La celiachia è una condizione autoimmune in cui alcune proteine presenti nel glutine provocano una reazione immunitaria dannosa per l’organismo, in particolare per i villi intestinali, essenziali per l’assorbimento dei nutrienti. Attualmente, la diagnosi definitiva di celiachia richiede una biopsia intestinale, un esame endoscopico che prevede il prelievo di piccoli campioni di tessuto per verificare lo stato dei villi. Tuttavia, uno studio condotto dall’Università di Salerno suggerisce che una concentrazione molto elevata di un tipo specifico di proteina nel sangue, gli anticorpi anti-transglutaminasi tissutale, potrebbe essere un indicatore diagnostico affidabile per la celiachia, potenzialmente rendendo obsolete le procedure invasive di biopsia.
Gli anticorpi anti-transglutaminasi tissutale favoriscono la trasformazione di una proteina presente nella mucosa dell’intestino tenue, attirando l’attenzione del sistema immunitario e scatenando una risposta infiammatoria. La presenza di questi anticorpi nel sangue è già oggi considerata un forte sospetto di celiachia. Tuttavia, per confermare la diagnosi, viene ancora generalmente richiesta una biopsia della mucosa duodenale.
Nello studio dell’Università di Salerno, un gruppo di 436 partecipanti tra i 18 e i 40 anni è stato suddiviso in tre gruppi: il primo con sintomi classici della celiachia, il secondo con sintomi anomali e il terzo con sospetto di malattia celiaca basato sulla storia familiare. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad esami endoscopici e a prelievi del sangue.
Tra i 363 partecipanti con elevate concentrazioni di anticorpi anti-transglutaminasi tissutale nel sangue, 341 avevano anche una biopsia positiva, confermando la diagnosi di celiachia. Gli altri 22 avevano esami istologici negativi. Concentrazioni di questi anticorpi superiori a 5, 10 o 15 volte la norma sembravano essere indicatori affidabili di celiachia. Gli anticorpi che superavano il limite soglia di 10 volte la norma potrebbero essere considerati un valido indicatore per una diagnosi definitiva anche in assenza di esami endoscopici.
Questi risultati aprono la strada a una diagnosi più semplice e meno invasiva per la celiachia, offrendo speranza a coloro che potrebbero evitare procedure dolorose e invasive per confermare la loro condizione. Tuttavia, ulteriori ricerche e validazioni sono necessarie prima che questa metodologia possa essere ampiamente adottata nella pratica clinica.