Nel corso di oltre 100 anni di osservazioni naturalistiche, gli studiosi hanno svelato un intrigante modello universale che definisce quanti esemplari di una specie sono comuni, rari o intermedi. Questo studio, condotto da un team di ricercatori provenienti dal Centro tedesco per la ricerca integrata sulla biodiversità (iDiv), dalla Martin Luther University Halle-Wittenberg (MLU) e dall’Università della Florida (UF), ha impiegato un miliardo di osservazioni di specie in natura dal 1900 al 2019. Il risultato è un’illuminante finestra sulla distribuzione globale della vita sulla Terra. L’eterna domanda di Charles Darwin sul perché alcune specie abbiano un ampio areale e siano abbondanti, mentre altre siano rare e localizzate, ha alimentato la ricerca ecologica per oltre un secolo. In particolare, il dibattito si è concentrato sulla cosiddetta distribuzione globale dell’abbondanza delle specie (gSAD), ovvero quanto siano comuni o rare le diverse specie che popolano il nostro pianeta. Nel corso degli anni, due teorie principali si sono scontrate: il modello log-series, secondo il quale la maggior parte delle specie è estremamente rara, e il modello log-normal, che suggerisce che la maggior parte delle specie ha un livello intermedio di abbondanza. Fino ad ora, non si sapeva quale di questi modelli fosse il più accurato. “Se non si dispone di dati sufficienti, sembra che la maggior parte delle specie sia molto rara“, afferma uno degli autori, il professor Henrique Pereira, responsabile del gruppo di ricerca presso l’iDiv e l’MLU. “Ma aggiungendo sempre più osservazioni, il quadro cambia. Si inizia a vedere che ci sono, in effetti, più specie rare che specie molto rare.”

Quante specie esistono?

Questo studio ha fatto affidamento sui dati del Global Biodiversity Information Facility (GBIF), raccogliendo un vastissimo campione di informazioni raccolte da scienziati e appassionati di tutto il mondo. Questi dati hanno permesso di creare distribuzioni globali dell’abbondanza delle specie per 39 gruppi di specie diverse, dalla fauna agli insetti. L’analisi ha rivelato un modello potenzialmente universale: la maggior parte delle specie è rara ma non rarissima, mentre solo poche specie sono estremamente comuni. Ciò conferma il modello log-normale proposto da F. W. Preston diversi decenni fa. Ciò consente di rispondere a un’altra annosa questione di ricerca: Quante specie esistono? Lo studio rileva che mentre per alcuni gruppi, come gli uccelli, sono state identificate quasi tutte le specie, non è così per altri taxa come gli insetti e i cefalopodi.

Queste scoperte aprono nuovi orizzonti per gli scienziati e la comprensione della vita sulla Terra. Questo è un passo avanti nella comprensione dell’ecologia del nostro pianeta e delle dinamiche evolutive che guidano la comunanza e la rarità delle specie. Tuttavia, mentre la scienza fa progressi, l’impatto umano sulla biodiversità della Terra continua a crescere. L’alterazione degli ecosistemi da parte dell’uomo complica il compito degli studiosi, che devono ora non solo indagare sulle dinamiche naturali ma anche sull’impatto delle attività umane su queste distribuzioni. In questo contesto, la domanda di Darwin sulle specie comuni e rare rimane una sfida affascinante, con molta strada ancora da percorrere prima di una risposta definitiva.