punti fondamentali del cult, dal momento che assomiglia a tanti altri film, a tanti altri immaginari e a tante altre storie raccontate sullo schermo, ma ha la capacità di essere nuova, dall’inizio alla fine, e, soprattutto, di risultarci familiare.
Quello che lega questi suoi lavori tra di loro è anche ciò che li collega a quello di cui stiamo per parlare: rimanere attaccati al reale e al proprio vissuto, conservarne le emozioni che lo hanno accompagnato, permette di viaggiare attraverso i mondi più disparati.
Una delle chiavi, come anticipato, è partire dalla realtà, perché quella che Song racconta nella pellicola è una grande fetta del suo vissuto. Lei, come la protagonista interpretata dalla perfetta Greta Lee nasce in Corea del Sud per poi trasferirsi in Canada con la famiglia, padre regista e mamma artista, all’età di 12 anni per poi trasferirsi a New York, dove frequenta la Columbia University e dove ora vive e lavora insieme al marito scrittore. Se fate i conti nel film ci sono tutti questi aspetti tranne l’amico d’infanzia, che quindi per noi può avere solo il volto di Teo Yoo, attore in rampa di lancio che l’anno scorso era a Cannes con lo splendido Decision to Leave di Park Chan-wook.
Na e Nora
Na Young (Lee) e Hae Sung (Yoo) sono la più classica coppia di compagni di classe con un’affinità in più. Si capiscono, si trovano, si stuzzicano, prendono le misure con le loro emozioni attraverso il confronto reciproco. In una parola: “crescono”, insieme, sempre insieme, fino a quando non è più possibile. La famiglia della bambina decide di trasferirsi dalla Corea del Sud al Canada e quindi cambiare vita e quindi cambiare nome. Un’operazione quasi violenta che Na accetta con entusiasmo, nascondendo le lacrime dietro la fantasia di vincere il premio Nobel, anche se molto indecisa sul nome da prendere, provando addirittura a rubarlo alla sorellina.
Nell’altro emisfero Na diventa Nora, una giovane scrittrice emancipata che vive lontano dalla sua famiglia, in una grande città come New York, impegnata a realizzarsi attraverso una giungla lavorativa in cui cerca un compagno, un alleato, prima di tutto in se stessa e nella sua capacità e, magari, un giorno, in qualcun altro. Magari un altro scrittore (John Magaro).
Una parte di lei è però anche Na, una parte che la ragazza pensava fosse minoritaria e che invece si ingrandisce all’improvviso quando nella sua vita torna Hae, l’amichetto d’infanzia, che invece è rimasto nel loro Paese natale. Appena i due si vedono, attraverso Skype, quei bambini tornano a capirsi, trovarsi e stuzzicarsi. Una danza infinta in cui esistono solo loro due.
Na Young e Hae Sung sono la più classica coppia di compagni di classe con un’affinità in più.
Nel mentre però accade che la vita scorre e richiama ai propri doveri e alla proprie ambizioni. La stessa vita che li ha divisi tempo prima e che ora li vede lontani chilometri e chilometri l’uno dall’altra, entrambi presi a portare avanti i propri progetti, secondo le loro prospettive e le loro idee. Classico.
Uno dei due (lei) decide di allontanarsi di nuovo, chiudere per il bene di tutti e pensare, almeno fino a quando la vita, sempre lei, darà loro modo di incontrarsi d nuovo.
Non si vive mai una volta sola
Nella teoria junghiana esiste un passaggio che teorizza come la vita non sia altro che una continua elaborazione del lutto. Questo perché ogni sua stagione interessa una determinata versione di noi stessi, che poi muore per far posto a quella successiva, ciò implicherebbe che ogni vita ne comprende altre e che la stessa cosa valga anche per noi che la, anzi “le”, viviamo. Past Lives segue questa bellissima intuizione, confutandone una parte. Quella versione di noi che ha vissuto una delle nostre vite in realtà non muore mai.
Qui si innesta il bellissimo discorso sulla continua lotta tra caso, destino e libero arbitrio, che utilizza l’amore come sentimento in grado di trascendere questi tre elementi e di fregarsene dell’esito della diatriba in quanto forza relazionale che attraversa tutta la nostra esistenza e tutte le esistenze che abbiamo vissuto e che vivremo nel futuro. La pellicola di Song dedica un passaggio proprio alla spiegazione procedurale di questa visione, reinventandola con una poesia che permea poi tutto il film.
Quella versione di noi che ha vissuto una delle nostre vite in realtà non muore mai.
Noi siamo tante versioni di noi stessi, noi viviamo tante vite, al punto che possiamo provare nostalgia anche per versioni e vite che non abbiamo mai vissuto o che non vivremo mai. Possiamo intravederle, possiamo amarle e odiarle dal momento che esse ci accompagneranno sempre, oltre le distanze e i volti che si cono capitati e che abbiamo scelto.
Past Lives racconta qualcosa che ci riguarda tutti, utilizzando il mezzo cinematografico così bene da permettere allo spettatore di entrare dentro la meccanizzazione della fantasia stessa. La struttura in sé è pensata come un viaggio attraverso le diverse esistenze dei protagonisti e restituisce con una verità spiazzante come si percepisce il mondo quando si è innamorati di un amore che non si può vivere. Questo gli evita il rischio di essere un film sulle sliding doors e, contemporaneamente, lo fa essere un ode alla potenza del cinema stesso. Fa tutto questo talmente bene che dopo la visione non può non venire il dubbio che esista anche un amico d’infanzia nella vita di Song.
Past Lives arriverà nelle sale il 14 febbraio 2023 con Lucky Red.
Past Lives è la bellissima opera prima di Celine Song, firmata A24, presentata in anteprima mondiale al Sundance Festival per poi passare in concorso alla Berlinale 73 e da noi per la prima volta alla 18esima Festa del Cinema di Roma. Un film esaltante, che la grande capacità di essere tanti immaginari e tanti precedenti e di saper parlare delle vite di tutti pur essendo qualcosa di incredibilmente nuovo. Una pellicola esaltante che parte dalla realtà e utilizza l'amore come mezzo per elevare la potenza stessa del cinema, rendendolo macchinario in grado di viaggiare attraverso le vite che viviamo e le persone che siamo nell'arco della nostra esistenza.
- La costruzione dell'intreccio.
- Le prove dei tre attori protagonisti, tutte splendide.
- Il lavoro di fotografia sui luoghi e la capacità del film di farli lavorare insieme.
- L'esaltazione della potenza del mezzo cinematografico.
- Il fulcro di realtà che permea tutto il film.
- E una tipologia di film molto specifica, che pretende dallo spettatore una volontà di sintonizzarsi.