Nel contesto archeologico-scientifico, Pompei è un sito straordinario. La città romana sepolta sotto ceneri e lapilli dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. è diventata un tesoro di scoperte storiche. Tuttavia, una delle domande più affascinanti riguarda le circostanze della morte dei suoi abitanti. Per molto tempo, la teoria prevalente era che le persone fossero morte per asfissia a causa delle nubi di gas tossici e delle ceneri vulcaniche. Tuttavia, le indagini recenti, basate sull’analisi ai raggi x dei resti umani e dei celebri calchi delle vittime, suggeriscono una spiegazione diversa: l’asfissia causata dalla contaminazione dell’aria.
Le teorie a confronto
Quando il Vesuvio eruttò, i corpi delle vittime furono seppelliti sotto uno strato di cenere surriscaldata, che poi si raffreddò e si indurì. Questa cenere catturò le forme dei corpi, permettendo agli archeologi di creare i famosi calchi in gesso. Ma la causa esatta della morte è stata a lungo dibattuta. L’asfissia, o mancanza di ossigeno, era la spiegazione originale. Tuttavia, nel corso del tempo, la teoria si è spostata verso la morte istantanea causata dalla nube piroclastica, un’onda di calore e detriti vulcanici che avvolse la città. Ora, grazie all’analisi più approfondita dei calchi e dei resti umani, gli scienziati ritornano all’ipotesi dell’asfissia.
La ricerca suggerisce che ci siano stati due eventi mortali distinti
Dopo l’eruzione iniziale, molti furono sepolti sotto la cenere, e la mancanza di ossigeno iniziò a ucciderli lentamente mentre cercavano di respirare l’aria contaminata. Alcuni, però, sopravvissero abbastanza a lungo da cercare di fuggire dalla città. Nonostante l’aria non fosse troppo calda per i loro corpi, era troppo contaminata per essere respirata, portando alla loro asfissia mentre cercavano di scappare. Queste nuove scoperte illustrano il terrore e l’agonia che gli abitanti di Pompei devono aver vissuto. L’analisi scientifica continua a svelare i segreti sepolti sotto le ceneri dell’antica città.